mercoledì 26 maggio 2021

LA SINISTRA E IL PD DICONO CHE IN ITALIA NON CI SONO PIU' NASCITE, O POCHE, PER FORZA, CI SONO LORO TROPPI.



IL PIANO DEGLI UOMINI PIÙ RICCHI DEL MONDO: TUTTE LE MULTINAZIONALI CHE FINANZIANO LA RIVOLUZIONE TRANS

MAGGIO 26, 2021


































Dio benedisse Noè e i suoi figli, e disse loro: «Crescete, moltiplicatevi e riempite la terra. "Con loro non c'è verso".


Finanziano tutto ciò che può aiutare a destrutturare la società. L’obiettivo è frammentare la società per renderà più controllabile e quindi eliminare ogni forma di resistenza alla globalizzazione.

L’ideale per loro è la fine della famiglia etnicamente omogenea. L’unica vera forma di resistenza al ‘brave new world’.

Causa trans e business: da Soros in su, sono molti e tutti degni di nota, i brand e gli imprenditori che sponsorizzano la crociata gender e il suo giro d’affari socio-umanitari, oltre che particolarmente rispondenti a logiche politiche e di marketing. Del resto, è vero: le idee camminano sulle gambe degli uomini, come ebbe a dire il grande Giovanni Falcone all’epoca delle sue inchieste. Ma senza i soldi di alcuni Paperoni mondiali non arriverebbero molto lontano, si potrebbe aggiungere oggi. E allora, sempre seguendo gli insegnamenti e le strategie del magistrato siciliano, urge anche rispolverare il metodo «follow the money». Ed è proprio partendo da questo presupposto che Francesco Borgonovo, vice direttore de La Verità, muove i suoi circostanziati passi alla ricerca di flussi e transazioni di denaro che hanno «ridato motivazioni a tante Ong arcobaleno ormai a corto di obiettivi». E da Soros a Stryker. Da aziende e istituzioni. Tra passaggi societari ascrivibili al mondo dell’attivismo Lgbt, l’inchiesta giornalistica indica tutti i «ricchi maschi bianchi» affezionati alla causa. E altrettanti finanziamenti utili alla causa gender…

Tutto parte, nella ricostruzione de La Verità, all’inizio del 2020: quando l’Università di Firenze. L’azienda ospedaliera Careggi. La fondazione The bridge. L’Osservatorio nazionale sull’identità di genere e l’Istituto superiore di sanità, hanno dato il via a un’indagine chiamata Spot. Ossia: «Stima della popolazione transgender adulta in Italia». Lo scopo dello studio mirava a ricostruire, in una sorta di censimento, quanti fossero effettivamente – a transizione avvenuta o in procinto di raggiungimento – i transgender sul territorio italiano. Ebbene, come riferisce il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro, «nel presentare l’indagine, Marina Pierdominici dell’Istituto superiore di sanità, parlando con Repubblica, azzardò una stima: «I dati della letteratura scientifica internazionale suggeriscono che la percentuale di popolazione transgender dovrebbe essere compresa tra lo 0,5 e l’1,2% del totale. Se confermata anche nel nostro Paese, consterebbe in circa 400.000 italiani».

Il contributo delle Associazioni sostenute anche da denaro pubblico

Va detto, più in generale, che la causa transgender nel tempo è riuscita ad avocare a sé spazi e protagonisti per associazioni Lgbt molto influenti. Che rischiavano di venire depauperati, almeno in parte, e il loro operato svuotato di senso. «Queste associazioni – scrive infatti Borgonovo – sostenute pure da soldi pubblici (come nel caso della britannica Mermaids che si occupa di ragazzini con varianza di genere), hanno conquistato negli anni un forte peso mediatico e politico, e lo sfruttano con furbizia e un pizzico di cinismo». Il punto, allora, resta quello dell’importanza. Quasi della centralità che il tema ha acquisito. Prendendo piede dal punto di vista sociale, anima istituzionale e corpo economico. Per cui, per esempio, sottolinea l’inchiesta giornalistica in oggetto, «attualmente del programma Diversity champions fanno parte circa 850 aziende e istituzioni: Stonewall (dietro pagamento di una quota) offre loro consigli su come «gestire le diversità», poi emette una sorta di bollino arcobaleno. Iniziative come queste hanno contribuito a creare un patrimonio di circa 8 milioni di sterline».

Il ruolo della Open society foundations di George Soros
Ma non è ancora tutto. Perché l’improvvisa accelerazione che la crociata trans ha registrato negli ultimi tempi non può essere giustificata soltanto con l’ausilio del lavoro promosso da associazioni Lgbt particolarmente attive e capaci. Dietro, infatti, secondo il lavoro svolto da Borgonovo, ci sarebbero anche «organizzazioni dotate di notevole potere economico, ad esempio la solita Open society foundations di George Soros». E su questo, Borgonovo, cita cifre e dati ben precisi. Quelli, per esempio, riferiti già da Kelly Riddell Sadler – giornalista, già consulente per la comunicazione di Donald Trump alla Casa Bianca – il quale diede sostanza numerica a dubbi e ipotesi, «calcolando che tra il 2013 e il 2016 Soros avesse finanziato associazioni come la Gay straight alliance (100.000 dollari nel solo 2013) o la Gate (Global action for trans equality, 244.000 dollari nello stesso periodo)». Tutto verificabile, rilancia La Verità: «Del resto basta farsi un giro sul sito di Open society per trovare più di un articolo in cui si sostiene che è tempo di «dare all’attivismo trans il supporto di cui ha bisogno».

Trans e business, tutti gli imprenditori al soldo della causa
Un business, quello legato al mondo Lgbt che si è incrementato nel tempo e dilatato nello spazio. E che, a un certo punto, registra un’impennata che fa parlare proprio di svolta, dovuta soprattutto al contributo dell’attività svolta da Arcus. Una Ong, illustra Borgonovo nel suo ampio servizio, «fondata e curata da Jon Stryker, ricco magnate dell’industria sanitaria. Come ha documentato la giornalista e attivista Jennifer Bilek (i cui articoli sono stati ben sintetizzati da Feministpost.it), “tra il 2016 e l’aprile 2021 Arcus ha investito quasi 74 milioni di dollari in promozione della giustizia sociale. La maggior parte dei suoi beneficiari avevano a che vedere con l’ideologia dell’identità di genere”».

La crociata trans, un business a livello globale
Non solo. A detta del servizio, «Arcus è stata una delle principali promotrici della causa trans a livello globale. Finanzia associazioni Lgbt storiche e potenti come Ilga. Arcus ha sovvenzionato anche la britannica Stonewall. Arcus, nel 2013, «ha scelto come direttore del programma internazionale per i diritti umani Adrian Coman, proveniente dalla Open society foundations. Nel 2015, invece, la Arcus ha raccolto 20 milioni di dollari per la New global trans iniziative in collaborazione con una fondazione chiamata Novo, che si occupa anche di sostenere Black lives matter e altri movimenti analoghi».

Tutti i Paperoni che foraggiano la causa trans e il suo business

Ebbene la Arcus haq il suo padre nobile nella figura di Peter Buffett, figlio di Warren Buffett. Ma nbon sarebbe il solo Paperone a foraggiare la causa trans. «Secondo Jennifer Bilek – riferisce infatti La Verità – , dietro l’esplosione delle istanze trans ci sarebbero principalmente “uomini. Bianchi. Estremamente ricchi e con un’enorme influenza culturale”. Tra cui il già citato Soros, Jennifer Pritzker (imprenditore trans con un patrimonio da due miliardi di dollari circa). L’attivista, imprenditrice e transumanista orgogliosa Martine Rothblatt. L’imprenditore Tim Gill (il primo gay dichiarato nella lista dei 400 ricchissimi di Forbes). In effetti, tutti costoro risultano finanziare e spalleggiare a vario titolo i movimenti transgender.

Ecco i brand e le firme illustri che appongono il marchio di fabbrica alla crociata trans

E insieme a loro, compaiono le sigle di grandi holding. Perché La causa trans gode del sostegno, se non altro propagandistico e mediatico, di alcune tra le più grandi aziende del mondo. Come dimostrato quando, nel «settembre 2020, Stonewall ha organizzato un grande evento a sostegno della causa trans intitolato «Trans rights are human rights». Lo hanno sostenuto 136 grandi aziende tra cui Amazon, Aviva, Citi, Google, Deliveroo, Deloitte, Microsoft, JP Morgan, Disney, Visa, P&G, Zurich». Brand e marchi illustri che hanno apposto il loro marchio di fabbrica sulla causa gender. Insieme ad altre grandi firme, scrive Borgonovo, «schierate politicamente per bloccare “le leggi che influenzerebbero l’accesso alle cure mediche per le persone transgender. I diritti dei genitori. I servizi sociali e familiari. Gli sport studenteschi o l’accesso a strutture pubbliche come i bagni”. Tra queste ci sono Apple, Airbnb, Dell, Facebook, Hilton, Ibm, Ikea, Nike, Pepsi, Pfizer, Uber, Unilever, Wells Fargo. Nulla di illegale».










Vero, ma non per quel motivo, dietro queste lobby, c ‘e satana, e sono centinaia di anni che esistono profezie sulla lotta finale di satana contro Dio, distruggere il matrimonio, distruggere la famiglia, innalzare l impudicizia e portarla in processione vedi l orgoglio frocio (beata Taigi.), inculcare il dubbio che la Particola Consacrata sia in fondo solo un pezzo di pane, San Paolo nella II lettera ai romani e’ molto chiaro, saranno condannati non solo coloro che lo fanno, ma anche coloro che non facendolo, aiuteranno ed approveranno, si parte anche dalla scuola dove si diplomano orde di analfabeti e di laureati, ai quali si fara’ capire col tempo, che il loro titolo di studio e’ paragonabile al livello culturale di un pecoraio africano appena sbarcato..per cui dovranno ringraziare coloro che permetteranno di esercitare da analfabeti…. Non si vuole destrutturare la famiglia per controllare le masse, ma si vuole annientare la societa’ stessa per distruggere l uomo ed annientarlo, mettendoci gli uni contro gli altri.







Ma è ovvio. Sono nuovi business, come le mascherine e i “disinfettanti” alcoolici per distruggere la pelle (così poi ti compri “i rimedi per i rimedi”…). I “farmaci” per “stabilizzare” i trans costano. I travoni spendono in feticchi più delle donne. E alle feste dell’unità senò non ci va più nessuno. Dunque, cchiù froshi pi ttutti!




Esattamente. Questo perchè la politica è sottomessa al denaro.





Concordo con Lorenzoblu, perciò non aggiungo nulla di più. Io farei una proposta : se iniziassero loro, quelli delle elite ricche, a distruggere le proprie famiglie, per vedere quali effetti ne derivino? D’altronde i “ben pensanti” dovrebbero essere loro a dare il buon esempio.

 

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