L’AFRICANO CHE VOLEVA RIPORTARE GLI AFRICANI IN AFRICA: “C’È TANTA TERRA”
L’AFRICANO CHE VOLEVA RIPORTARE GLI AFRICANI IN AFRICA: “C’È TANTA TERRA”
Promuovere il rientro volontario in Africa di quote di immigrati presenti sul territorio nazionale attraverso una politica di formazione professionale sviluppata in Italia in collaborazione e in sinergia con gli Stati africani di provenienza è uno dei punti programmatici dell’Ucai, l’Unione delle comunità africane d’Italia.
Nata esattamente un anno fa per iniziativa dell’imprenditore Otto Bitjoka, punta alla ‘remigrazione’, ‘migrazione al contrario’ ed è stata lanciata questa mattina a Milano, nella sede della giunta regionale lombarda, alla presenza del governatore Attilio Fontana.
“Vogliamo far rientrare mille cittadini all’anno in Africa offrendo corsi di formazione che diano loro le competenze per lavorare e creare sviluppo nei Paesi d’origine” ha spiegato Bitjoka.
Mille sono un po’ pochini, ma apprezziamo la buona volontà. Anche se, dallo scorso anno, non si ha notizia di alcun rimpatrio tra quelli promessi. Ma saremmo lieti di essere smentiti.
«Attenzione cari fratelli e figli miei, siete usati e sarete sistematicamente buttati via come la carta igienica, mi permetto di consigliarvi da vecchio leone disincantato. Non è più accettabile essere strumento di lotta politica nelle mani di una sinistra contro i sovranisti populisti».
«Il nostro problema – scrive sul social network – si affronta con un approccio post-ideologico. Ai giovani leaderini sindacalisti dei braccianti consiglio di guardare verso le nostre parti, l’Africa ha il 68% delle terre incolte del pianeta, il 65% della forza lavoro trova occupazione nell’agricoltura. Impegniamoci tutti per fare diventare il nostro amato Continente, il granaio del mondo. Il nostro sguardo deve andare oltre, la nostra capacità d’auto strutturarsi è messa alla prova in questo particolare momento storico in Italia. Questa è la nostra vera sfida!»
L’immigrazione incontrollata dall’Africa provoca “gravi danni” a chi arriva in Italia, che “sperando di risolvere i suoi problemi si ritrova a vivere in condizioni non dignitose” ma anche un “impoverimento” dello stesso continente africano, privato delle “migliori forze”, i giovani, che dovrebbero contribuire a rilanciarlo. Per questo la Regione Lombardia è “pronta a fare la sua parte” sostenendo percorsi di formazione che aiutino “chi vuole farlo a tornare a casa con nuove professionalità e competenze”. A spiegarlo era stato il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana nel suo intervento alla presentazione dell’Ucai, l’Unione delle comunità africane in Italia.
“Guardo con estrema attenzione a questo progetto al quale come Regione Lombardia voglio dare un contributo. L’obiettivo è di aiutare chi vuol tornare a casa sua un po’ migliorato, magari con una nuova professionalità, preparazione e capacità di far crescere la propria nazione” aveva commentato Fontana, convinto che “bisogna iniziare ad affrontare il fenomeno epocale dell’immigrazione “con serietà e senza demagogia”.
“L’emigrazione è un fatto devastante per tutti, anche per chi si integra. Per questo chi vuole tornare nei propri Paesi di origine deve essere aiutato” ha dunque sottolineato il governatore. L’impegno maggiore, certo, spetta all’Europa che deve “investire nel continente africano” mentre la Regione “nel suo piccolo può fare la sua parte attraverso la formazione, “per migliorare” le persone emigrate in Italia “e dare loro una professionalità che possa contribuire a rilanciare i loro Paesi di origine” aveva concluso Fontana.
Ci vuole un grande piano di remigrazione. L’unico immigrato buono è quello che torna a casa.
Gli africani devono stare in Africa, perché è il loro habitat naturale, così come l’Europa lo è per i popoli caucasici. 1.000 all’anno sono pochissimi, 1 milione sarebbe giusto.