MONDIALI DI ATLETICA: TORTU È ITALIANO IL NUOVO FULMINE BIANCO
MONDIALI DI ATLETICA: TORTU È ITALIANO IL NUOVO FULMINE BIANCO
Il futuro è suo, intanto il presente dice che Filippo Tortu è settimo nella finale mondiale dei 100 metri di Doha, vinta dall’americano Christian Coleman, il migliore in 9″76. Ma anche colui che è stato ‘graziato’ visto che ha potuto gareggiare in Qatar nonostante abbia saltato tre controlli antidoping. Anomalie dell’atletica, e a proposito di gente dal passato discutibile, l’argento se lo è preso il ‘nonnetto’ Justin Gatlin, a 14 anni dall’oro che vinse a Helsinki: è resuscitato dopo che nel turno precedente aveva agguantato la finale per un soffio. Bronzo al canadese De Grasse, celebre per essere stato immortalato nella foto di Rio 2016 quando Usain Bolt, il fenomeno che manca terribilmente all’atletica, si volta per controllare distacco sugli altri.
In seconda corsia Tortu è partito meglio del solito, gli americani gli sono subito schizzati via sulla destra ma lui non ha perso il passo e alla fine ha ottenuto il piazzamento che voleva, primo italiano a correre la finale mondiale dei 100 da Roma 1987 a oggi: quella volta in pista sprintò Pierfrancesco Pavoni, che poi andò ad allenarsi in Canada e uscì di scena.A rendere ancora più incredibile l’impresa il fatto che, geneticamente, i 100 metri piani sono una disciplina tipicamente degli atleti di discendenza dell’Africa Occidentale. Così come i 10 mila metri lo sono di quelli dell’Africa Orientale e il nuoto, per citare una tra le tante discipline sportive, è per tutti gli africani off limits. A proposito di ‘razze che non esistono’.
Questo significa che la tecnica, e quella italiane nella velocità è rinomata (basti vedere le staffette dove conta di più) può sopperire anche in una disciplina che sembra solo un mero esercizio di velocità.
Gli africani hanno solo forza fisica, ma tecnica non ne hanno, in nessun sport, ecco perché nella corsa vincono spesso.