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DECINE DI SPACCIATORI AFRICANI ARRIVATI COI BARCONI FESTEGGIANO I GUADAGNI BALLANDO ‘WAKA WAKA’ ALLA FACCIA DEGLI ITALIANI
MARZO 28, 2021
Erano anni che nella zona del parco Valgimigli a due passi dalle Mura era in corso un’attività di spaccio. Basta rivedere le cronache, a partire dal 2016, che parlano di arresti o denunce di pusher, di furti o di rapine di portafogli e cellulari ai danni di ragazzi e adulti che, specie di sera e d’estate, dalla sortita di San Frediano o dai parcheggi vicini “Palatucci” o “don Franco Baroni” si inoltravano verso via Carlo del Prete.
Un fenomeno via via sempre crescente – testimoniato anche dalla segnalazione di tanta gente che denunciava lo stato di forte degrato – perché ad alimentare lo spaccio di hashish e cocaina c’era una sorta di cooperativa formata da una ventina di nordafricani.
Giovani, in prevalenza originari del Gambia e della Nigeria, arrivati a rifornire di stupefacenti studenti, adolescenti di 14 anni e persino under 18, italiani e stranieri, che vivono in comunità ed istituti del territorio seguiti da anni dai servizi sociali attraverso progetti educativi individuali che prevedono percorsi integrati di formazione, l’inserimento lavorativo, l’alfabetizzazione e obiettivi di autosufficienza e autonomia individuale per la crescita e l’integrazione nella società civile.
Stante la grave situazione la procura della Repubblica – affidando l’indagine alla squadra Mobile – da inizio settembre sino allo scorso gennaio ha iniziato a monitorare l’area del parco con un servizio di videosorveglianza utilizzando una potente telecamera in grado di catturare le immagini di notte e a centinaia di metri di distanza. Quattro mesi sono stati più che sufficienti per documentare le continue cessioni di droga da parte della cooperativa dello spaccio. E così ieri mattina il gip Antonia Aracri, su richiesta del pm Paola Rizzo, ha firmato sette ordinanze di custodia cautelare in carcere e sei obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria nei confronti di altrettanti esponenti nordafricani dell’organizzazione.
Non esiste infatti un leader o un personaggio di riferimento tra gli arrestati. Lo spacciatore che per primo incontrava il cliente consegnava il tipo di droga richiesto. E se non ne era fornito con il cellulare si rivolgeva ad un altro pusher che gravitava nella zona del parco. C’era anche un servizio di vedetta, sempre formato da extracomunitari, che sorvegliava la zona e avvertiva dell’arrivo delle forze dell’ordine.
I trafficanti si spostavano per le cessioni servendosi di biciclette spesso rubate nel centro cittadino.
E, a dimostrazione dell’esistenza di un’organizzazione ramificata che controllava completamente quella zona, lo stupefacente veniva spesso occultato per terra: sotto dei sassi o dentro ai cespugli. Stando all’accusa tra i pusher si era creato una sorta di legame strettissimo tanto che durante il giorno i componenti festeggiavano ascoltando musica e inscenando balli di gruppo sulle note di “Waka Waka” la canzone colonna sonora del mundial in Sudafrica. In qualche circostanza gambiani e nigeriani, proprio per dissidi legati al controllo dello spaccio, erano venuti in contrasto passando alle vie di fatto con risse sedate dall’intervento delle forze dell’ordine.
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