I MOSTRI DI BIBBIANO, BIMBI AFFIDATI A COPPIE GAY: TORTURATI
I MOSTRI DI BIBBIANO, BIMBI AFFIDATI A COPPIE GAY: TORTURATI
Sono decine gli affidi sospetti al vaglio della procura. Falsi orchi creati a tavolino per lucrare sui rimborsi, certo. Ma, soprattutto, per “dare i bambini ai gay”. A Bibbiano vigeva l’ideologia del gay pride.
Il vaso è aperto. La vicenda Bibbiano è l’applicazione della Cirinnà a livello delinquenziale.
“Porca puttana scendi! Scendi! Non ti voglio più! Io non ti voglio più, scendi!”. È questa una delle intercettazioni delle due lesbiche Daniela Bedogni e Fadia Bassmaji. La coppia omosessuale coinvolta nello scandalo degli affidamenti che, sempre di più, somiglia ad un film horror. Anzi: alla normalità da gay pride.
Intercettazioni che rivelano dettagli orribili su come gli assistenti sociali sarebbero riusciti a strappare i bambini alle loro famiglie naturali. Sono le stesse carte a parlare. E inizia tutto così.
“Pensi che? Katia pensa che? Dai dillo! Porca puttana vai da sola a piedi”. Ad urlare è Daniela Bedogni. Sbraita contro la bimba che ha preso in affido con Fadia Bassmaji e lo fa perché la piccola non vuole – anzi sarebbe meglio dire non può, dato che le violenze non sarebbero mai accadute – raccontare degli abusi subiti nella sua famiglia naturale. Poi, si legge sempre nelle carte, Daniela “sbatte la bambina fuori dall’auto sotto la pioggia battente”. Viene così accusata di abbandono di minore.
Ma come è stato possibile che la piccola sia finita a vivere con le due donne? La risposta avrebbe un nome e un cognome: Federica Anghinolfi. Negli atti si legge infatti che Fadia e la Anghinolfi “risultano aver avuto in passato tra loro una relazione sentimentale, dato acclamato anche in ragione di fotografie presenti sui social network”.
La piccola si sarebbe così ritrovata a vivere con le due donne, prigioniera delle loro continue pressioni psicologiche e restrizioni. E chissà di cos’altro.
Nelle carte si legge che, “alla bambina era vietato tassativamente di lasciare i capelli sciolti”. Era considerato un atteggiamento di vanità che secondo le psicologhe, d’accordo con le affidatarie, la piccola non poteva assolutamente manifestare. Ma c’è di più. La bambina non si poteva avvicinare ai maschi. Le era vietato. Indottrinamento gender.
Le analiste avevano millantato abusi nella famiglia naturale della bimba. Abusi che, secondo le intercettazioni, non ci sono mai stati.
Se la bambina chiedeva spiegazioni del perché non potesse più vedere i genitori, la psicologa iniziava con le pressioni: “Quando ti hanno detto che non avresti visto più tuo papà tu eri contenta. Ricordi?”. Katia: “Non mi viene in mente. Non ricordo di aver detto così”. E ancora il medico: “Guarda che non c’è niente di male. (…) Non è che se tu hai detto che stavi tanto male e non volevi più vederlo sei una cattiva bambina”. Ma Katia non ci sta: “Mi piacerebbe rivederli. Ogni tanto mi capita di piangere perché mi mancano gli abbracci del papà”.
Fottute lesbiche.
Ad emergere con evidenza dalle intercettazioni della procura è lo squilibrio mentale di una delle due donne della coppia affidataria. Si legge infatti nell’ordinanza che Danila Bedogni, in più occasioni e, mentre si trovava da sola nella sua auto, “instaurava lunghe conversazioni con soggetti immaginari”. E tra le urla di totale delirio la donna alternava bestemmie, canti eucaristici e forti liti in cui si immaginava di sgridare bambini. Ed è proprio a lei che è stata data in affido una minore. I servizi sociali l’avevano infatti considerata idonea.
Ma non solo. Le donne facevano una forte pressione psicologica alla bimba, inventando presunte mancanze dei genitori naturali. Dice a tal proposito Fadia alla piccola: “Vuoi fare come i tuoi genitori che hanno fatto delle scelte che hanno fatto tanto male a te? Devi essere diversa”. Poi, dopo aver insultato i genitori della bambina, chiamandoli idioti, alza il tono della voce e minaccia: “Puoi andare a vivere sotto i ponti se vuoi fare quello che ti pare”.
Il cerchio ancora non si chiude ed emergono sempre più dettagli di questa vicenda. La piccola vittima ha descritto nel dettaglio le torture psicologiche subite dalla coppia. E in un fiume di parole, chiuse dentro un quaderno, “acquisito agli atti alla cui visione e lettura si fa rinvio”, la ragazzina racconta quello che la sua famiglia adottiva le faceva vivere giorno dopo giorno e a cui già gli inquirenti attribuiscono le parole punizioni e maltrattamenti. Che, questa volta, sarebbero stati compiuti davvero.
Sui nove minori affidati illecitamente, più di uno è stato affidato a coppie gay. Ad individuare le coppie idonee alla presa in carico temporanea del minore era sempre lei: Federica Anghinolfi. Omosessuale dichiarata e, da sempre, attivista nella lotta per i “diritti” alle coppie omosessuali.
Era stata sempre lei, per esempio, ad affidare una delle bambine a Cinzia Prudente, sua ex compagna. Non solo, anche la stessa Prudente è comproprietaria di un’appartamento dove le due hanno vissuto assieme per ben quattro anni. Ma pare che ci siano ancora altri casi di affidi proprio a coppie gay. Tra le altre cose, negli incontri pubblici a cui prendeva parte la Anghinolfi non aveva mancato di evidenziare l’importanza di “andare oltre al tema dell’identità di genere nella relazione genitoriale”.
La 57enne Federica Anghinolfi, responsabile del servizio sociale dell’Unione della Val d’Enza e indicata dagli inquirenti, secondo quanto emerso su Reggio Sera, come uno degli elementi di spicco della rete che guidata dal sindaco PD di Bibbiano vendeva i bambini ai pedofili, dopo un lavaggio del cervello che li rendeva convinti di avere subito abusi dai genitori, è un fan di Sea Watch.
La Anghinolfi infatti, nella nottata tra il 26 e il 27 giugno, pubblicava sulla propria bacheca Facebook un’immagine in grande della “capitana” di SeaWatch, Carola Rackete, con tanto di commento “Ognuno ha i capitani che si merita. Io scelgo Carola Rackete”:
E non è la sola:
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