NON FERMATE L’ONDA POPULISTA: CHI NON VOTA È UN TRADITORE
Tutto ha avuto inizio il 10 giugno dello scorso anno, quando Matteo Salvini, ministro da appena otto giorni, vietò l’approdo alla nave Aquarius della ong Sos Mediterranée-Msf. A bordo c’erano 629 clandestini prelevati in sei operazioni dalla stessa nave della ong francese oltre che da un mercantile e dalla Guardia costiera italiana prima di Salvini.
Fu la prima volta che lo slogan «porti chiusi alle navi dei trafficanti umanitari» venne messo in pratica da un governo. E fu uno choc: nessuno credeva che Salvini avrebbe fatto quello che aveva promesso in campagna elettorale. Non i giornalisti. Non gli altri politici. E forse, nemmeno i suoi stessi elettori.
Prima di allora solo l’Ungheria di Viktor Orbán aveva osato alzare muri sui confini per fermare i clandestini.
I clandestini che sull’Aquarius esigevano di sbarcare in Italia insieme all’equipaggio della ong resteranno bloccati in mare per nove giorni prima di riuscire a sbarcare a Valencia, in Spagna, grazie all’apertura decisa dal governo socialista abusivo di Pedro Sanchez. Da allora, il traffico si sposterà in modo strutturale dall’Italia alla Spagna.
L’Aquarius è stata solo la prima nave dei trafficanti umanitari a cadere nella guerra alle ong scatenata dal ministro leghista. In undici mesi di governo sono stati 18 i casi di navi che si sono viste negare l’approdo e costrette a rimanere in mare con il loro carico di carne umana. Per lo più si è trattato di navi di ong (una decina quelle coinvolte, quasi tutte straniere), ma anche mercantili e perfino una nave della Guardia costiera italiana, la Diciotti, vicenda per la quale Salvini è stato accusato dal Tribunale dei ministri di Catania di sequestro di persona aggravato. Senza, per altro, scalfire la sua decisione: porti chiusi. Fino agli ultimi due eventi: la Mare Jonio di Casarini e la tedesca Sea Watch, sequestrate dopo uno scontro con le toghe rosse.
Senza dimentica il veto alla famigerata missione Ue Sophia che, ‘grazie’ a Renzi, vedeva tutte le navi militari europee fin dal 2015 scaricare i clandestini prelevati in tutto il Mediterraneo esclusivamente in Italia.
Ma la politica dei porti chiusi è stata anche l’avvio di una serie di provvedimenti che hanno avuto come obiettivo la criminalizzazione dell’immigrazione clandestini e la fine della mangiatoia chiamata ‘accoglienza’.
Dopo i porti chiusi, il passo successivo è stato decreto sicurezza, fortemente voluto da Salvini e con il quale viene abrogata la protezione umanitaria e si amplia notevolmente la gamma di ipotesi di reato per le quali è possibile revocare o negare a un richiedente asilo la protezione internazionale (tra queste la violenza o minaccia a pubblico ufficiale e il furto aggravato). Ma si ridisegna anche il sistema di accoglienza dei richiedenti asilo prevedendo che all’interno degli Sprar, il famigerato Sistema di protezione richiedenti asilo e rifugiati- strutture gestite dai Comuni, tipo Riace – possano essere accolti solo quanti si sono visti riconoscere lo status di rifugiato e i minori non accompagnati. Tra le altre misure previste anche il divieto per i possessori di un permesso di soggiorno per richiesta di asilo di iscriversi all’anagrafe dei Comuni (divieto non applicato da alcuni sindaci e recentemente bocciato da un sentenza di una toga rossa di un tribunale di Bologna, perché il nemico non si è arresto ed è tra noi).
E’ ancora un decreto l’ultimo atto dello scontro tra il titolare del Viminale e le organizzazioni umanitarie. Bloccato dai 5 Stelle, contrari a far incassare all’alleato leghista un successo alla vigilia delle elezioni europee, il decreto sicurezza bis potrebbe arrivare in consiglio dei ministri la prossima settimana. Tra le altre misure il nuovo testo prevede il sequestro e multe tra i 10 mila e i 50 mila euro per le navi che non rispettano il divieto di ingresso, transito e sosta nelle acque territoriali, attribuendo la decisioni sulle sanzioni al prefetto. Un organo che dipende dal ministero degli Interni.
Ma non arriverà, se la Lega non supererà il 30 per cento. Non fermate l’onda populista.
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