lunedì 30 settembre 2019

“IN DIECIMILA SIAMO PRONTI AD IMBARCARCI”: LA MINACCIA ISLAMICA 








“IN DIECIMILA SIAMO PRONTI AD IMBARCARCI”: LA MINACCIA ISLAMICA – VIDEO





“Il mio nome non ve lo dico, so che userete queste informazioni”. Lo sguardo del poliziotto greco è deciso, forse duro, ma desideroso di parlare. Capisce l’italiano, eppure usa l’inglese come a mantenere un po’ di distanza.
“La Turchia dovrebbe occuparsi dei clandestini, gli abbiamo versato sei miliardi di euro per chiudere le frontiere. E invece i migranti continuano a sbarcare tutte le notti”.
Samos, stazione di polizia nell’isola greca nell’Egeo. Il regno di Erdogan è molto vicino, troppo in un periodo in cui il flusso migratorio torna a crescere fino a raggiungere livelli preoccupanti. Secondo i dati ufficiali quest’anno sono arrivati 38.598 migranti rispetto ai 29.718 del 2017 e ai 32.494 del 2018. Non siamo ai livelli del 2015, quando le isole Egee accolsero 800mila immigrati. Ma Ankara è tornata ad essere un colabrodo, nonostante il patto miliardario stilato con l’Unione Europea.
Da qualche settimana Erdogan utilizza il ricatto migratorio alla ricerca di un nuovo accordo (economico) sulla gestione dei flussi all’inizio della rotta balcanica. Il sultano e Angela Merkel si sono sentiti al telefono, ma non si è ancora arrivati alla stretta di mano definitiva. Atene accusa Erdogan di voler “ottenere più soldi”. Ankara sostiene che Bruxelles non abbia rispettato i patti. La ragione è come sempre nel mezzo. “La Turchia ha preso i soldi dall’Ue e li spende per comprare armi – dice il poliziotto greco – sono tutti fondi neri che regaliamo a Erdogan. Ne ha incassati 6 miliardi e ora tornerà a chiederne altrettanti”. Intanto a farne le spese sono la Bulgaria e la Grecia. Il vice ministro greco della Protezione civile, Giorgos Koumoutsakos, ha fatto notare che “migliaia di migranti ammassati a Smirne sono pronti alla traversata”.
E questi diecimila si unirebbero agli altri 25mila già in marcia verso l’Italia e l’Europa occidentale. Ora che abbiamo le frontiere spalancate.
E in verità la colpa non è tutta di Erdogan. C’è in realtà un disegno che vuole utilizzare gli ex profughi siriani come arma di destrutturazione etnica dell’Europa. Un progetto che è anche all’origine della guerra siriana e al quale, seppure la guerra è finita, i mandanti non vogliono rinunciare.
Se non ci fosse questo progetto, come mai l’Europa si oppone al ritorno dei milioni di siriani fuggiti in Turchia?
Solo pochi giorni fa:

Non solo porti aperti e la firma su un accordo che istituzionalizza il traffico delle Ong, in cambio di una ridicola promessa sul ricollocamento di una quota del 10 per cento di chi sbarca, il governo del ribaltone sta anche accelerando sui voli che ci portano immigrati in Italia. 


Insomma, preferiscono deportarli in Italia invece di riportarli a casa. Perché?
“Vogliamo lavorare con la Russia, l’Iran e la comunità internazionale per il ritorno dei rifugiati in una zona di sicurezza nel nord della Siria a est del fiume Eufrate”, ha detto pochi giorni fa il presidente turco Recep Tayyip Erdogan al termine del trilaterale ad Ankara con Vladimir Putin e Hassan Rohani. “Stimiamo di potervi reinsediare 2 milioni di nostri fratelli siriani”.
La guerra in Siria è finita, è ora che i veri profughi tornino a casa. Questo è normale, non deportarli in Europa come nei piani dell’organizzazione Sant’Egidio che, infatti, è una dei principali nemici di questo ritorno a casa.Perché il piano è sempre stato quello di usare le destabilizzazioni in giro per il mondo per favorire la destrutturazione etnica dell’Europa attraverso l’immigrazione.
Invece dei voli ‘umanitari’ che tanto piacciono ai globalisti di Sant’Egidio, il governo italiano si impegni a togliere le sanzioni a Damasco, in modo che venga accelerato il ritorno a casa dei veri profughi.
Chi si oppone lo fa perché vuole che quei profughi vengano in Europa. A fare i lavori che i tiranni non vogliono più fare: eliminare i popoli europei.
Ankara ha avvisato che in caso di opposizione dell’Occidente a questi rientri, potrebbe spalancare le frontiere come nel 2015, quando un’ondata di islamici ha marciato verso l’Europa.
Da Istanbul il flusso è rincominciato, come un avvertimento. Quest’anno nelle isole greche sono approdati oltre 36mila clandestini, contro i 32mila del 2018. Negli hotspot di Lesbo, Samos, Kos e Kios ne sono stipati oltre 20mila. Lo stesso vale per la Bulgaria, dove il “muro” sorto al confine con la Turchia scricchiola sotto i colpi dei quasi mille migranti che sono riusciti a oltrepassare la frontiera aggirando le difese.Il controllo dei flussi migratori a Est, in fondo, è tutto nelle mani di Erdogan. Qualora Istanbul decidesse di aprire i rubinetti, l’Europa rischierebbe uno tsunami simile a quello del 2015. Nei giorni scorsi il sultano e Angela Merkel si sono sentiti al telefono per evitare una nuova crisi sull’immigrazione. Senza un accordo, a farne le spese saranno Grecia e Bulgaria. E poi tutta l’Europa.
Per questo sia Atene che Sofia si sono scagliate duramente contro il “ricatto” di Erdogan. Ma farebbero bene, invece, a lavorare per il rimpatrio in Siria dei siriani. Ma le Ong protestano.
La Turchia ospita circa 3.6 milioni di rifugiati siriani in tutto il Paese, metà dei quali a Istanbul, a cui è stata offerta una protezione provvisoria. E’ tempo che tornino a casa.
Il premier greco, Kyriakos Mitsotakis, ha ammonito il presidente turco di non “minacciare la Grecia e l’Europa sui migranti, nel tentativo di ottenere più soldi”. Più duro il ministro della Difesa bulgaro, Krasimir Karakachanov, che oggi ha evocato l’uso della forza per contrastare l’ingresso illegale di clandestini dalla Turchia all’Ue. “Le forze armate sono pronte a reagire se aumenterà la pressione dei rifugiati sul confine – ha detto – Attualmente, la situazione al confine è normale, ma se la pressione migratoria aumenta, è possibile inviare immediatamente fino a duemila militari nella regione. Avranno attrezzature militari, compresi recinzioni mobili”.
Ma forse è proprio questo che vogliono i nostri governi. Dopo i porti, riaprire anche le frontiere terrestri.
Al contrario de, come abbiamo già scritto, la massima autorità buddhista, nonché premio Nobel per la Pace, durante una conferenza in Svezia ha ribadito quanto va dicendo da anni sui profughi: «vanno accolti, aiutati ed educati ma alla fine dovrebbero contribuire a sviluppare e ricostruire i loro Paesi d’origine. L’Europa appartiene agli europei».
Ecco il video:
E attenzione. Lui parla dei profughi, ovvero i siriani (e i tibetani!). Gli africani nemmeno ci dovrebbero venire in Europa.

“La Turchia dovrebbe occuparsi dei clandestini, gli abbiamo versato sei miliardi di euro per chiudere le frontiere”
Ma veramente ci sono dei coglioni che credono che l’UE abbia versato 6.000.000.000 di euro alla Turchia per chiudere le frontiere? Li hanno pagati per mandare flussi regolari e continui, preferibilmente in italia



Se pagano la Turchia allora la Turchia chiude le frontiere ma evidentemente non li hanno pagati per questo. Il marcio non è in Turchia ma in UE






l’UE ne paga altrettanti per mandare le navi nato e ONG a prelevarli, perché dovrebbe pagare i turchi per chiudere le frontiere se non è quello che vogliono? l’UE vuole porti e frontiere aperti, e paga per averli, fa cadere i governi, ricatta l’economia italiana con i parametri del deficit, baratta lo sforamento del bilancio con l’apertura dei porti ….e i coglioni si bevono che l’UE paga per tenere chiuse le frontiere della Turchia?















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