lunedì 27 gennaio 2020

EMILIA ROMAGNA: IL PD FESTEGGIA UNA SCONFITTA POLITICA, DOVE SI È RIDOTTO – MAPPA









EMILIA ROMAGNA: IL PD FESTEGGIA UNA SCONFITTA POLITICA, DOVE SI È RIDOTTO – MAPPA






Il fortino rosso è sotto l’assedio di un mare sovranista. Il fatto che festeggino la ‘vittoria’ in Emilia Romagna è il simbolo più forte di un cambiamento epocale.
IL PD FESTEGGIA PERCHE’ IN EMILIA ROMAGNA E’ PASSATO DA +20 A +3 E IN CALABRIA E’ SCOMPARSO
Politicamente, il voto in Emilia Romagna sancisce la netta avanzata sovranista. Con il Pd ormai arroccato nei dintorni di Bologna. Se fosse stato un voto nazionale, sarebbe stato un trionfo:



La mappa del primo partito per provincia: il centrodestra è avanti nel piacentino, nel ferrarese e sugli appennini, mentre il centrosinistra prende molti consensi nei grandi centri.
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I numeri, spogliati della differenza tra il tipo di elezione, ci dicono che la coalizione Lega-FdI ha gli stessi numeri delle elezioni europee, di più se teniamo conto della differenza tra amministrative ed elezioni nazionali. Un dato incredibile per delle regionali che, soprattutto in una regione come l’Emilia Romagna, mobilitano le clientele e gli interessi che, in una tal regione, sono come una ragnatela.
Infatti, quest’elezione era tra un’idea politica e un partito che è ormai una banca d’affari. In un’elezione amministrativa, la seconda opzione aveva più possibilità di resistere rispetto ad un’elezione politica.

Basti pensare a Bibbiano. Dove nonostante il raddoppio dei voti, quella ragnatela di interessi ha permesso al Pd di vincere nel Comune simbolo della tratta dei bambini. A livello amministrativo è più difficile sconfiggere chi rappresenta il sistema di potere locale: perché troppi ne fanno parte ad ogni livello, e si candidano drenando voti di parenti e clientes. Cosa che a livello di elezioni nazionali non avviene: il -3 di ieri, in elezioni politiche, sarebbe stato probabilmente invertito.
Le provincie di Piacenza, Parma, Ferrara e Rimini sono state ‘liberate’. Resiste quel grumo di interessi e clientele intorno a Bologna. Ma sono già morti che camminano. Questa ‘vittoria’ in un’elezione amministrativa (clientelare) ha solo mascherato l’evidente trend di un crollo che in elezioni politiche sarebbe stato ancora più evidente. In pochi anni:





La dimostrazione, sempre che non siano stati brogli, la dà lo iato tra voto coalizione (differenza di 3 punti) e quello ai candidati (differenza di 8 punti).
Negli ultimi mesi ci sono state 9 elezioni regionali. Tutte in regioni prima governate dal Pd. Sono finite 8 a 1. La situazione:






Ieri l’elezione in Emilia Romagna ha messo in ombra il tracollo del PD in Calabria, dove la coalizione PD è passata dal 60 per cento al 30 per cento e il PD ha dimezzato i voti. Questi, ormai, sono il partito di Bologna e dintorni.
E se ieri si fosse votato a livello nazionale, oggi il Pd sarebbe, come democrazia vuole, all’opposizione. Una piccola opposizione. Invece, pare che a decidere chi governa debba essere solo Bologna.
Non funziona così, e lo capirete presto. Con le buone, se possibile.
Ps. In certe situazioni, serve un candidato ‘maschio’. E, Salvini, meno selfie con gli immigrati regolari e più ‘citofonate’.












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