lunedì 2 ottobre 2023

 BREAKING NEWS, INVASIONE, POLITICA

IOLANDA, IL GIUDICE PRO-CLANDESTINI CHIEDEVA DIMISSIONI SALVINI E PORTI APERTI

OTTOBRE 2, 2023


























Ancora notizie sulle idee politiche di Iolanda, il giudice di Catania che ha spalancato i porti italiani liberando alcuni clandestini ‘perseguitati’ dai cercatori d’oro e dai creditori.
Secondo Repubblica il giudice è super partes. Invece chiedeva le dimissioni di Salvini quando chiudeva i porti e raccoglieva firme contro i muri. Proponeva di pagare i clandestini perché arrivassero in Italia più facilmente.

Ora, con questa sentenza, ha potuto mettere in pratica non la legge, la propria ideologia.

Il popolo deve potere licenziare i magistrati. Non esiste legge sopra la sovranità popolare, perché da questa e non da un’astratta idea discende la legittimità dello Stato.

Le leggi le fa il popolo attraverso il Parlamento – anche se sarebbe meglio le facesse senza – e i giudici devono applicarle alla lettere. Non il contrario.

Il primo post che compare nella bacheca di Apostolico è una petizione, condivisa nel luglio 2018, che chiedeva una «mozione di sfiducia» nei confronti di Matteo Salvini, che a quei tempi era da poco stato nominato ministro degli Interni. Nessun commento da parte sua ma solo una pubblicazione sulla bacheca. Lo stesso ha poi fatto nel giugno dello stesso anno con un articolo dal titolo «Open Arms e Sea Watch: la richiesta di archiviazione della procura di Palermo». Le sorti delle Ong sembrano stare a cuore ad Apostolico, che nell’elenco delle pagine seguite su Facebook ha «Free Open Arms» ma anche quella dedicata a «Open Arms», Ong che ha portato il leader della Lega a processo.

La giudice, da tempo sposata con Massimo Mingrino, funzionario giudiziario vicino agli ambienti politici rossi e simpatizzante di Magistratura Democratica, ha un forte interesse verso i temi migratori, come dimostra anche il like a «Presidio permanente No Borders – Ventimiglia». O, ancora meglio, il reportage fotografico da lei stessa realizzato nel maggio 2011 sull’attracco a Catania del traghetto «Flaminia» con 1300 migranti che arrivarono a Lampedusa e vennero poi distribuiti nei centri di accoglienza locali. Immagini che la Apostolico definisce simbolo di «moderna deportazione»(questo il titolo che dà alla gallery). Sulla suo profilo abbiamo trovato anche il «follow» alle pagina del «Progetto 20K», associazione che si definisce una «rete di solidarietà e aiuto concreto per la libertà di movimento», e di «Caravana Abriendo Fronteras», che sostiene l’ideologia no border. Nel 2016 la Apostolico condivide un’altra petizione dal titolo: «L’Europa apra le porte ai migranti e usi i finanziamenti per garantire viaggi aerei sicuri». È un richiamo a un appello della Rete femminista «No muri, no recinti». Nella petizione, chiusa a poco più di 3600 firme, si chiedeva al governo di «accogliere le persone migranti con dignità, umanità e sicurezza, sottraendole alla violenza e allo sfruttamento degli scafisti e dei passeur» ma anche di «non finanziare più la Turchia o altri paesi del Nord Africa allo scopo di trattenere migliaia di richiedenti asilo in campi di raccolta». E ancora, proponeva di usare «questi fondi per garantire viaggi sicuri a partire dai luoghi d’origine». Scartabellando le pagine seguite da Apostolico troviamo, tra le altre degne di nota, anche quelle di «Potere al popolo», (sezione di Catania), movimento fondato dal centro sociale «Je so’ pazzo» di Napoli, che nello scacchiere politico si colloca tra le forze della sinistra radicale. E ancora, troviamo la pagina di «Democrazia e Autonomia», il partito fondato da Luigi De Magistris, e quella di «Possibile», partito schierato a sinistra e ispirato da Pippo Civati. Tra le pagine seguite non manca nemmeno quella dell’ultrà dell’accoglienza Aboubakar Soumahoro. Ognuno nei suoi profili social può seguire e condividere quel che desidera: è la democrazia della libertà di pensiero e di parola. In tal senso, Iolanda Apostolico ha dato indicazioni precise su quelle che sono le sue, legittime, idee personali e politiche, l’importante è che queste rimangano fuori dalla sua aula di tribunale.







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