lunedì 28 febbraio 2022

SBARCANO NEL NOSTRO PAESE, POI NON ACCETTANO LE NOSTRE LEGGI E REGOLE, STATE A CASA VOSTRA



 BREAKING NEWS, INVASIONE, PIEMONTE

FANATICA ISLAMICA VUOLE GIOCARE COL VELO IN ITALIA: L’ARBITRO DICE NO E LO ACCUSA DI RAZZISMO

FEBBRAIO 28, 2022

































L’Occidente è una barzelletta. Mandiamo soldati a morire in islamolandia per “togliere il velo alle donne”, poi importiamo fanatiche islamiche in casa nostra.

Il problema infatti non è il velo o non il velo, è che questa gente sia qui tra noi. E’ per questo tipo di società che combattete a Kiev.

«Non è razzismo. L’arbitro voleva solo tutelare la sicurezza della calciatrice: quel velo era avvolto sotto il collo. Poteva secondo lui diventare pericoloso». Arriva la spiegazione dell’Aia (Associazione italiana arbitri) a Maroua Morchid, calciatrice 16enne di origine marocchina, che pretendeva di entrare in campo con l’hijab nella gara di calcio femminile, interrotta ieri a 5 minuti dal termine.


È accaduto durante la partita del campionato Under 19 di calcio femminile, tra Pro Vercelli e Accademia Torino, quando all’85’ le due squadre erano sul 2-2. Alla risposta della giovane nata a Vercelli, ma con genitori del Marocco, il direttore di gara ha deciso di interrompere la partita, seguendo alla lettera il regolamento che non consente copricapo “pericolosi” per chi li indossa o per qualsiasi altro calciatore. Nessun motivo “ideologico”. Per la stessa ragione, infatti, è proibito giocare ad esempio con una felpa con il cappuccio. Il velo o il cappuccio possono essere tirati da un calciatore avversario, provocando nell’ipotesi più estrema, persino uno strangolamento. Insomma, un principio esclusivamente a tutela della calciatrice. La ragazza, attaccato al velo, aveva anche uno scaldacollo.

Minuto 85’, il risultato è sul 2-2: per sostituire una giocatrice infortunata, la Pro Vercelli fa entrare Maroua Morchid. Alla ragazza, vercellese, il direttore di gara le dice subito: “Non puoi giocare con il velo”. Secondo le cronache locali, Maroua ha sempre giocato con l’hijab nel corso del campionato, senza alcun problema. Bisogna capire se indossato nella stessa maniera, con lo scaldacollo.

A quel punto, la giovane si è rifiutata. E le calciatrici di entrambe le squadre hanno chiesto lumi al direttore di gara. Il quale, riportano le cronache piemontesi, per tutta risposta ha sospeso la partita, attenendosi al regolamento. Probabilmente non era il velo, ma “quel velo” annodato in quel modo a creare problemi.

In un comunicato, la Pro Vercelli femminile ha espresso “la massima solidarietà e vicinanza a Maroua” e ringraziato gli avversari dell’Accademia Torino “per la vicinanza umana e la solidarietà sportiva espresse sin da subito”. Il tema della convivenza tra regolamento e usanze islamiche nello sport ha creato un vivace dibattito. A livello internazionale, infatti, la Fifa, dopo averlo messo fuori legge nel 2007, autorizza il velo dal 2014: una vera e propria e rivoluzione, visto che le donne di fede islamica possono giocare solo se completamente coperte. Va ricordato che l’Aia consente da anni di indossare il velo anche alle donne arbitro islamiche. Va tenuto presente, però, che l’arbitro a differenza dei calciatori, non è soggetto a falli di gioco come trattenute.

Il regolamento prevede che «laddove vengano indossati copricapo», questi «non devono costituire alcun pericolo per il calciatore che lo indossa o per qualsiasi altro calciatore (ad esempio, con un meccanismo di apertura/chiusura intorno al collo) · non avere alcuna parte che si protenda fuori della superficie (elementi sporgenti)».

Già il calcio femminile è una cosa ridicola. Ci manca anche il calcio femminile col velo in testa. Questo tipo di società è destinato a collassare. Deve collassare. Per questo stiamo con Putin.













il problema sono i presidenti e gli allenatori che vogliono imporre la loro inclusione, quando puoi uno fa rispettare le regole è razzista!….. chi se ne frega, ad una beduina sottosviluppata come questa io avrei risposto per le rime , le avrei detto va a giocare in arabia e vedi un po’ se puoi farlo, qua invece ti senti in diritto di venire a giocare e a romperci le palle, va a casa tua dai tuoi fratelli beduini e vedi un po’ se ti fanno giocare, poi vediamo chi sono i razzisti!







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