SOTTOSEGRETARIO M5S ATTACCA TRENTA: “LE HO SPIEGATO, INUTILMENTE, CHE IL NEMICO NON È SALVINI”
A sferrare l’attacco è il sottosegretario dei 5 Stelle alla Difesa, Angelo Tofalo. In un lunghissimo post su Facebook, poi scomparso: “Ho cercato per un anno di stare accanto al ministro Trenta e di spiegarle che il nemico non è Salvini, o chissà chi altro, ma chi, all’interno dell’apparato, vuole continuare ad agire senza l’indirizo ed il controllo politico. Purtroppo, consigliata male, ha deciso di fare valutazioni diverse”.
Nel suo post su facebook Tofalo scriveva di essere “entrato nelle istituzioni per spezzare le catene dei vecchi poteri che ostacolano l’ammodernamento dello Stato” ma di essersi “ritrovato ad assistere a scelte, quasi mai coordinate politicamente, che hanno solo rafforzato, a causa di errori grossolani, l’influenza di capi e capetti del passato. Il tutto, purtroppo, a discapito del Paese. Ho tenuto duro per un anno”. Dichiarazioni subito censurate da fonti M5s che con le agenzie hanno preso le distanze parlando di “una iniziativa personale del sottosegretario, che ci ha sorpreso e che non rappresenta in alcun modo la posizione dei vertici del Movimento, tantomeno degli eletti in parlamento e nelle rispettive commissioni Difesa di Camera e Senato”.
Hanno preso le su difese Giovanni Russo, capogruppo M5S in commissione Difesa della Camera, e i senatori Dino Mininno e Francesco Castiello. “Apprendo da alcune agenzie che ‘fonti del Movimento 5 stelle’ avrebbero riferito di una presa di distanza da parte della commissione di cui faccio parte rispetto ad alcune dichiarazioni del sottosegretario Tofalo”, ha fatto sapere Russo. “Ritengo che nei periodi difficili sia necessario lavorare compatti ed invito apertamente tutti ad abbassare i toni e a concentrarsi sulle sfide che abbiamo davanti. Il mio sostegno va ad Angelo, che conosco da anni
Che la Trenta sia inadeguata è evidente a tutti. Che agisca come una rancorosa anti-Salvini lo abbiamo visto in questi giorni con lo strano invio della nave della Marina in Libia, tanto da avere costretto Salvini ad indicare Genova come porto di sbarco, per mandarla lontano per un po’.
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