CORONAVIRUS DILAGA IN CENTRI ACCOGLIENZA: ALTRI 9 INFETTI A MILANO
Il coronavirus dilaga in un altro centro d’accoglienza immigrati di Milano. Almeno nove i casi di contagio.
Tra gli immigrati infetti, quattro di loro sono stati posti in regime di sorveglianza sanitaria mentre i restanti si trovano attualmente in una struttura apposita per la quarantena.
Nel frattempo sono stati attuati tutti i protocolli previsti per casi di contagio da coronavirus come questo: l’intera struttura è stata sottoposta immediatamente a trattamento di sanificazione, mentre il medico dell’Ats metropolitana – che partecipa al centro di coordinamento soccorsi attivato ad inizio mese per aiutare a gestire quest’emergenza – è stato inviato dalla Prefettura ad effettuare regolari sopralluoghi per verificare personalmente la situazione. Inoltre è stato deciso di trasferire momentaneamente 17 immigrati in altre strutture vicine, in modo da favorire il distanziamento minimo previsto dai vari decreti fra coloro che sono rimasti e sarebbero stati monitorati gli stranieri entrati in contatto coi positivi, anche se asintomatici.
In Italia ci sono centinaia di centri d’accoglienza, sparsi lungo tutto il paese e con al loro interno 85mila immigrati. Un branco indecente di fancazzisti che manteniamo da anni e che la sinistra insiste nel tenere a gozzovigliare nonostante l’emergenza coronavirus.
Già prima dell’emergenza coronavirus in molti casi si nutrivano forti dubbi sui livelli di sicurezza anche sanitaria delle strutture. Si dovrebbe organizzare un rimpatrio di massa, ma il Pd non vuole perdere il business per le proprie coop.
Anche se ci sono già diversi casi di contagio all’interno dei centri:
Basta un semplice contagio ed ovviamente devono scattare misure di sicurezza molto rigide. Lo sanno bene anche a Camparada, in provincia di Monza Brianza, dove un caso positivo è stato riscontrato all’interno del locale Cas, il Centro di Accoglienza Straordinario. All’interno della struttura ci sono 120 ospiti, l’isolamento posto ad alcuni di loro ha creato tensioni culminate anche con scontri.
Difficile far rispettare i divieti di assembramento, difficile fare in modo che per ogni migrante e per ogni operatore si rispettino le distanze di sicurezza volte a prevenire i contagi da coronavirus. Difficile pure trattenere all’interno delle strutture gli ospiti, abituati ad uscire durante la giornata o ad avere la possibilità di vivere anche al di fuori degli stessi centri. In alcuni casi aggressioni e tensioni sono arrivate proprio nel tentativo di far rispettare le norme che impediscono di uscire in strada, se non per motivi strettamente necessari.
E sono gli stessi che, poi, specialmente nelle grandi città, lavorano a basso costo come ‘rider’, facendo consegne di cibo a domicilio: un modo molto efficiente di diffondere il coronavirus.
Gran parte di coloro che materialmente portano le ordinazioni a casa, sono immigrati più o meno regolari in bicicletta che girano senza protezioni, a cui spesso non è stata data nemmeno una mascherina. E che poi, la sera, tornano magari in uno dei tanti centri accoglienza o in palazzi occupati abusivamente dove si dorme in stanze anche con letti a castello.
E il Coronavirus si espande a macchia d’olio. L’epidemia sta infatti deflagrando anche in Africa, al punto di farne un luogo di incubazione e di trasmissione.
Attenti ai barconi. E ai rider.
Corona-chan facci la grazia.
A noi interessa leggere che crepano tutti
Vengano spediti come sono in africa, qui abbiamo già tanti cazzi nostri.