MILANO, AFRICANO NON PUÒ ESSERE ESPULSO PERCHÉ IL SUO PAESE NON LO RIVUOLE
Il gambiano di 33 anni è irregolare sul territorio nazionale dal 2016, quando è scaduto il suo permesso di soggiorno umanitario, che aveva ottenuto nel 2014.
L’africano ha precedenti per spaccio, furto, resistenza a pubblico ufficiale, porto d’armi, ricettazione e lesioni. Nel 2015 è stato emesso un divieto di dimora e nel 2017 è stato scarcerato. Ma anche se clandestino, non era stato espulso. È stato arrestato dalla polizia in un giardino pubblico di Milano, ma le sue 6 identità fittizie rendono impossibile la sua espulsione, dicono: ma come, non avete le sue impronte dopo la richiesta di asilo?
Di “professione” spacciatore, il giovane arrivato in Italia con un barcone è stato fermato in un parco milanese. Dopo un processo per direttissima, gli è stato imposto un nuovo ridicolo divieto di dimora. Vai a delinquere fuori Milano…“Quella che oggi arriva da Milano è una storia che vorremmo far leggere alle Boldrini, ai Saviano, alle Carole, ai Majorino, a tutti quelli che nei precedenti cinque anni di Governo tiravano fuori la storiellina del ‘poveretti accogliamoli, sono profughi che scappano dalla guerra’”, è intervenuto il deputato della Lega, Paolo Grimoldi.
Ora l’Ufficio immigrazione della questura è al lavoro per organizzare una nuova espulsione. Ma il suo Paese non lo vuole perché non riconosce la sua identità. E’ per questo che dobbiamo accordarci con un Paese terzo, come l’Uganda (come fa Israele), dove espellere questi indesiderati in cambio di soldi.
“Quanto è costato questo clandestino in questi cinque anni tra mantenimento e arresti? E quanto è costato in termini di reati commessi? Magari qualcuno tra la Boldrini, Saviano, Majorino o altri ha voglia di rispondermi”, ha attaccato il leghista Grimoldi.
Nessun commento:
Posta un commento