LOCKDOWN DOPO NATALE,CRISANTI: “DRAGHI STA SBAGLIANDO TUTTO”
DICEMBRE 27, 2021
È stato tra i primi a mettere in guardia dal Sars-CoV-2, quando ancora era un nemico sconosciuto, dimostrando con gli studi svolti sulla popolazione di Vo’ Euganeo che le infezioni da Covid-19 sono spesso asintomatiche. A 18 mesi dall’inizio della pandemia, per Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell’Università di Padova, siamo ancora lontani da una fase di normalizzazione della malattia. «L’ansia di volersi mettere alle spalle gli episodi pandemici per tornare il prima possibile alla situazione pre-Covid non è l’atteggiamento giusto. Il sistema scientifico istituzionale si ostina a ripetere gli stessi errori», l’affondo del microbiologo.
Professor Crisanti, lei ha potuto studiare il Sars-CoV-2 fin dal giorno zero. Sono passati 18 mesi. Che cosa la stupisce di più di questa pandemia?
«L’inerzia del sistema scientifico istituzionale a reagire tempestivamente ai cambiamenti della pandemia. Sembra che tutti quanti si ostinino a ripetere sempre gli stessi errori».
A posteriori, qual è stato l’errore più grande nel contenimento del virus?
«L’errore è proprio l’ansia di volersi mettere gli episodi pandemici alle spalle per tornare il prima possibile alla situazione pre-Covid. Lo capisco perfettamente, ma non è l’atteggiamento giusto. A giugno dell’anno scorso si sono tutti illusi – io no – che l’emergenza fosse finita e che la pandemia fosse in via di superamento. Ci si è illusi che i vaccini avrebbero risolto il problema e non si è fatto nient’altro. Questo è il vero problema, è stato un alibi per non prendere altre misure. I vaccini sicuramente aiutano, ma pensare che risolvano tutto non va bene».
E il Supergreen Pass?
«Far affidamento sul green pass ha portato un effetto positivo e due negativi. Da una parte è stato un incentivo per le persone a vaccinarsi. Ma dall’altro lato ha portato i vaccinati a farci affidamento come se fosse una misura di sanità pubblica, e a sentirsi sempre protetti, e ha provocato un altro elemento collaterale estremamente negativo, ossia la corsa ai tamponi rapidi, che sono un autentico disastro. I due effetti negativi hanno abbondantemente superato quello positivo».
Il governo ha scelto di investire sulla certificazione verde “per evitare chiusure e tutelare la libertà”, rendendo i luoghi accessibili ai soli vaccinati più sicuri.
«Non è stato così, l’impatto del green pass come misura di sanità pubblica è nullo. Il ritardo dell’Italia nei contagi, rispetto al resto d’Europa, è dovuto al fatto che, avendo vaccinato poco e male all’inizio, e con più velocità nella seconda parte dell’anno, è rimasta più a lungo coperta».
Nei giorni scorsi si è discusso di imporre tamponi anche ai vaccinati per accedere in cinema, teatri e grandi eventi, in contrasto con la narrazione dei vaccini come garanzia anti-infezione. Messaggi così fanno un favore ai no vax, come dice la virologa Antonella Viola?
«Lasciamo perdere i no vax. Qui si parla di rigore scientifico. Le discussioni dei giorni scorsi fanno capire il cortocircuito logico e la confusione totale in cui si trova il Cts. Ragionare in questi termini smentisce la narrazione – peraltro sbagliata – del green pass come garanzia dei luoghi sicuri».
I contagi hanno raggiunto un livello record da inizio pandemia. I tamponi bastano a passare un Natale tranquillo?
«Stare tranquilli in queste vacanze, purtroppo lo devo dire, significa non andare al ristorante, non mischiarsi con familiari distanti dal nostro nucleo».
Si può escludere un lockdown dopo Natale con questi numeri?
«Guardi, non si può pensare di avere scuole aperte, ristoranti aperti e pensare che il virus non si trasmetta. Da ieri (con il decreto Festività, ndr) si è fatto un enorme passo avanti, allineando la durata del Green pass a quella che è un’ipotetica durata del vaccino, cosa che sei mesi fa non era stata presa in considerazione. Estremamente positivo anche mettere l’obbligo di Ffp2 sui mezzi di trasporto. Rimane il problema grossissimo dei ristoranti aperti».
Omicron può mandare in tilt gli ospedali anche se è relativamente meno aggressiva?
«Certo. Una variante che contagia 2-3 volte di più, anche se è meno aggressiva, alla fine in numeri assoluti non cambia nulla».
Ormai è chiaro che con il virus bisognerà convivere a lungo. Quali condizioni serviranno per arrivare in una fase di normalizzazione della malattia?
«La normalizzazione dipende da tre fattori. Primo, dal numero di persone protette, e non intendo per forza vaccinate, ma anche guarite. Secondo, dalle misure aggiuntive messe in campo oltre il vaccino. Infine, dall’insorgenza di varianti in grado di neutralizzare il vaccino. In questo momento noi abbiamo fatto affidamento solo sul vaccino, che ha una durata di protezione bassa, e per di più sono emerse varianti nuove. La situazione è questa».
sta indovinando tutto.