sabato 2 marzo 2024

 BREAKING NEWS, IDA MAGLI, INVASIONE

SIAMO TALMENTE STUPIDI DA FARE ENTRARE CHI CI VUOLE UCCIDERE

MARZO 2, 2024



































Le risposte dei nostri leader, dei legislatori, addirittura degli ecclesiastici, di fronte alla sempre più invasiva presenza dei musulmani in Italia sono veramente stupefacenti.

Mai una volta la loro attenzione è focalizzata su ciò in cui credono i musulmani, sul loro libro sacro: il Corano. In Italia, dove se non altro a causa dell’incursione di islamici dovuta all’immigrazione, la questione è ormai diventata angosciante e nessuno sa più come gestirla, i nostri capi appaiono e si comportano come degli ignoranti tanto da aver unanimemente attribuito un unico nome alle migliaia di invasori che approdano sulle nostre coste: i disperati.

Non c’è definizione più errata di questa: se abbandonano la propria terra e si affidano a imbarcazioni malandate a rischio della vita, è perché non sono affatto disperati ma al contrario sono convinti che Allah li ricompenserà perché è scritto nel Corano che il destino migliore spetta a chi emigra portando la fede in Maometto presso altri popoli, o a chi muore a questo scopo. La verità è che noi siamo come siamo sempre stati: convinti che gli altri ci assomiglino o che debbano assomigliarci. Siccome non siamo più credenti, o al massimo superficialmente credenti, pensiamo che anche la religiosità altrui sia più o meno altrettanto superficiale. In Europa, in Italia è difficile pensare che esista oggi qualcuno così credente da dare la vita per difendere il cristianesimo. Visto che lo stesso cristianesimo moderno predica la propria dissoluzione.

Questo invece è un punto cardine dell’islamismo: deve diventare l’unica religione esistente nel mondo. I nostri politici sono fuori dalla realtà quando parlano di «integrazione» degli immigrati, così come lo sono (anche se sembra un fatto quasi incredibile) i nostri vescovi, i nostri sacerdoti, perfino il nostro Papa quando si abbandonano alla speranza, al sogno del «dialogo». Dialogo? Quale dialogo? Il Corano lo vieta. Gli «infedeli», ossia tutti coloro che non credono in Maometto, si devono convertire, ma se non si convertono, sono dei nemici e devono essere trattati come nemici: «Io (il Signore) getterò il terrore nel cuore di quelli che non credono, e voi colpiteli sulle nuche (decapitateli) e recidete loro tutte le estremità delle dita». (Sura VIII)

Siamo quindi costretti a «sospettare» che i nostri governanti non abbiano mai letto il Corano. È come dire che vogliono parlare con gli stranieri usando la propria lingua, l’italiano. Così, per esempio, nominano con disinvoltura prettamente occidentale e politicamente corretta una persona di sesso femminile e che, come tutti gli altri politici, ha una conoscenza superficiale della religione islamica, alla carica di primo ministro. Lo fanno con una tale sicurezza che potrebbe perfino indurre a ridere, se non si trattasse di una cosa importantissima e che riguarda il nostro destino. I nostri problemi più gravi, infatti, quelli affidati alla bravura della diplomazia, sono quasi totalmente problemi con Paesi non occidentali: Africa, India, Medio Oriente. Paesi in cui le donne sono considerate inferiori agli uomini, impure, intoccabili, come appunto per i musulmani. Con quale buon senso si può mandare a «trattare» affari importantissimi, che riguardano gli Stati, una persona a cui nessun leader stringerà la mano per non contaminarsi? Che considera inferiore e quindi riconosce come una debolezza la sua presenza a leader di un paese?

È evidente, dunque, che oggi il problema islamico è per l’Occidente, ma in particolare per l’Italia, data la sua posizione geografica e la presenza del Papato, non soltanto il più grave, ma il più sottovalutato. Non si può più perdere neanche un minuto: cominciamo dal Corano. La presenza di 300mila musulmani nelle scuole italiane è la più grande minaccia al nostro futuro.

Siamo arrivati al punto che un amministratore italiano, Anna Maria Cisint, sindaco di Monfalcone, viene posto sotto protezione a causa di minacce provenienti dalla comunità islamica, seguite alla sua decisione di chiudere due moschee abusive in città. Le minacce, descritte come “molto gravi e deliranti”, sono state rivolte al sindaco a seguito della chiusura di due centri islamici utilizzati per le preghiere, nonostante non fossero luoghi di culto ufficiali.

La decisione di chiudere i centri ha portato a una grande mobilitazione della comunità islamica locale, con oltre 8.000 musulmani che hanno partecipato a una manifestazione a Monfalcone. Nonostante le proteste, il sindaco Cisint ha dichiarato di non essere intimidita.

Tuttavia, nonostante la decisione del sindaco, il Consiglio di Stato ha stabilito che si può pregare nei due centri culturali Darus Salaam e Baitus Salat di Monfalcone, nonostante siano moschee abusive. Questa decisione sottolinea la necessità di normalizzare la magistratura.

Siamo talmente stupidi da fare entrare chi ci vuole uccidere. E di lasciare che usi le nostre leggi contro di noi.

La situazione a Monfalcone è tesa. La città è di fatto un quasi protettorato bengalese. Mentre il sindaco Cisint continua a ricevere minacce, la comunità islamica porta avanti la sostituzione etnica con il sostegno del Pd, del Vaticano e della magistratura.









‘Sono’, non ‘siamo’ , ‘sono’.



Loro non sono stupidi, sono massoni (sinistra e destra, giornalisti, tv, pure il vero Papa e’ stato sostituito dal massone Bergoglio..che infatti fa cose da diavolo e non da Papa)
Siamo noi stupidi che crediamo sia un caso…
Non avete capito che la Russia e’ come noi, non a caso vogliono distruggerla. Guardate Israele: ieri hanno sparato sulla folla inerme che aspettava il cibo. Duecento morti (hanno usato i carri e gli aerei), 700 feriti..eppure sui giornali scrivono che e’ stata la calca. Putin e’ un assassino quando si difende dalla Nato, pero’ Israele puo fare un genocidio , no problem!
Svegliaaaaa!!!


Non sono stupidi, sono stolti, malvagi e corrotti che è diverso. Operano per la distruzione della loro stessa civiltà e razza. Davvero uno schifo.





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