IN ITALIA 61% EXTRACOMUNITARI NON LAVORA, VIVE DI SUSSIDI E PENSIONI
Ancora in questi giorni c’è chi blatera di immigrati che servono a sostenere il sistema previdenziale. Non è così.
Lo spiega bene un report a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che Vox aveva già pubblicato e che smonta tutta la vulgata dell’immigrato risorsa:
Secondo dati Istat sull’immigrazione elaborati da Itinerari Previdenziali con l’ausilio delle rilevazioni del Ministero dell’Interno sull’andamento dei permessi di soggiorno regolari, la popolazione di origine straniera residente in Italia nel periodo corrispondente al blocco delle quote per motivi di lavoro (2011-2016) è aumentata di circa 1,4 milioni di unità, di fatto 2,2 milioni di persone se si tiene conto del fatto che, nel frattempo, circa 800mila stranieri hanno, purtroppo, ottenuto la cittadinanza italiana.
Sempre tra il 2010 e il 2016, a fronte di un crollo del tasso di occupazione degli immigrati dal 67% al 58% (56% per i soli extracomunitari), in relazione a una crescita della popolazione in età di lavoro superiore a quella dell’occupazione, il tasso di disoccupazione specifico è salito fino al 17,9% nel 2013, per attestarsi oggi intorno al 15%, pari a circa 420mila persone in cerca di lavoro (solo nel Centro-Nord rappresentano il 25% del totale delle persone in cerca di impiego). Se è vero che gli immigrati che vengono in Italia sono in gran parte di bassa istruzione e bassa qualificazione professionale, lo è altrettanto che sono comunque spesso occupati come manovalanza a basso prezzo. Andando così ad incidere proprio nel mercato del lavoro degli italiani meno qualificati e in difficoltà economiche.
Itinerari Previdenziali spiega che gli immigrati hanno mostrato maggiore ‘elasticità’ agli effetti della crisi adattandosi a salari lordi che risultano più bassi anche del 40% rispetto a quelli percepiti dagli italiani col risultato che gli italiani sono stati espulsi da interi settori economici: non possono vivere con gli stipendi degli immigrati, pronti a sopravvivere in 25 in una stanza. Infatti gli immigrati poveri sono 8 volte superiori rispetto alle famiglie italiane della stessa zona: ma un giorno vorranno pensioni che non si sono pagati.
Il mercato del lavoro ha sicuramente cambiato volto negli ultimi anni e come sottolinea Itinerari Previdenziali riaprire le quote di ingresso per motivi di lavoro produrrebbe effetti drammatici sia per i lavoratori immigrati già presenti sul territorio sia, soprattutto, per i lavoratori italiani scarsamente qualificati.
Ora torniamo al contributo al sistema previdenziale che arriva da chi oggi – italiani e migranti – costituisce la forza lavoro del Paese.
Come ha più volte spiegato l’Inps i contributi previdenziali versati dagli immigrati sovrastano di 36,5 miliardi le prestazioni pensionistiche potenzialmente maturate. Se questo dato fa dire a Tito Boeri che “i migranti stiano pagando le pensioni agli italiani”, Itinerari Previdenziali obietta come vadano calcolate le future prestazioni. Perché un giorno i migranti andranno in pensione, e visti i bassi stipendi attuali, non se le saranno pagate.
I contributi previdenziali che, esattamente come nel caso dei lavoratori italiani, andrebbero considerati un debito pensionistico dello Stato nei confronti di chi ha versato, e quindi non ascrivibili a entrate, rendendo quindi di fatto negativo il bilancio tra benefici e costi prodotti dai flussi migratori. Capito?
Secondo l’approfondimento di Itinerari Previdenziali, poi, la sola spesa sanitaria (1.870 euro pro capite nel 2016) per i circa 6 milioni di immigrati presenti in Italia sarebbe pari a 11 miliardi, quella scolastica – riferita a oltre 1,1 milioni di stranieri (circa 7.400 euro l’anno pro capite) – aggiungerebbe al totale altri 8 miliardi. Tenendo conto anche dei costi dell’accoglienza, si arriverebbe ad almeno 23 miliardi, cifre drammatiche. Che escludono, tra l’altro, altri oneri a carico dello Stato (assistenza sociale, trasporti, etc.).
Secondo la pubblicazione del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali l’immigrazione è, quindi, un investimento insostenibile.
“In Italia si sta al momento manifestando un problema serio di sostenibilità e il rischio concreto è quello di doverlo fronteggiare con un supplemento di interventi assistenziali”
Ma non solo. Già secondo dati dello scorso anno, ben il 60 per cento degli immigrati prendeva la pensione senza avere mai lavorato:
Nell’ultimo anno, i numeri sono ulteriormente peggiorati.
Secondo i dati comunicati in via ufficiale dall’Inps un paio di giorni fa, infatti, cresce il numero di immigrati pensionati a fronte di una contrazione dei lavoratori attivi. Dovevano pagarci le pensioni, invece vengono a prendersele.
E la maggior parte di loro ha una pensione assistenziale (la famosa pensione sociale che la sinistra ha concesso anche gli immigrati) o di invalidità senza avere mai lavorato.
PENSIONATI COMUNITARI DELL’EST – CIFRE E SOSTEGNO AL REDDITO – Nel 2018 i pensionati tra i Comunitari nati nei Paesi dell’Europa dell’Est sono 36.979, di questi il 51,9% percepisce una sola pensione di tipo assistenziale con un importo medio annuo di 5.659,58; il 33,8% percepisce una sola prestazione di tipo IVS con un importo medio annuo di 10.730,22; il 7,7% ha una sola pensione di tipo indennitario con un importo medio annuo di 6.952,41 e solo il restante 6,5% percepisce più di una pensione. Tra il numero di pensionati si riscontra una crescita sostanziale nel tempo, infatti tra il 2016 e il 2018 essi sono passati da 31.413 a 36.979 con una crescita pari al 17,7% nel triennio (+ 7,1% nell’ultimo anno).
PENSIONATI COMUNITARI DELL’EST – CIFRE E SOSTEGNO AL REDDITO – Nel 2018 i pensionati tra i Comunitari nati nei Paesi dell’Europa dell’Est sono 36.979, di questi il 51,9% percepisce una sola pensione di tipo assistenziale con un importo medio annuo di 5.659,58; il 33,8% percepisce una sola prestazione di tipo IVS con un importo medio annuo di 10.730,22; il 7,7% ha una sola pensione di tipo indennitario con un importo medio annuo di 6.952,41 e solo il restante 6,5% percepisce più di una pensione. Tra il numero di pensionati si riscontra una crescita sostanziale nel tempo, infatti tra il 2016 e il 2018 essi sono passati da 31.413 a 36.979 con una crescita pari al 17,7% nel triennio (+ 7,1% nell’ultimo anno).
EXTRACOMUNITARI PENSIONATI – Nell’anno 2018, il numero di extracomunitari pensionati è pari a 124.341 con un importo medio annuo delle prestazioni pari a 6.910,06; di questi 83.047 sono percettori di sole pensioni assistenziali (66,8%), 23.089 percepiscono una pensione di tipo IVS (18,6%), 10.426 una sola pensione di tipo indennitario (8,4%), mentre solo il restante 6,3% percepisce più di una pensione di tipologia diversa. Negli ultimi tre anni il numero dei pensionati extracomunitari è cresciuto del 17,8% passando da 105.545 a 124.341.
EXTRACOMUNIARI LAVORATORI – Nell’anno 2018, il numero di non comunitari che svolge un lavoro dipendente è pari a 1.864.750, con una retribuzione media annua di 12.896,99. All’interno delle diverse tipologie di lavoratori dipendenti non comunitari vi sono però notevoli differenze. I lavoratori dipendenti del settore privato non agricolo sono 1.323.208, e presentano una retribuzione media annua pari a 14.783,39 ( 16.169,12 per gli uomini e 11.773,14 per le donne). Nel settore privato agricolo lavorano in totale 165.375 non comunitari, con netta prevalenza di genere maschile (tasso di mascolinità 82,7) e percepiscono una retribuzione media annua di €8.005,99 (8.183,18 gli uomini e 7.160,15 le donne).
In conclusione, oltre il 61 per cento degli immigrati in Italia non lavora, vive di pensione o sussidi pubblici:
E sarebbero una ricchezza?
Tutto merito del liberismo, una teoria economica che qualsiasi identitario dovrebbe contrastare e rigettare. Quando la politica abdica al suo ruolo principale, quello di governare, succede poi che è essa ad essere governata, e con il liberismo infatti, non è la politica a governare il capitale, ma l’esatto contrario. E poiché il capitale, ovverosia, gli imprenditori, da decenni chiedono ai governi di importare manodopera straniera perché gli italiani snobbano il lavoro in fabbrica (vero in parte e riguarda perlopiù i 20-30enni, che non vogliono faticare e avere il sabato e la domenica liberi), grazie a loro siamo stati invasi da milioni di stranieri, che venuti da soli, poi attraverso i ricongiungimenti familiari hanno fatto venire i propri familiari.
Ovviamente ai sinistri, che dicono di essere contro il capitalismo, tutto ciò fa comodo, visto che per loro non esistono frontiere e chiunque è libero di spostarsi da un paese all’altro del mondo.