C’È UNA NAVE MILITARE ITALIANA CHE RACCATTA CLANDESTINI IN LIBIA
I nostri militari umiliati dalla Trenta
Abbiamo un problema, si chiama Marina Militare. Perché qualcuno si è forse scordato che prima di appaltare il traghettamento alle Ong, era la nostra gloriosa marina a traghettare migliaia e migliaia di clandestini dalla Libia all’Italia: si chiamava Mare Nostrum. Ora, qualcuno, complici i disordini in Libia, ha deciso che deve ricominciare.
La nave Cigala Fulgosi, unità della Marina Militare, è infatti attualmente impegnata nell’Operazione Mare Sicuro, unitamente ad altre unità aeronavali, al fine di proteggere gli interessi nazionali in Libia, conducendo attività di presenza, sorveglianza e deterrenza, anche in ragione all’attuale situazione di sicurezza presente in Libia.
In particolare, la nave è a protezione distante di nave Capri, anch’essa facente parte dell’Operazione Mare Sicuro, che si trova ormeggiata in porto a Tripoli per fornire assistenza tecnico-logistica (blocco navale anti-clandestini) ai mezzi della Marina militare e della Guardia Costiera libica. L’unità è anche a salvaguardia del personale italiano presente a Tripoli nonché delle piattaforme estrattive dell’Eni presenti al largo delle coste libiche.
In particolare, la nave è a protezione distante di nave Capri, anch’essa facente parte dell’Operazione Mare Sicuro, che si trova ormeggiata in porto a Tripoli per fornire assistenza tecnico-logistica (blocco navale anti-clandestini) ai mezzi della Marina militare e della Guardia Costiera libica. L’unità è anche a salvaguardia del personale italiano presente a Tripoli nonché delle piattaforme estrattive dell’Eni presenti al largo delle coste libiche.
Insomma, qualcuno ha deciso che navi italiane si debbano trovare nel mezzo delle rotte dei barconi, finendo per essere obbligate ad intervenire.
La presenza della Fulgosi in area libica è infatti un grosso problema. Dopo il primo caso:
Ora la nostra nave è diventata l’obiettivo degli scafisti. Obiettivo, come abbiamo visto nelle ultime ventiquattro ore, verso cui i gommoni vengono indirizzati dal velivolo da ricognizione di SeaWatch e dai telefonisti degli scafisti di Alarm Phone.
Quello andata in scena tra ieri e oggi è stato un attacco su diversi livelli ordito dalle ong e dai media come Repubblica e Avvenire, con i clandestini come arma e le fake news come tattica.
Hanno indirizzato il gommone verso la nostra nave, lì per altri motivi, poi hanno iniziato ad urlare al naufragio, fino ad inventarsi la morte di una bimba di 5 anni che si non è mai stata a bordo del barcone.
“Sappiamo chi poteva salvarla e non l’ha fatto – gridavano su twitter i vertici di Mediterranea Saving Humans – la nave P490 ‘Cigala Fulgosi’ è sempre stata a poca distanza, ma ha aspettato”. Accuse che sono state rilanciate in rete anche da Sea Watch, da Alarm Phone e dai media di distrazione di massa.
Le pressioni sull’Italia sono iniziate ieri pomeriggio con l’improvviso avvistamento del barcone “in grave difficoltà” da parte del velivolo da ricognizione di SeaWatch, Moonbird (non vi turba che abbiano anche una flotta aerea?). Questa mattina, poi, la notizia, falsa, della morte di una bambina.
E, ovviamene, la Trenta c’è caduta e la nave militare italiana si è caricata il centinaio di clandestini.
Peccato che, a salvataggio ultimato, è risultata tutta una montatura. “Non c’è nessuna vittima”, hanno fatto sapere dalla nave “Cigala Fulgosi”.
Intanto, però, il risultato era stato ottenuto: clandestini verso l’Italia.
A questo punto, dopo 150 clandestini in meno di un mese, quella nave italiana in acque libiche è un problema.
O diamo ordine di partecipare al blocco navale e riportare i clandestini in Libia, o affidarli alla guardia costiera libica, oppure la richiamiamo in Italia. Altrimenti finiremo per dare vita, senza volerlo (ma forse Trenta lo vuole) ad un’operazione Mare Nostrum 2 come decine di migliaia di clandestini ‘salvati’ dalla Fulgosi e poi caricati sulle nostre motovedette verso l’Italia.
Non è il caso.
Come non sarebbe il caso di andarli a prendere in aereo:
In conclusione: è piuttosto demenziale che si chieda il sequestro delle navi dei trafficanti umanitari, e poi le si sostituisca con navi della nostra Marina. Come si può negare l’approdo ad una ong, chiedendo loro di riportare i clandestini in Libia, se poi la nostra Marina non ha la possibilità di fare lo stesso per obsolete leggi.
Ps. Ovviamente, quando parliamo di ‘Marina Militare’, ci riferiamo a chi la comanda, non all’istituzione.
Nessun commento:
Posta un commento