CORONAVIRUS, ASSESSORE PD MANGIA DAI CINESI PER SOLIDARIETÀ
CORONAVIRUS, ASSESSORE PD MANGIA DAI CINESI PER SOLIDARIETÀ
Una masnada di macchiette. Più preoccupati di apparire ‘buoni’ che dell’impatto che può avere il coronavirus sui propri concittadini. Questi ci farebbero morire tutti di peste in nome della oro folle ideologia antirazzista.
Ramen e costine: la psicosi da coronavirus si combatte anche a tavola, in un ristorante cinese a Chinatown, con un pranzo cui hanno preso parte Confcommercio e l’assessora alle attività produttive del Comune di Milano Cristina Tajani. “Sono qui per portare un messaggio di vicinanza e solidarietà alla comunità cinese e di rassicurazione ai cittadini sulla diffusione del rischio” ha detto Tajani, spiegando che l’invito è “a non lasciarsi prendere da preoccupazioni immotivate e irrazionali che penalizzano il tessuto economico di una parte della nostra città: non c’è nessun rischio nel frequentare i ristoranti cinesi e non c’è nessun rischio per i bambini che frequentano scuole in classi miste”. Da parte sua Francesco Wu, consigliere di Confcommercio e referente per l’imprenditoria straniera, a tavola ha raccontato diversi episodi di discriminazione che gli sono stati riferiti, ad esempio da un’amica cui è stato negato di salire su un taxi. “Informare e informarsi va bene, la psicosi no” ha detto Wu.
Beh, Wu, in Italia cosa va bene o no lo decidiamo noi, non il governo. Non siamo in Cina.
Il fatto che Confcommercio abbia un consigliere cinese, con la devastazione portata dai cinesi alle attività italiane, la dice lunga su che cosa siano diventate certe associazioni. Dai sindacati a molte associazioni di categoria assistiamo ad una svendita totale della nostra identità e della difesa che avrebbero dovuto fare di operai e imprenditori italiani.
E dov’era l’assessore Pd quando chiudevano i negozi italiani stritolati dalla concorrenza cinese? Mangiava anche allora gratis in un ristorante cinese?
Tornando al coronavirus, già i ristoranti cinesi non dovrebbero essere frequentati per ovvi motivi, ora ce n’è solo uno in più: i gruppi di cinesi frequentano ovviamente questi locali.
Speriamo gli venga un kanker
Ramen e costine: la psicosi da coronavirus si combatte anche a tavola, in un ristorante cinese a Chinatown, con un pranzo cui hanno preso parte Confcommercio e l’assessora alle attività produttive del Comune di Milano Cristina Tajani. “Sono qui per portare un messaggio di vicinanza e solidarietà alla comunità cinese e di rassicurazione ai cittadini sulla diffusione del rischio” ha detto Tajani, spiegando che l’invito è “a non lasciarsi prendere da preoccupazioni immotivate e irrazionali che penalizzano il tessuto economico di una parte della nostra città: non c’è nessun rischio nel frequentare i ristoranti cinesi e non c’è nessun rischio per i bambini che frequentano scuole in classi miste”. Da parte sua Francesco Wu, consigliere di Confcommercio e referente per l’imprenditoria straniera, a tavola ha raccontato diversi episodi di discriminazione che gli sono stati riferiti, ad esempio da un’amica cui è stato negato di salire su un taxi. “Informare e informarsi va bene, la psicosi no” ha detto Wu.
Speriamo gli venga un kanker