giovedì 28 febbraio 2019

ANZIANA SEQUESTRATA IN CASA DA AFRICANI, DECIDE DI DENUNCIARE IL FATTO, MA IL GIUDICE PROCESSA L'ANZIANA PER RAZZISMO.


DENUNCIA IMMIGRATI PER PESTAGGIO, MA PROCESSANO LEI PER “RAZZISMO”




Ieri la notizia:


Ora ti cacciano anche di casa se il tuo vicino marocchino dice che sei razzista: Insulti e minacce di morte alla vicina di casa, e al figlio di appena sei anni, perché di colore. Parla di questo l’inchiesta della procura di Torino che vede indagati marito e moglie, italiani di 54 e 59 anni. Atti …



Ora un altro caso in cui la ‘giustizia’ sta dalla parte dello straniero. Sempre e comunque.
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Una signora di Monza, dopo avere chiamato più volte i carabinieri per le aggressioni subite, denuncia i vicini stranieri, Bangladesi. Scrive ai giornali locali per denunciare le impossibili condizioni di vita dopo il loro arrivo nel condominio:
«Aiutateci, viviamo in casa nostra prigioniere dei nuovi vicini»
L’appello di una donna e dell’anziana madre “prigioniere in casa loro a Monza – denunciano – da quando l’appartamento al piano superiore è stato comprato da un cittadino straniero che vi abita insieme a un gruppo di connazionali”. Una storia di insulti e paura.
Vorrebbe traslocare, ma non se lo può permettere. E così non le resta che sopportare, con fatica, giorno dopo giorno, una situazione che da troppi mesi è diventata intollerabile. Una situazione che non sembra volersi risolvere, nonostante gli interventi delle forze dell’ordine, le denunce e le lettere dell’avvocato.

È per questo che la signora ha deciso di raccontare la sua storia al Cittadino, con la speranza di smuovere qualcosa. Di attirare l’attenzione sul suo caso, perché minacce, insulti e paura stanno rendendo invivibili le sue giornate.
«Sei una p… Una morta di fame. Te ne devi andare da qui». Il suo incubo inizia sei mesi fa quando un nuovo vicino acquista l’appartamento al primo piano di un piccolo complesso residenziale di via Buonarroti. Una villetta indipendente con un piccolo giardino, abitata al piano terra dalla donna e dall’anziana madre con problemi di salute e al primo piano, a partire dal mese di ottobre 2016, da un uomo di nazionalità bengalese.
«Mia madre abita in quell’appartamento dal 1969 – ha spiegato – e da qualche tempo vivo anch’io con lei. Negli anni si sono susseguiti tanti vicini e non abbiamo mai avuto problemi con nessuno. Ora, però, non sappiamo più cosa fare. Abbiamo paura». Perché, secondo quanto racconta la donna, la situazione è presto degenerata. «Stanno rendendo la nostra vita un incubo. Parlo al plurale perché, nell’appartamento, assieme all’uomo, l’unico effettivamente residente lì, si sono trasferite anche numerose altre persone. Ci sono difficoltà di convivenza – ha proseguito – legate alla mancanza di cura, di rispetto e manutenzione delle parti comuni. Ma questo è il meno, ormai ci abbiamo fatto l’abitudine».
L’aspetto peggiore è legato alle minacce, agli insulti e alle parole di scherno a cui viene quotidianamente sottoposta: «Stanno facendo di tutto per farci odiare casa nostra», ha spiegato.
Nei giorni scorsi l’ultimo dei numerosi episodi, al termine del quale, verso mezzanotte, la donna ha deciso di scrivere un’e-mail al giornale: «La mia situazione è più disperata che mai – queste le sue parole – Prima c’è stata l’ennesima cruenta discussione, all’aperto in giardino. I risvolti sono stati proprio brutti: sono stata costretta ancora una volta chiamare le forze dell’ordine, che sono intervenute quasi subito, ma con scarsa incisività. Ho ottenuto solo un’altra notte in bianco, oltre ad una notevole dose di paura, poiché le minacce gli insulti e le frasi intimidatorie sono state più pesanti del solito. Non so più cosa fare».
Alla fine, i due stranieri vanno a processo per percosse e minacce.
Ma prima, denunciano a loro volta la donna per ‘razzismo’. Secondo la loro testimonianza, infatti, questa li avrebbe insultati pesantemente, invitandoli a tornare al loro “paese”, impedito ai loro ospiti di accedere dal cancello, imbrattato la scala d’accesso all’appartamento delle persone offese con calcinacci, erbacce e piante rovesciate. Gli avrebbe urlato contro più volte dal cortile comune che li avrebbe cacciati da quella casa dove non avevano “diritto di stare”.
Tutte cose che la donna, partita come vittima, nega. Tanto che la procura, convinta, aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo. Nulla da fare. Accogliendo l’opposizione del legale di parte civile, il gip (di cui ci piacerebbe conoscere la corrente) ha disposto l’imputazione coatta.
Così ora è lei a processo per ‘stalking’.

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