MUSULMANI: «BERE IL SANGUE DEGLI ITALIANI» – VIDEO
Qualcuno pensa che il problema italiano siano i clandestini, e che gli immigrati regolari siano, invece, simbolo di integrazione. Posto che l’integrazione è un’altra forma di genocidio, sono proprio i regolari i più pericolosi.
Come Arjan, 28 anni, kosovaro. Siria, Kosovo, Egitto, Italia. Un terrorista islamico che a Venezia faceva il cameriere. Entrato in Italia dopo ‘esperienze’ in Siria con ISIS, aveva iniziato a «diffondere i sermoni degli imam integralisti salafiti sostenitori del jihad», scrisse il gip di Venezia, Alberto Scaramuzza, nelle 41 pagine di ordinanza per l’arresto, nel 2017, dei famosi ‘kosovari di Rialto’.
L’obiettivo di Arjan Babaj, riuscito, era quello di organizzare un gruppo di terroristi tra i suoi connazionali, musulmani, camerieri come lui. Primi fra tutti Fisnik Bekaj e Dake Haziraj (arrestati), di 25 e 26 anni, che abitavano nelle case popolari della terraferma di Marghera, come pure un minorenne (fermato). E poi c’erano Arxhend, Margim e gli altri, che sembrano meno fanatici ma pur sempre sensibili alle parole della loro «guida spirituale».
Intercettazioni ambientali – In particolare una, nella quale lui commenta con gli amici il video di una bomba piazzata in uno zaino e fatta esplodere. «È un grande — dice — avendo messo la bomba dentro lo zaino». Il gruppo si mette a guardare un altro filmato, questo francese, nel quale si spiega come uccidere con il coltello. «Non dev’essere troppo piccolo e deve essere affilato. Adesso bisogna vedere i punti essenziali dove colpire il corpo umano… Nel combattere voi combattete… nella vostra regione, quindi uccideteli e agite perché potete cambiare la storia… della Francia».
L’«allievo» Bekaj rilanciava il radicalismo nell’orbita dei social, Instagram e Facebook su tutti. Il 31 gennaio scorso pubblica un post consigliando di «lavorare continuamente (in Rete) perché anche questo è jihad e non è niente di meno di quello che fanno nei campi di battaglia con il permesso di Allah». Il 21 gennaio scrive che «chi combatte sulla strada di Allah e viene ucciso è martire o trionfa». Anche il suo amico Haziraj, che ha un profilo Instagram con 18 mila followers, ha imparato la lezione di Arjan. «Allah distrugga i miscredenti… protegga i fratelli di Mosul e li gratifichi con la vittoria». I miscredenti (kafir) come costante argomento di conversazione. «Da un giorno all’altro ho capito che accompagnarsi ai kafir è peccato — dice Babaj —. La miglior bevanda è il sangue dei kafir», il nostro.
«Il sacrificio è il massimo grado di sincerità possibile». «C’è anche l’Italia, anche l’Italia ha mandato soldati e altro, anche se non sembra che ci siano…». Sono in cinque a ritrovarsi: «Ma chi potrebbe dire che non ce ne siano altri 50 mila fuori. Con 50 mila sai che fai? Puoi distruggere l’Europa». E il diciassettenne, rimasto ad ascoltare, rispose: «Adesso dobbiamo dare a San Marco». Mentre lo diceva gli inquirenti lo ascoltavano. E decisero di fermarli tutti.
Ma sono più di 50 mila. E non puoi fermarli tutti. Puoi solo espellerli in massa. Ma puoi farlo, solo se non hai dato loro prima la cittadinanza italiana.
Perché non è un problema di ordine pubblico, ma demografico. E come insegnano Francia e GB non si esaurisce in pochi anni, anzi si esaspera, in un crescendo, di generazione in generazione.
Per questo è urgente abrogare i ricongiungimenti familiari e tornare allo ius sanguinis. Altro che ius soli.
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