ALARM PHONE E FAKE NEWS: LIBICI VERSO GOMMONE CON 50 CLANDESTINI
I media di distrazione di massa pendono dalle labbra dei telefonisti degli scafisti. Ansa:
Chiunque può telefonare a questi simpaticoni e fingersi su un barcone in mezzo al mare. E, in realtà, la guardia costiera libica è stata contattata dalla nostra.
La vicenda:
Le solite coincidenze: i migranti sui barconi chiamano il centralino di @alarm_phone solo quando ci sono navi delle #ONG presenti in zona SAR.
La #AlanKurdi di @seaeyeorg è già impegnata nella ricerca delle 50 “risorse”.
Il comunicato della @guardiacostiera in seguito alla segnalazione di @alarm_phone che indicava un barcone con 50 migranti alla deriva.
Come da convenzioni internazionali, #MRCC di #Roma ha informato la Guardia Costiera libica competente nella sua zona SAR.
Cosa scoccia a questi aggregatori di clandestini è una cosa piuttosto evidente: prima fungevano da collegamento tra scafisti e GC italiana. Per non telefonare direttamente, i trafficanti avevano bisogno di una organizzazione di ‘volontari’ che facesse da tramite. Ecco che nasce Alarm Phone: ma ora la GC italiana non corre più in Libia, passa l’informazione a quella libica. Per questo la pacchia è finita.
E comunque c’è un modo certo per non affogare: non partire.
Alarm Phone nasce, come una scatola cinese, nell’ottobre 2014. Alarm Phone è un call center per i migranti organizzato da una coalizione di attivisti internazionali che da Tunisi a Chicago, da Tangeri e Melilla a Palermo, Berlino, Strasburgo, Barcellona, Bruxelles, Vienna, Zurigo, Amsterdam e Londra puntano lo sguardo direttamente sul Mar Mediterraneo. La coalizione vanta collaborazioni come WatchTheMed, Boats4People, Benvenuti in Europa, Africa Europe Interact, Borderline-Europe, No Borders Marocco, FFM e Voix des migrants.
A fondare Alarm Phone è stato il prete eritreo e trafficante di droga don Mussie Zeray, per anni è stato il referente numero uno dei clandestini e indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli scafisti avevano tutti il suo numero.
Poi ha deciso di ampliare la rete. Così è partita Alarm Phone con la partecipazione di 60 attivisti che nell’arco di un solo anno sono diventati 120. oggi sono centinaia.
Molti di loro provengono dall’esperienza della campagna “Boats4people” del 2012. Sul loro sito c’è scritto: “Boats 4 People è una coalizione internazionale di organizzazioni della regione Mediterranea, dell’Africa e dell’Europa. È stata creata per impedire altre morti alle frontiere marittime e per difendere i diritti dei migranti in mare. Rivendica la libertà di movimento per tutti.”
Sul sito ci sono tutte le istruzioni su come viaggiare sui barconi e arrivare in Europa e i corrispettivi link di dove andare e cosa fare. Ma non sono gli unici.
W2EU (Welcome to Europe) è un’organizzazione che ha distribuito gratuitamente in Turchia una guida di 76 pagine scritta in arabo che contiene i numeri telefonici delle organizzazioni che aiutano i migranti come la Croce Rossa e l’UNHCR. I numeri telefonici offrono un servizio di assistenza 24h su 24. In caso di problemi in mare risponde un volontario che a sua volta chiama la guardia costiera greca affinché vada a salvarli. Così come Don Mussie Zeray risponde al telefono stando in Svizzera, una certa Sonia parlando in arabo lavora dall’Austria. L’organizzazione è composta da un centinaio di persone con sede in Europa e nel Nord Africa.
L’appellativo “angelo dei profughi” Don Mussie Zeray lo condivide con la marocchina Nawal Soufi che in poco tempo ha fatto soccorrere ventimila persone in mare. Anche il suo cellulare non smette mai di squillare. Nawal è anche conosciuta tra i migranti siriani come Lady SOS: “Una volta stabilito il contatto chi è in mare mi dà le coordinate via GPS della sua posizione, in modo tale che io possa comunicarlo alla guardia costiera”.
Anche gli attivisti in Marocco di Alarm Phone, intervistati sul proprio lavoro, suggeriscono alla loro organizzazione di usare volantini da distribuire in Africa per far conoscere meglio il loro numero verde. Il passaparola funziona meglio se trovi anche una radio locale che ne favorisca la diffusione. “Lavoriamo anche con vari progetti in Marocco e in Africa occidentale e con associazioni come: Radio Mboa, AMDH, Conseil des Migrants, Centre Culturel Africain and Chabaka (…) Tramite NoBordersMorocco, con un collettivo di attivisti sub-sahariani ed europei, abbiamo stabilito una fitta rete di persone che vivono nei vari sottoboschi e rotte della migrazione.” Così è scritto sul loro resoconto annuale.
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