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Vaticano ha tante case fa affittare: ecco perché Bergoglio predica i porti aperti
Agosto 29, 2024
Perché il Vaticano vuole aumentare la popolazione residente in Italia? Oltre al business degli sbarchi che serve a riempire i centri accoglienza di proprietà della Chiesa, Bergoglio è il più grande immobiliarista d’Italia. Quindi vuole che le persone in cerca di case siano più delle case a disposizione: è una legge di mercato.
E’ invece tempo di tassare le proprietà del Vaticano e dare il colpo di grazia.
Il patrimonio mondiale della Chiesa, meglio dire del Vaticano, è di quasi un milione di complessi immobiliari: edifici, fabbricati e terreni di ogni tipo con un valore che prudenzialmente più alto di 2mila miliardi di euro. Che sarebbero 2 trilioni di euro.
Un universo dietro al quale c’è solo il Vaticano, che come una holding controlla una galassia di satelliti fatta di congregazioni, ordini religiosi, confraternite sparse ovunque nel mondo che, direttamente o attraverso decine di migliaia di enti morali (ma poco morali), fondazioni e società, possiedono e gestiscono imperi immobiliari immensi che nessuno forse è in grado di stimare con precisione.
Fini commerciali – Oltre a chiese, sedi parrocchiali, case generalizie, istituti religiosi, missioni, monasteri, case di riposo, seminari, ospedali, conventi, ospizi, orfanotrofi, asili, scuole e università infatti, la Chiesa SPA controlla anche fabbricati sedi di alberghi e strutture di ospitalità per turisti e pellegrini e tante, tantissime abitazioni civili in affitto. O sfitte.
Secondo il gruppo Re, che da sempre fornisce consulenze a suore e frati nel mattone, circa il 20% del patrimonio immobiliare in Italia è in mano alla Chiesa.
Un dato quasi in linea con una storica inchiesta che Paolo Ojetti pubblicò sull’Europeo nel lontano 1977 dove riuscì per la prima volta a calcolare che un quarto della città di Roma era di proprietà della Chiesa.
Un patrimonio immenso che però non si ferma appunto alla sola capitale dove ci sono circa 10mila testamenti l’anno a favore del clero e dove i soli appartamenti gestiti da Propaganda Fide – finita nel ciclone di alcune indagini per la gestione disinvolta di alcuni appartamenti – valgono 9 miliardi. La Curia vanta possedimenti importanti un po’ ovunque in Italia e concentrati, tra l’altro, in Veneto e Lombardia.
Quindi se oggi il valore del patrimonio immobiliare italiano supera quota 6.400 miliardi di euro, il valore in mano alla Chiesa si aggiri perlomeno intorno ai mille miliardi (circa il 15%). Se a questa ricchezza detenuta in Italia – dove pesa l’eredità di un potere temporale durato per quasi duemila anni – si aggiunge il patrimonio posseduto all’estero fatto di circa 700mila complessi immobiliari tra parrocchie, scuole e strutture di assistenza la stima, anche stavolta più che prudenziale, può raddoppiare almeno a 2mila miliardi. Numeri, questi, che nessuno conferma dall’interno della Chiesa perché per molti neanche esiste una stima ufficiosa. Ma da ambienti finanziari interpellati la cifra sembra apparire congrua. Cifra a cui si devono aggiungere, tra l’altro, investimenti e depositi bancari di ogni tipo.
Quindi, in Italia, escluse le strutture religiose o comunque adibite all’ospitalità del clero, parliamo di migliaia di abitazioni. Molte in affitto, ma molte altre sfitte:
Sfitte sì. Ma in attesa dei ‘profughi’ che arrivano in Italia coi corridoi umanitari e mantenuti con i soldi dell’8 per mille. Come Alì:
In tutto Italia si contano circa 3.300 case per ferie gestite dalla Chiesa, con un giro d’affari annuo stimato in 4,5 miliardi, e 200 mila posti letto.
Ecco, potremmo iniziare da qui: un bell’esproprio ‘populista’. Nazionalizzare il patrimonio immobiliare della Chiesa SPA non adibito al clero. Ci sono 3.300 case da distribuire a senzatetto italiani.
Lo vorrebbe anche Gesù, è scritto nel Vangelo “beati i poveri”. Non è vero, Bergoglio? Inizia a razzolare quello che predichi, fariseo.
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