domenica 1 marzo 2020

NAPOLI, POLIZIA E CARABINIERI: “QUESTA È UNA GUERRA”







NAPOLI, POLIZIA E CARABINIERI: “QUESTA È UNA GUERRA” – VIDEO




È rabbia dei parenti del 15enne di Napoli colpito durante una rapina da un carabiniere in borghese. I familiari dopo il decesso hanno devastato l’ospedale dei Pellegrini, dove il 15enne era stato portato d’urgenza e poi deceduto. È stato necessario sospendere l’attività di Pronto soccorso, così come affermato dall’Asl di Napoli. A essere danneggiati arredi e attrezzature.

Quando muore un ragazzo è sempre un dramma, ma nessuno può attaccare un Carabiniere che, aggredito, ha reagito per difendere la sua vita e la sua fidanzata.




“Siamo vicini a tutti i colleghi, dove stanotte il Pronto Soccorso è stato devastato dai parenti e amici di un ragazzo morto, nonostante i tentativi disperati dei medici di salvargli la vita, per una ferita da arma da fuoco che si era procurato durante un tentativo di rapina” ha commentato il presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo), Filippo Anelli. Questo infatti è il diciannovesimo atto di violenza negli ospedali della città dall’inizio dell’anno.
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“Voglio giustizia per mio figlio. Lavorava, era un bravo ragazzo, e me lo hanno ammazzato”. Sono le parole di Vincenzo Russo, il papà del 15enne ucciso nella notte a Napoli.
A raccogliere il comprensibile ma delirante sfogo non poteva che essere Repubblica. “Qualunque cosa stesse facendo – ha dichiarato – non vale una vita umana”. Se minacci qualcuno con una pistola, puoi immaginare che l’altro reagisca.
Ugo è stato ucciso a 15 anni mentre tentava di rapinare un carabiniere libero dal servizio che, minacciato con una pistola alla tempia, ha reagito e sparato, colpendo il ragazzo alla testa e al torace. Arrivato in condizioni molto gravi all’ospedale Pellegrini, il giovane è deceduto al pronto soccorso dell’ospedale Pellegrini, dove si è scatenata la furia violenta dei familiari che hanno devastato tutto quello che si sono trovati davanti. Le condizioni in cui sono stati lasciati gli ambienti e la distruzione di mezzi e macchinari ha costretto all’interruzione del pubblico servizio. Dopo poco il decesso, inoltre, delle persone a bordo di scooter hanno raggiunto la caserma Pastrengo, sede del comando provinciale dei carabinieri, e hanno esploso dei colpi d’arma da fuoco.
Con il passare delle ore, intanto, si aggiungono nuovi dettagli nella ricostruzione della dinamica dei fatti accaduti nella notte. Secondo quanto accertato, il militare 23enne assaltato dai rapinatori, avrebbe parcheggiato l’auto, e mentre la fidanzata sarebbe scesa, lui non ne ha avrebbe il tempo. Bloccato con una pistola puntata contro avrebbe reagito. La pistola è poi emerso che era a salve, una replica in metallo simile a un’arma vera recuperata dai militari dell’Arma. E’ stato ritrovato e sequestrato il motorino con cui Ugo Russo sarebbe entrato in azione con un complice, anche lui minorenne, un 17enne incensurato dei Quartieri Spagnoli identificato dai carabinieri.
“La morte di un quindicenne è sempre e comunque una tragedia. Ma è inaccettabile che sia stato devastato, tanto da dover sospendere l’attività, il pronto soccorso dell’Ospedale Vecchio Pellegrini di Napoli. Medici e infermieri devono lavorare in serenità per poter curare pazienti in emergenza”, ha scritto sui social il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris. Solidarietà agli operatori sanitari anche dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca: “Siamo stati all’ospedale Pellegrini questa mattina innanzitutto per dare la nostra solidarietà, per sostenere e incoraggiare il nostro personale. Non possiamo non constatare che non è la prima volta che qui si verificano atti di aggressione e di violenza. E non possiamo non chiedere formalmente l’istituzione di un posto di polizia nel presidio, come già fatto senza ottenere risposta, da un anno e mezzo, per l’ospedale San Giovanni Bosco”.
Napoli, Fsp Polizia: “Scenari impensabili. E’ una situazione straordinaria e richiede misure straordinarie. Adeguare le norme allo stato di guerra che si consuma in questa provincia”
“Quanto accaduto stanotte e Napoli, fra rapine, ospedali devastati e sparatorie contro il Comando provinciale dell’Arma, descrive uno scenario impensabile in un paese moderno che voglia dirsi civile. Quella che si consuma da tempo immemore è una guerra, vera, a suon di pistolettate esplose, stanotte, nel pieno centro di una capitale europea contro il vertice di un’Istituzione che rappresenta lo Stato, dove delinquenti armati sono giunti con l’indescrivibile arroganza di una criminalità fuori controllo. Si può fingere che non sia così, ma allora tutti continueranno a subire, e la battaglia per la legalità e la sicurezza sarà persa. La verità è che in questa provincia si vive una situazione straordinaria, che necessita di una risposta straordinaria, prima di tutto con l’adeguamento di norme che consentano all’instancabile, titanico lavoro svolto dalle Forze di polizia di produrre risultati concreti, duraturi, determinanti, invece di restare come una sola piccola goccia nel mare. E’ guerra, e qualcosa deve cambiare, bisogna avere il coraggio di ammetterlo e mettere in campo misure idonee, con norme più stringenti, strumenti più severi, risposte giudiziarie più immediate, pene certe e reali. Lo Stato deve riguadagnare la libertà per i cittadini su questa porzione di suolo italiano riaffermando la propria autorevolezza”.
Così Valter Mazzetti, Segretario Generale dell’Fsp Polizia di Stato, dopo quanto avvenuto stanotte a Napoli, dove un giovane rapinatore è rimasto ucciso mentre tentava di derubare un carabiniere, e in seguito amici e familiari hanno devastato il pronto soccorso dove era stato portato, mentre altri delinquenti hanno condotto un raid fuori dal Comando provinciale dei carabinieri sparando all’interno della caserma quattro colpi di pistola.
“La realtà del capoluogo campano è talmente vasta e complessa – interviene anche Mauro di Giacomo, Segretario provinciale Fsp Napoli – che non assomiglia ad alcuna altra del Paese. La criminalità è talmente diffusa, radicata, e fuori controllo da permeare di sé la quotidianità di un popolo che vive giornalmente ogni cosa, ogni gesto, ogni attività sotto al giogo della paura e dell’insicurezza. E gli appartenenti alle Forze dell’ordine continuano il loro lavoro a testa bassa, ma è come se avessero armi spuntate, perché numeri, mezzi e norme non sono dalla parte loro e quindi dei cittadini”.
















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