sabato 28 agosto 2021

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DONNA MASSACRATA DA IMMIGRATO A MAZZATE: “E’ STATO UN ATTO BRUTALE” – VIDEO

AGOSTO 28, 2021












Sono ancora scossi i testimoni dell’aggressione messa in atto da un uomo alla sua compagna, entrambi stranieri, avvenuta venerdì sera a Fiume Veneto.


Giovanna Bomben è stata tra le prime, assieme a una coppia e a un altro cittadino, a prestare soccorso alla ragazza. «Non avevo mai visto niente del genere, non credevo che una cosa simile potesse accadere a Fiume Veneto – racconta –. Tutto è iniziato vicino a Casa Facca: la ragazza era sconvolta, ci siamo proposti di portarla a casa, le abbiamo chiesto se volesse dei soldi per tornare in Romania, decisione contro la quale lui si opponeva, da quello che abbiamo capito. Poi è arrivato l’aggressore: aveva una mazza da baseball, ha cercato di prenderla, fino a quando ci è riuscito e, mentre lei era terra, continuava a malmenarla e a tirarle i capelli. Da donna, vedere una scena simile mi ha spezzato il cuore. Ha minacciato tutti noi, dicendoci di sapere chi siamo e dove abitiamo. Fortunatamente la giovane è riuscita a scappare. Sono ancora sconvolta, stanotte ho fatto fatica a dormire».

La giovane aggredita ha raggiunto il centro del paese dove, con l’aiuto di alcuni ragazzi, ha trovato rifugio in un locale: questo il racconto del titolare. «Aveva un bernoccolo sulla testa, era agitata, era stata presa a pugni – riferisce l’esercente –. Sono stati attimi di grande concitazione. L’abbiamo nascosta all’interno della nostra attività, lui era incontenibile: minacciava chiunque. A bordo della sua auto ha anche imboccato una pista ciclabile e per poco non investiva un ragazzino. Sono quindi arrivati i carabinieri, almeno due pattuglie, e sono riusciti a tranquillizzarlo. Non conoscevo né lei né lui, non li avevo mai visti in giro. Da quello che so, la ragazza aveva già il biglietto per tornare nel suo paese».

La titolare di un altro locale del centro, mentre era impegnata nelle pulizie, ha visto quanto stava accadendo. «Saranno state circa le 22 – osserva –, noi abitualmente chiudiamo alle 21.30. Ho sentito una gran confusione, c’erano diverse macchine dei carabinieri. Pugni, botte, urla: un putiferio. A quanto pare, lei voleva tornare a casa e lui non era d’accordo».

 


















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