GLI INVASATI DEL CORONAVIRUS: “COLPA DEL RAZZISMO VERSO I CINESI”
Ci sono invasati in giro.
A passeggio per via Paolo Sarpi, zona occupata dai cinesi di Milano, una signora di una certa età con un cartello con scritto “Viva la Cina”. “Ieri sono andata in un ristorante cinese a portare la mia solidarietà ed era deserto, vedevo i camerieri quasi in lacrime e – ha spiegato Lorenza – ho sentito il bisogno di fare qualcosa …forza Cina”.
Presto avremo invasati in giro con cartelli “Viva il Coronavirus”.
Gli italiani stanno iniziando a familiarizzare con uno dei tanti termini che la neolingua politicamente corretta vomita ormai a ritmo costante: sinofobia. Il concetto indica la paura e la discriminazione dei cinesi. Alcuni quotidiani hanno addirittura passato in rassegna i diversi casi di questo fenomeno odioso. Casi che, ovviamente, si sono moltiplicati via via che il Coronavirus si è pericolosamente diffuso ed è quindi cresciuta la preoccupazione per il contagio. Insomma, anche in questo caso la colpa della diffusione del panico non è da addebitarsi – per dirne una – a scarsi e insufficienti controlli sanitari. Assolutamente no: la colpa è, come sempre, del razzismo degli italiani e degli altri popoli occidentali.
A leggere le grida allarmate degli antirazzisti psicotici, infatti, è tutto uno stracciarsi le vesti per i pregiudizi etnici che sarebbero riemersi in maniera preoccupante. E così possiamo vedere Corrado Formigli mangiarsi in diretta un involtino primavera a Piazzapulita, l’ennesima campagna social anti-discriminatoria con tanto di hashtag (#JeNeSuisPasUnVirus) e vette di autentico lirismo buonista come questa: «Il fatto che la sinofobia sia esplosa a ridosso della Giornata della memoria per le vittime della Shoah – ha scritto in tutta serietà Maurizio Ambrosini su Avvenire – invita ad alzare la guardia contro le nuove forme di razzismo e pregiudizio etnico». Capito? Se avete paura del Coronavirus, non è perché sussiste il rischio che veniate contagiati, ma solo perché siete degli sporchi sinofobi (e anche un po’ antisemiti).Ma all’appello non poteva mancare anche il direttore del Foglio, Claudio Cerasa, che, sempre su Twitter, ha tuonato: «Il vero virus che la Cina non può curare. Sospesi i viaggi. Starbucks chiude metà negozi. Il virus mette paura. Ma la vera crisi con cui deve fare i conti la Cina riguarda la sfiducia generata dai regimi illiberali. Il vaccino c’è: la globalizzazione». Ah, che bello questo mondo globalizzato in cui possono circolare liberamente le idee, le persone, le merci, i capitali e i virus contagiosi.
Il Foglio, che se non fosse per i milioni di euro regalati in questi anni dai contribuenti italiani sarebbe chiuso. Anzi, non avrebbe mai aperto.
Il Coronavirus dalla Cina è solo uno dei sintomi della malattia. La Globalizzazione.
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