lunedì 1 aprile 2019

NELLA PANCIA DELLA BALENA UN FETO E 22 KG DI PLASTICA: L’ABBIAMO UCCISA NOI





L’abbiamo uccisa noi con il nostro totale e progressista disinteresse per la bellezza che ci circonda. Anche questo, con la perdita delle radici e il consumismo dei sentimenti, è un effetto dell’entropia.
Era una mamma, il capodoglio trovato spiaggiato venerdì scorso a Cala Romantica, vicino a Porto Cervo. Lunga 8 metri, portava in grembo un feto di poco più di due metri e mezzo, già morto e in parziale decomposizione.
 Lo stomaco di questo esemplare femmina di capodoglio era pieno di plastica, diversi chili (22 secondo il ministro dell’Ambiente Sergio Costa): piatti monouso, un tubo corrugato usato per gli impianti elettrici, le comuni buste per la spesa, grovigli di lenze, sacchi condominiali, persino l’imballaggio di un detersivo con ancora riconoscibili marca e codice a barre e numerosi altri rifiuti abbandonati in mare.

Luca Bittau, biologo della onlus SeaMe Sardinia che ha partecipato alle operazioni di recupero della carcassa, spiega: “C’erano addirittura sacchetti dov’è ancora possibile leggere il codice a barre. Siamo rimasti sgomenti. Rappresenta un monito per quanto stiamo facendo a questi animali, al nostro mare e a noi stessi”.
La vera emergenza ambientale è l’inquinamento, non le sciocchezze della pulzella svedese. E quello marino, con quello dell’aria, è qualcosa che dobbiamo affrontare: perché non c’è populismo senza amore per la propria terra.
Dobbiamo eliminare i sacchetti di plastica, che sono una vera e propria calamità per il mare. Ma non solo questo.



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