venerdì 31 gennaio 2020

SMASCHERATO FINTO EX-DEPORTATO AD AUSCHWITZ: GIRAVA LE SCUOLE PER GIORNO DELLA MEMORIA







SMASCHERATO FINTO EX-DEPORTATO AD AUSCHWITZ: GIRAVA LE SCUOLE PER GIORNO DELLA MEMORIA




Samuel Artale, 83enne, girava l’Italia testimoniando l’orrore dei campi di sterminio. Ma non c’è mai stato
A quanto pare la vicenda di Artale era nota nella varie comunità ebraiche, ma in questo periodo storico è apparso a molti non conveniente smascherare la vicenda per timore che venisse strumentalizzata.
Da Padova a quella di Venezia, dal Treviso al Vicenza: Artale ha ricevuto inviti a recare la propria testimonianza da decine di scuole del Veneto. Il prossimo appuntamento era fissato per domenica a Meolo, in provincia di Venezia.

L’amministrazione comunale di Cessalto, ultima di una lunga serie, aveva deciso di offrire a 300 studenti la testimonianza di questo signore in occasione del Giorno della Memoria. Artale doveva essere presentato da un messaggio della senatrice non eletta Liliana Segre.
Perché per tutti, lui era uno degli ultimi sopravvissuti del lager di Auschwitz. Negli ultimi 15 anni aveva girato le scuole italiane per raccontare la propria testimonianza agli studenti. Raccontava di essere entrato nel campo quando era “solo un bambino”. La verità che emersa nei giorni scorsi è che si era inventato tutto.
Samuel Gaetano Artale von Belskoj-Levi, 83 anni, è stato “smascherato” dallo storico Gadi Luzzatto Voghera. Voghera, che è direttore del Centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano ha scoperto che: “La storia che Artale racconta con commozione alle scolaresche assetate di testimoni – spiega Luzzatto – non trova riscontro di alcun tipo”.
Artale, che ha sempre raccontato a tutti di essere nato a Rostock, in Germania, da una famiglia ebreo-prussiana, è in realtà “un falsificatore, capace di raccontare una storia che in realtà non ha mai vissuto”. E’ bastata una visura camerale della Camera di Commercio per scoprire che l’uomo in realtà è nato a Laino Borgo, in provincia di Cosenza, il 22 marzo 1937. Un controllo incrociato con gli archivi della città tedesca ha confermato il tutto: “Negli archivi di Rostock non c’è traccia della sua famiglia e gli ebrei di quella città sono stati tutti deportati due anni prima di quel che racconta” – spiega Luzzatto – nei Sonderkommando ad Auschwitz non hanno mai lavorato bambini, come lui sostiene. E lui stesso non è un ebreo tedesco, bensì un anziano signore che risulta nativo di Cosenza. Il libro che ha pubblicato lo scorso anno (Alla vita) è ricco di errori storici”.




Non mi meraviglio, tutti i resoconti ufficiali o per altri versi ritenuti veritieri hanno ben poco a che vedere con la realtà dei fatti.





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