I VIROLOGI NON NE HANNO AZZECCATA UNA, HANNO AVUTO LA STESSA CREDIBILITA' DEGLI ASTRLOGI CHE PRIMA DI DARE CHE TEMPO FA OGGI, GUARDAVANO FUORI
TUTTE LE PREVISIONI SBAGLIATE DEI VIROLOGI: STESSA CREDIBILITÀ ASTROLOGI
DICEMBRE 31, 2021
Ma la colpa non è la loro, è di chi gli crede.
Ancora oggi i virologi lanciano i loro oroscopi su cosa accadrà nel 2022. Sono gli stessi che nel 2020 e nel 2021 non ne hanno azzeccata una.
Ha iniziato Roberto Burioni, il più famoso dei virologi italiani, quando il 2 febbraio, ospite di Fabio Fazio a Che tempo che fa, affermò in modo lapidario che “in questo momento in Italia il rischio è zero”. A Fazio che gli aveva chiesto perché allora si vedessero in giro così tante mascherine, Burioni replicò ironicamente: “sarà per l’inquinamento”.
Pochi giorni dopo iniziò tutto. Ma all’epoca i politici negavano. I media anche, perché sarebbe stato ‘razzista’:
Il premier Giuseppe Conte volle rassicurare gli italiani con il più trito dei ritornelli: “è tutto sotto controllo”. Non lo era. Non lo è.
Resterà negli annali l’improvvida iniziativa di Nicola Zingaretti, segretario del Partito democratico, che il 27 febbraio si fece promotore di un “aperitivo contro il panico” ai Navigli di Milano. Nella medesima giornata, il leader della Lega Matteo Salvini non volle essere da meno e sui social postò un video in cui esortava a “riaprire tutto”, prodigandosi quindi in un lungo elenco: “fabbriche, negozi, musei, gallerie, palestre, discoteche, bar, ristoranti, centri commerciali” e chi più ne ha più ne metta. Poi cambiò idea e chiese di chiudere tutto per due settimane. Oggi non sappiamo in quale fase sia.
Erano i giorni della campagna “Milano non si ferma”, orgogliosamente rilanciata anche dal primo cittadino Giuseppe Sala. La smania di lasciarsi subito alle spalle l’emergenza non risparmiò le redazioni dei giornali, che in prima pagina esibivano titoli a nove colonne di questo tenore: “Virus, ora si esagera. Diamoci tutti una calmata” (Libero), “Riapriamo Milano” (Repubblica), “Morti di Coronavirus in Italia? Zero” (Il Giorno). Purtroppo, queste sciagurate rassicurazioni arrivarono proprio mentre la curva epidemica si stava impennando, contribuendo a dare la spinta decisiva alla prima ondata.
Sono gli stessi che hanno detto ai vaccinati di essere praticamente immuni. La causa principale dell’attuale tsnunami.
Maria Rita Gismondo direttrice del laboratorio dell’Ospedale Sacco di Milano, che ai primi di marzo finì su tutti i notiziari per aver definito la Covid-19 “una problematica appena superiore all’influenza”.
Forse nel tentativo, con Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’Ospedale San Martino di Genova, di ritagliarsi uno spazio da ‘virologo ottimista’ in mezzo ai tanti catastrofisti.
Bassetti, che oggi per l’ennesima volta annuncia la fine della pandemia, a fine maggio 2020 aveva difeso la teoria erronea che il coronavirus si fosse indebolito: “ora potrebbe essere diverso: la potenza di fuoco che aveva due mesi fa non è la stessa potenza di fuoco che ha oggi”. Il 4 maggio, invece, gli era toccato smentire le parole che gli erano state messe in bocca dal quotidiano Libero nel titolo di prima pagina: “Il virus? A giugno sarà morto”. Ai primi di agosto Bassetti se l’era presa con chi metteva in guardia dal clima di rilassamento: “Chi dice che avremo una seconda ondata come la Spagnola fa terrorismo”, mentre il 9 novembre, in piena seconda ondata, ha invece affermato che “il Covid è stato ingigantito”.
Durante l’estate abbiamo assistito a una seconda ondata di minimizzazione. Alberto Zangrillo, primario del San Raffaele di Milano e medico personale di Silvio Berlusconi: “Il virus è clinicamente morto”. Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità, aveva espresso “assoluto sconcerto” per quelle parole, mentre Agostino Miozzo, coordinatore del Comitato tecnico scientifico del governo le aveva giudicate infondate, superficiali, fuorvianti e “decisamente pericolose”.
Per nulla dissuaso, il mese seguente Zangrillo si era spinto a dire che ben presto non sarebbe stato più necessario indossare le mascherine e che non ci sarebbe stata una seconda ondata. Non era l’unico esperto a soffiare sul vento estivo dell’ottimismo: Zangrillo affermava di appoggiarsi su alcune prove scientifiche e tirava in ballo i colleghi Massimo Clementi e Guido Silvestri, autori di uno studio in procinto di essere pubblicato. Clementi, da parte sua, aveva già affermato che “il virus replica meno”, mentre Silvestri, promotore di un’iniziativa di divulgazione scientifica chiamata Pillole di ottimismo, sosteneva la teoria di un rapido e progressivo adattamento di Sars-CoV-2 all’organismo umano, che lo avrebbe reso meno aggressivo. Quando finalmente lo studio è stato reso pubblico, non c’era però traccia di mutazioni in grado di rendere il virus meno pericoloso: la minore carica virale osservata in Lombardia dopo la primavera era frutto delle mascherine e del distanziamento.
Dulcis in fundo, nemmeno l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha fatto una gran figura nella gestione della pandemia. Spesso in ritardo nel prendere decisioni cruciali, nelle prime settimane dell’emergenza ha sottovalutato il rischio di trasmissione da parte degli asintomatici e l’importanza delle mascherine. Certo, erano giorni di grande incertezza, ma proprio per questo sarebbe stato meglio sbilanciarsi dalla parte della sicurezza. Passi falsi che hanno indotto all’inciampo anche alcuni dei rappresentanti italiani dell’agenzia delle Nazioni Unite. Allineandosi alle indicazioni dell’Oms, a fine febbraio Walter Ricciardi, appena nominato consigliere dal ministero della Salute, affermò che “dobbiamo ridimensionare questo grande allarme” e che “è un errore fare i tamponi agli asintomatici”.
Infine, aspettando che la procura di Bergamo faccia chiarezza sul mistero che circonda il piano pandemico italiano, lasciamo un posto in questa singolare classifica di fallimenti nel comunicare il rischio, in cui la trasparenza dovrebbe essere la massima virtù, a Ranieri Guerra, vicedirettore generale per le iniziative strategiche dell’Oms e membro del Comitato tecnico scientifico, a cui un giorno potrebbe andare il premio speciale per le cose non dette e nascoste in un cassetto. Nel frattempo, consoliamoci con una nota positiva, l’unica frase che valeva la pena di ascoltare davvero: “Babbo Natale è immune al coronavirus e potrà viaggiare per consegnare i regali a tutti i bambini del mondo”. L’ha detto Maria Van Kerkhove, capo epidemiologa dell’Oms, nel briefing del 14 dicembre.
Ma nel 2021 ci hanno riprovato. L’infettivologo Matteo Bassetti. “C’è stato troppo rumore per un qualcosa peraltro senza fondamento scientifico – disse su Delta – ; l’annuncio è del ministero inglese, ma senza una pubblicazione scientifica su una rivista ‘peer-review'”.
“In un laboratorio di genomica inglese è stato trovato che il coronavirus pare aver avuto una mutazione che però – chiosa Bassetti – non inficia sulla mortalità e sull’aggressività del virus, ma aumenta la contagiosità del 70%. Non è una dato però approvato scientificamente”.
In realtà di lì a poche settimane l’Italia fu di nuovo travolta.
Poi Pregliasco, a dicembre del 2021. “Mascherine fino a quando non avremo il 70% di vaccinati”. Precauzioni come le mascherine “dovremo mantenerle finché non arriveremo all’immunità di gregge, che necessita il 60-70% di persone vaccinate” contro il Covid. Pregliasco ha poi precisato che “la Gran Bretagna ha voluto, per motivi politici, bruciare tutti per mostrare la sua indipendenza, ma la signora” diventata famosa come la prima vaccinata “non è stata la prima. Bisogna ringraziare le decine di migliaia di persone che si sono sottoposte alla vaccinazione durante gli studi clinici”.
Dopo un anno, col 90 per cento di vaccinati, siamo ancora con le mascherine. Eppure, lo stesso Pregliasco, si disse sicuro a dicembre 2021: “Tra un anno torneremo alla normalità”. E’ curioso che sia la stessa cosa che ha detto oggi. Pagliacci.
Il docente dell’Università di Milano è stato tra i primi a vaccinarsi: «Basta fake news su di noi: è l’unica via per uscirne». E prometteva: il 7 dicembre saremo alla Prima della Scala senza mascherine. In effetti lo hanno fatto, ma solo loro.
chiudere tutto , mandare affaculo i ne.gri e gli scopacammelli accompagnati da una buona manica di zoccole e di sucapalle di ricchioni, cosi ci liberiamo pure della immondizia nostrana. sparare a chi non rispetta il coprifuoco , questa è la sola soluzione, di questo passo tra 5 anni siamo ancora qua, alla centesima doooose, col figlio di figliuolo a romperci gli zebedei!