venerdì 1 marzo 2019

VESCOVO RICONOSCE CHE I FINTI PROFUGHI RUBANO QUEL POCO LAVORO CHE C'E' IN ITALIA.

VESCOVO: “IMMIGRATI RUBANO IL LAVORO AI NOSTRI, VANNO ESPULSI”






Nelle Filippine è scontro tra il governo e il vescovo locale, che esige espulsioni di massa, perché, dice, gli immigrati rubano il lavoro ai filippini!
Tollerare i flussi di migranti cinesi senza regolare documentazione è “ingiusto nei confronti dei filippini”: ha infatti affermato mons. Ruperto Cruz Santos (foto), vescovo di Balanga e presidente della Commissione episcopale per i Migranti e gli Itineranti.
Il presule ha dichiara che la normativa in materia d’immigrazione dev’essere applicata in tutti i casi, a prescindere da nazionalità o status. “Il loro ingresso, soggiorno e impiego devono essere legali e, in caso contrario, è necessario applicare la legge. Nessuna eccezione, nessun trattamento speciale“, ribadisce mons. Santos.
Mons. Santos ha anche respinto le affermazioni secondo cui l’ondata di lavoratori cinesi è dovuta alla mancanza di competenze tra i filippini, soprattutto nel settore delle costruzioni: “Potrebbe essere che non stiamo dando loro lavoro, mentre abbiamo scelto di darlo ad altre nazionalità. E quindi è un trattamento ingiusto per i nostri concittadini”, aggiunge il vescovo. Il presule esorta il governo a garantire che i filippini non siano derubati delle opportunità di lavoro nel proprio Paese e conclude: “Date la priorità ai filippini e fateli lavorare qui, in modo che non vi sia la necessità di andare all’estero“. Prima i filippini!
Ma ma, allora, non è contro il Vangelo, come vaneggiano i nostri vescovi, dare lavoro prima agli italiani espellendo i clandestini che glielo rubano. E’, anzi, cosa buona e giusta.
Le dichiarazioni del vescovo di Balanga suonano come una risposta alle affermazioni del presidente Rodrigo Duterte, che lo scorso 23 febbraio si è dichiarato favorevole all’idea di non espellere dal Paese gli irregolari di nazionalità cinese. Per motivi di politica estera.
Durante un comizio elettorale nella provincia di Laguna, Duterte ha dichiarato: “Lasciate che restino qui per lavorare”. Spesso criticato per le sue politiche conciliatorie nei confronti di Pechino, il presidente ha difeso il suo commento paragonando la situazione dei migranti cinesi a quella dei concittadini filippini in Cina. “Abbiamo 300mila filippini lì – ha dichiarato –. Cosa succederebbe se li cacciassero tutti?”.
Nel 2016, il consolato filippino di Hong Kong ha stimato in circa 200mila i filippini che lavorano come collaboratori domestici in Cina, pur non essendo in possesso dei necessari documenti. In un discorso pubblico di novembre 2018, Duterte ha sottolineato che “esiste la concreta possibilità” che anche i filippini in Cina potrebbero diventare vittime di espulsione, quindi Manila dovrebbe evitare di “intervenire in modo risoluto su questo problema”.
All’inizio di questo mese, l’Ufficio filippino per l’immigrazione ha riportato che il 74% dei 533 stranieri arrestati nel 2018 sono cittadini cinesi. Il 7 febbraio, le forze di sicurezza ne hanno arresti 30 che lavoravano in modo illegale in diversi stabilimenti industriali di Parañaque City (Metro Manila).

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