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IL SUO STUPRATORE NON PUÒ ESSERE ESPULSO E LA VA A TROVARE DI NUOVO: “ORA TI STUPRO”
AGOSTO 29, 2021
«Servono pene certe. Mi sono trovata due volte faccia a faccia con il mio aggressore a distanza di due settimane: se dopo la prima fosse stato assicurato alla giustizia, non sarebbe tornato per legarmi e imbavagliarmi in negozio. E non sarebbe volato addosso alla commessa di via Emilia Est l’altro giorno».
Sono trascorsi quasi due anni da quando la giovane commessa della Profumeria Vaccari di largo Garibaldi ha subito i due agguati, ma i suoi occhi chiari si sgranano ancora mentre ricorda ogni dettaglio di quell’episodio ed è sconcertata nel vedere come fosse libero, mentre lei lo credeva morto. L’aggressore nigeriano che si trovò di fronte, nel dicembre 2019, venne accusato di rapina e tentata violenza, ed è lo stesso 37enne che ha tentato di strappare i vestiti alla commessa dell’Onze Point di via Emilia Est, dopo averla scaraventata a terra.
Che effetto le ha fatto sapere che il suo aggressore era in libertà e ha colpito ancora?
«Sono rimasta sconcertata: mi avevano detto che era deceduto a causa di problemi di salute. In seguito alla rivolta del Sant’Anna, nel marzo 2020, era stato trasferito a Trento, poi ero venuta a sapere della sua morte».
Cosa ricorda di quei due episodi terribili?
«È stata una vicenda terribile. La prima volta, a inizio dicembre 2019, l’intento di quel balordo era quello di rubare e basta, così scappò. La seconda aveva intenzione di violentarmi e ha detto: “Ti stupro”. Ho capito le sue intenzioni anche dai suoi gesti, ma non è riuscito a farmi niente. Però, mi ha legata nello sgabuzzino. Ha tagliato con il coltello la mia sciarpa per legarmi i polsi, per poi bendarmi gli occhi e imbavagliarmi. Si vedeva che era fatto e gli servivano i soldi della rapina per comprare gli stupefacenti, evidentemente».
In quel momento cosa ha deciso di fare?
«Ho cercato di mantenere la calma e sono stata ferma, per non provocarlo. Ogni reazione avrebbe potuto fare la differenza. Mi ero liberata subito dalla sciarpa con cui mi aveva legata, ma ho ritenuto più prudente stare ferma. Lui mi diceva: “Resta qui che deve arrivare un mio amico”. Quindi ho pensato a un complice».
Chi l’ha salvata da quell’incubo?
«Mentre ero nello sgabuzzino, un cliente ha suonato il campanello. Lui si è spaventato ed è scappato. E per me è finita l’angoscia. Una settimana dopo lo hanno preso, proprio in largo Garibaldi, a due passi dal negozio…».
I ponti aerei li fanno solo in ingresso. Fottuti bastardi.
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