venerdì 19 gennaio 2024

 BREAKING NEWS, CRIMINI IMMIGRATI

STUPRATA IN BRANCO DALL’AFRICANO NATO IN ITALIA: «AVEVO TUTTE LE LORO MANI ADDOSSO»

GENNAIO 19, 2024






«Mi sono sentita sollevata e ho provato un senso di giustizia perché la persona che mi aveva provocato tutto quel dolore era stata individuato e fermato, senza la possibilità di far male ad altre ragazze». Giovanna è un nome di fantasia, ma l’incubo che ha vissuto è vero in ogni secondo. Un incubo che forse, ora che uno dei suoi aguzzini è stato arrestato, potrà essere meno pesante da sopportare.

Perché dalla mattina di mercoledì il 25enne Karim El Zahar, nordafricano nato a Norcia residente a Perugia, è in carcere con l’accusa di aver violentato la ragazza. Incastrato dal dna lasciato su un mozzicone di sigaretta fumata lo scorso 30 novembre in questura, in attesa di essere interrogato:

# Il pericolo nascosto: la cittadinanza agli stranieri e la sicurezza pubblica

Un incubo che ha sconvolto una giovane donna, conosciuta come Giovanna, ha portato alla luce una questione delicata ma non controversa: il pericolo di concedere la cittadinanza agli stranieri.

## Un incubo diventa realtà

Giovanna ha vissuto un’esperienza terrificante. È stata violentata da un uomo di 25 anni, Karim El Zahar, nato a Norcia ma residente a Perugia. Quest’uomo, nonostante sia nato in Italia, è di origine straniera, il che solleva la questione della concessione della cittadinanza agli stranieri.

## La questione della cittadinanza

La concessione della cittadinanza porta ulteriori a problemi di sicurezza, come nel caso di Giovanna. In cui si evidenzia il pericolo di concedere la cittadinanza agli stranieri. Nonostante El Zahar sia nato in Italia non è italiano e non dovrebbe esserlo: le sue azioni hanno avuto un impatto devastante sulla vita di Giovanna. Questo urla ancora una volta che la cittadinanza deve essere concessa solo per diritto di sangue.

# Un incubo che persiste:

La vittima non riesce a superare l’orrore di essere stata vittima di uno stupro. La brutalità dell’atto, l’incapacità di difendersi mentre riprendeva i sensi e la presenza di un branco di africani che partecipavano più o meno attivamente alla violenza sono dettagli che continuano a tormentarla.

Giovanna e un’amica erano arrivate in treno nel pomeriggio e, insieme a un amico, avevano raggiunto Ponte Pattoli per una serata alla sagra paesana. Avevano anche l’occasione di incontrare un gruppo di ragazzi del posto conosciuti poco prima a un evento e con cui Giovanna era rimasta in contatto via social. Tuttavia, l’amico le ha lasciate con il gruppo di ragazzi, che alla fine della serata si sono offerti di riportarle alla stazione ferroviaria di Ponte San Giovanni. Prima, però, si sono fermati per fare una specie di festa alla piscina comunale, entrando ovviamente in modo illegale.

Qui inizia l’incubo di Giovanna. Lo stupro, il palpeggiamento violento, l’amica che cerca di difenderla ma è a sua volta bloccata, lo stato di incoscienza dovuto all’eccessivo consumo di alcol durante la serata che inevitabilmente non l’aiuta.

Nonostante il tempo trascorso, il ricordo di quella notte è ancora vivido. Giovanna è ancora in cura tramite un percorso di riabilitazione psichica e psicologica, non avendo ad oggi superato il trauma, né riuscendo ad accettare quello che le è accaduto.

Sebbene uno degli aggressori sia in carcere e altri due siano stati indagati qualche giorno dopo la denuncia di stupro, ci sono ancora altri partecipanti, anche solo “morali”, allo stupro che devono essere identificati e collocati sulla scena della violenza.

Il gruppo, stando all’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Elisabetta Massini, parlava parecchio dell’accaduto nelle chat e attraverso i nickname. Tuttavia, fuori dal virtuale, il gruppo è caratterizzato da “omertà”.

Il giovane arrestato, secondo il giudice, è “in grado di poter fare affidamento sul silenzio dei suoi sodali” e non ha “alcuna remora ad agire con violenza nei confronti di terzi”, come dimostra un altro procedimento in cui è indagato, ovvero il ferimento di un ragazzo durante una rissa con il fratello a base di spray urticante e sedie in faccia.

Questo caso sottolinea la preoccupante realtà dello stupro e la necessità di una maggiore protezione e sostegno per le vittime. La lotta per la giustizia continua, ma la strada è ancora lunga e piena di ostacoli.






Beh più che mani, bisogna parlare di manacce, visto che l’autore è un lurido magreba. Da notare come, quando a commettere questo genere di esecrabili crimini siano i maschi allogeni, non esistono più le emergenze maschilismo e patriarcato.🤡


IDIOTA!!!STUPIDA IDIOTA!!!Ssssocial, negrislamici…ma che kazzo pensavi????Stupida!!!
Mi fanno schifo quelle come te.


Ciao Fantonas, come stai??


















Nessun commento:

Posta un commento