I centri di culto musulmani, infatti, si sono moltiplicati sul nostro territorio: soltanto il Qatar, attraverso la Qatar Charity Foundation, fra il 2013 e il 2016 ne ha finanziati 43 con un investimento di 25 milioni di euro. Due milioni e mezzo per piantare le tende in mezza Sicilia (Catania, Palermo, Modica, Barcellona Pozzo di Gotto, Mazara del Vallo, Donnafugata, Scicli, Vittoria). Ottocentomila euro per finanziare la maximoschea di Ravenna, quella specializzata nella produzione di foreign fighters per la Siria o l’Iraq. E altri soldi per Colle Val d’Elsa, Piacenza, Vicenza, Saronno e nel resto d’Italia, dove i pulpiti del Corano sono nati come funghi fino a raggiungere (ultimo censimento disponibile) quota 1251. Dopo il terremoto in Emilia del 2012, per esempio, sapete qual è stato il primo luogo di culto a riaprire nelle zone colpite dal sisma? La moschea di Mirandola. Proprio con i soldi del Qatar. Prima che i cristiani si muovessero per recuperare le loro chiese, gli islamici avevano già in tasca mezzo milione di euro. E hanno finito i lavori in un amen (se si può ancora dire amen).
Quattro milioni sull’unghia sono arrivati invece dal Qatar per comprare l’ex mobilificio Gaggioli, in piazza delle Camelie a Roma, che dovrebbe diventare la nuova sede della seconda moschea più grande della capitale, quella di Centocelle, a tutt’oggi ficcata in un garage non proprio confortevole e di tanto in tanto anche chiuso per ragioni di sicurezza. Negli ultimi tempi, però, pare che i rubinetti d’oro del Qatar si siano un po’ chiusi per le moschee italiane.
L’uomo che finanzia le moschee è un principe del Qatar. Hamad Bin Nasser Bin Jassim Al Thani, potentissimo e ricchissimo, è al vertice di Qatar Charity, la famigerata organizzazione che finanzia il terrorismo islamico, ISIS compresa.
Ufficialmente «impegnata attivamente nel preservare la cultura islamica attraverso la costruzione di moschee e l’insegnamento del Corano». Islamizzando l’Italia e l’Europa.
In Emilia Romagna ha donato allo scopo milioni di euro. Ravenna, Mirandola, Piacenza, Ferrara, Argenta: queste sono le tappe conosciute delle elargizioni. Il collettore dei finanziamenti di solito è l’Ucoii, il braccio in Italia dei Fratelli musulmani. Tra gli aiuti più impegnativi quello arrivato a Ravenna, 800mila euro, la seconda d’Italia per grandezza dopo Roma.
Il giorno dopo, il principe era a Mirandola, eccolo elegantissimo in abiti occidentali mentre taglia il nastro della nuova casoa per la preghiera dei musulmani, rinata dalle macerie del terremoto 2012.
«Ringrazio tutti coloro che hanno contribuito alla nascita del nostro centro, un valore aggiunto per la città», il discorso dello sceicco, che in quei giorni di tour italiano ha inaugurato ben cinque moschee in giro per il Paese. Nel cratere emiliano però è scoppiata subito una coda polemica. Anche perché qualcuno ha fatto notare: le chiese cattoliche sono sempre lì, in attesa di tornare alla vita di prima.
La mano islamizzatrice della Qatar Charity è arrivata anche a Ferrara e Argenta, in città 100mila euro, fanno sapere dalla comunità.
Questa notizia deve avere ingolosito Bergoglio: Bergamo, cristiani si ‘barricano’ in chiesa: “Non diventerà moschea” Così ora, con la scusa dei ‘poveri’, ecco l’idea. Invece di vendere le case, che servono ad ospitare gli immigrati che importano con i famigerati corridoi umanitari: Ecco l’idea di smobilitare e vendere le chiese.
In Italia già tre le chiese trasformate in moschea. Almeno questi sono i numeri ufficiali e non comprendono quelle sconsacrate e magari trasformate poi in luoghi di culto islamici.
La prima alla fine degli anni ’90: la chiesa di San Paolino dei giardinieri, a Palermo, al posto del Credo si recita la Shahādah. È questa, infatti, la prima chiesa d’Italia ad essere stata sconsacrata ed adibita a luogo di culto per la comunità musulmana. L’altare ad orientem dell’edificio eretto nel tardo cinquecento è stato rimosso per lasciare spazio ai tappeti dei fedeli tunisini che ormai da quasi vent’anni si inginocchiano in quella stessa direzione, ma per pregare verso la Mecca.
Immaginatevi, alle prossime elezioni, un partito islamico che può contare su un bacino elettorale di circa il 15 per cento. In pratica, nessun governo potrebbe nascere senza il consenso politico degli islamici. Questo è lo scenario previsto nei prossimi anni in Italia, dall’analisi demografica del noto istituto di ricerca americano Pew Research Center:
Nel 2015, sempre in Sicilia, a traslocare per ospitare una nuova moschea è stata la comunità evangelica di Agrigento.
A nord, l’associazione islamica Nuova Generazione di Lunetta, Mantova ha acquistato i locali attigui all’attuale sede, che ospitavano una piccola chiesetta cristiana: «Saranno locali polifunzionali dove ospiteremo i bambini e dove terremo attività varie, tra cui anche la preghiera» afferma Hammadi Ben Mansour, incaricato dal presidente dell’associazione, attualmente in Marocco, di illustrare pubblicamente quello che è un nuovo passo nell’islamizzazione del territorio, con l’ampliamento dell’ennesima moschea abusiva.
«Non è una moschea» millanta Ben Mansour, sapendo che non può ufficialmente esserlo perché in violazione della legge, ma lo è. E sarà moschea ‘legale’ perché si avvarrà di un cavillo.
Infatti i locali erano già luogo di culto, lì c’era una piccola chiesa cristiana evangelica. Così, comprandoli, per la prima volta a Mantova, ma non solo, un’associazione islamica si trova in un posto da poter trasformare in moschea ‘legalmente’ perché “luogo di preghiera urbanisticamente in regola”. Poco importa che sia un simbolo, osceno di islamizzazione peggiore di un garage trasformato in moschea abusiva.
Immaginate cosa accadrà, se davvero diverranno il 14 per cento della popolazione. Un futuro distopico. Ci stanno occupando. Pezzo di territorio dopo pezzo di territorio. Devono essere fermati.
E la guerra in inizia dalla culla. Anzi, inizia dai ricongiungimenti familiari. Vanno abrogati. Prima che l’Italia diventi come la Francia. E che sia troppo tardi.
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