L’ULTIMA DELLA FIGC: VUOLE GIOCATORI STRANIERI IN NAZIONALE
L’ULTIMA DELLA FIGC: VUOLE GIOCATORI STRANIERI IN NAZIONALE
Per la Fifa, come è ovvio che sia, non può giocare con una nazionale chi non è cittadino della nazione che deve rappresentare.
Questo limita casi deliranti ma non ha impedito a Paesi come la Francia di schierare, ad esempio nel 2010, 11 calciatori africani con cittadinanza francese.
Però questo non è un problema della FIFA, sono gli Stati a decidere chi è o non è cittadino.
Ma ora, le federazioni europee hanno chiesto alla FIFA di applicare una sorta di ‘ius culturae’: chi nasce in Italia ma è straniero, ad esempio, secondo questa richiesta dovrebbe giocare in Nazionale. Anche se non ha la cittadinanza italiana.
Ma leggiamo come raccontano questa delirante richiesta i giornali ‘sportivi’:
Sono tanti i calciatori giovanissimi che giocano nella nazionale Under 17 e che al Mondiale in Brasile stanno brillando indossando la maglia azzurra e rappresentando, inoltre, un bersaglio per i razzisti di tutta Europa.
Nella nazionale del ct Carmine Nunziata ci sono ad esempio Wilfried Gnonto, Destiny Udogie e Franco Tongya.
Tutti e tre sono figli di lavoratori venuti dall’Africa e cittadini italiani.
Wilfried Gnonto (Inter), è il più giovane. E’ nato a Baveno, Verbania, e ancora non ha compiuto 16 anni. All’esordio mondiale ha segnato 2 gol.
Anche Destiny Udogie è del 2003. E’ dell’Hellas Verona.Franco Tongya, invece, di Torino, ha 17 anni e gioca nella Juve. La sua famiglia viene dal Camerun.Sono tutti nati in Italia. Possono vestire la maglia del nostro Paese grazie ai genitori, che hanno acquisito
da tempo la cittadinanza italiana. Ma ci sono tanti altri ragazzi che non sono altrettanto fortunati e per i quali occorre fare qualcosa.In Italia i ragazzi immigrati o figli di immigrati sono il 17% degli studenti in età scolare. E’ necessario mettere mano al regolamento e istituire un vero e proprio “Ius culturae sportivo”. Una norma che permetta ai ragazzi nati o arrivati in un certo Paese in età prescolare di difenderne i colori anche senza cittadinanza.“La crescente integrazione di cittadini di seconda generazione impone di rivedere le norme. Gli imbecilli che hanno commentato i gol dell’Italia sui profili social della Nazionale con offese razziste, se ne facciano una ragione”.
Non ce ne faremo mai una ragione. Non offenderemo, perché il fatto che non siano italiani non li rende mica inferiori a noi, solo diversi. Non è certo razzista pretendere la normalità: che giochi in nazionale chi è italiano e non chi, per caso, è nato in Italia. Diteci voi che senso ha una partita dove Boateng il ‘tedesco’ gioca contro il fratello ghanese. E diteci voi il senso se questo fosse moltiplicato per undici.
Detto che uno come Balotelli, anche fosse stato Pelé, doveva giocare nel Ghana, ha comunque almeno un senso legale che abbia giocato con l’Italia una volta ‘italiano’. Ma qui ora vogliono andare oltre: farli giocare anche quando non sono italiani per legge.
Nelle nazionali italiane, al di là di questo caso particolare dell’U17, ci sono infatti ‘troppo pochi’ neri per i gusti dei globalisti: attualmente zero in quella maggiore, 1 nell’U21 e praticamente zero in tutte le under fino all’U15 con l’eccezione di cui sopra. Questo non lo possono tollerare, anche l’Italia deve essere africanizzata.
E “dovete farvene una ragione”. Na. Si prenda invece il ‘vizio’ di andare a prenderci i nipoti dei nostri emigranti in Sudamerica. Magari troviamo un Messi invece di un Balotelli.
Perché l’identità è un ostacolo alla costruzione di un mondo globalizzato di automi intercambiabili.
Sarà un piacere allora constatare che Claudio Gentile avrebbe dovuto giocare per la Libia. Vai Gheddafi!
Se avete letto bene, i tre africani che giocano con la Nazionale U17, sono diventati cittadini italiani, non per ius soli, ma per ius sanguinis, perché i loro genitori la nostra cittadinanza l’hanno acquisita per residenza, e come sappiamo uno straniero regolare extracomunitario che abbia fatto 10 anni consecutivi di residenza in Italia, ha diritto a chiedere la cittadinanza. Siamo quindi sicuri che il problema è solo quello di impedire che lo ius soli diventi legge dello Stato? Oppure bisogna intervenire sulle naturalizzazioni per residenza, che è evidente, vengono concesse con troppa facilità?
La legge sulla cittadinanza attuale, del 1992, è uno ius soli ritardato, lo sappiamo, ma la naturalizzazione per residenza è peggio, soprattutto se non si fissano determinati paletti, come ad esempio la conoscenza della lingua italiana. Grazie alla legge attuale, infatti, chissà quanti stranieri che non sanno parlare la nostra lingua e parlano abitualmente quella loro, sono diventati cittadini italiani perché hanno ottenuto i requisiti per residenza.