mercoledì 28 aprile 2021

 BREAKING NEWS, RELIGIONE

LA PROFEZIA DI GIOVANNI PAOLO II: “MASSA ISLAMICA INVADERÀ EUROPA DALLA LIBIA” – VIDEO

APRILE 28, 2021







Quando Giovanni Paolo II salì al soglio di Pietro dovette subito occuparsi di un accordo stilato nel 1976 dal cardinale Sergio Pignedoli. Il cardinale aveva organizzato un convegno sul dialogo tra cattolici e islamici a Tripoli, molto reclamizzato da Gheddafi. Quel convegno terminò con una dichiarazione scritta in italiano e arabo. Solo che Pignedoli ed i suoi collaboratori non conoscendo l’arabo, non si accorsero che, al posto delle frasi di circostanza del testo italiano, quello arabo affermava la superiorità dell’Islam sul cristianesimo e quella di Maometto su Gesù Cristo.

Wojtyła, furioso, impiegò 10 anni a riparare i danni di quel documento, che ha avuto una incredibile circolazione nel mondo islamico. A far comprendere a quel mondo che il Cristianesimo non aveva chinato la testa.

Tutto lavoro sprecato dopo le scene di Bergoglio che si inchina e lava i piedi ai musulmani.

Francesco appare intimorito dal dover parlare di terrorismo islamico, ha messo la mordacchia agli esperti, non dà peso a quello che gli viene detto dagli episcopati. Il giorno della strage di Pasqua ha chiamato “fratelli” anche i musulmani, non ha dato lo stesso titolo ai cristiani morti in Chiesa, limitandosi ad esprimere “affettuosa vicinanza” alle vittime.

Tornano allora alla memoria le parole che il Santo Giovanni Paolo confidò a monsignor Mauro Longhi, dell’Opus Dei, che un paio di volte all’anno ha accompagnato Wojtyla nelle escursioni a San Felice d’Ocre, in Abruzzo: “Ricordalo a coloro che tu incontrerai nella Chiesa del terzo millennio. Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa rispetto a quelle di questo millennio, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente”.

Per ricordarci che Bergoglio è un incidente, ma un incidente che rischia di costarci l’estinzione.

La profezia di Giovanni Paolo II: “Orda islamica invaderà l’Europa partendo da Libia” – VIDEO

Per ricordarci che Bergoglio è un incidente «Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali». Questa è la scioccante visione di San Giovanni Paolo II: sembra tratta dal Campo dei Santi … 



«Vedo la Chiesa del terzo millennio afflitta da una piaga mortale, si chiama islamismoInvaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente: dal Marocco alla Libia, dall’Egitto fino ai paesi orientali».

Questa è la scioccante visione di San Giovanni Paolo II: sembra tratta dal Campo dei Santi di Raspail. ‘Sovversiva’ anche nel linguaggio.

Testimone della confessione è monsignor Mauro Longhi, del presbiterio della Prelatura dell’Opus Dei, molto spesso a stretto contatto con il Papa polacco durante il suo lungo pontificato.

Fantastico che Wojtyla usasse termini che oggi Vox utilizza normalmente e che i media di distrazione di massa definiscono ‘razzisti’ e che Bergoglio definirebbe ‘non cristiani’: ORDE.

Il monsignore triestino ha rivelato l’episodio nell’eremo “Santi Pietro e Paolo” di Bienno, in Val Camonica, in una conferenza organizzata in ricordo di Giovanni Paolo II il 22 ottobre di due anni fa, giorno in cui la Chiesa festeggia la memoria liturgica del santo.

Testimone fedele, monsignor Longhi, visto che ha goduto della stima personale di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, tanto da essere chiamato nel ’97 al Dicastero vaticano della Congregazione del clero.

L’episodio – ha specificato il Monsignore – è avvenuto nell’eremo “Santi Pietro e Paolo” di Bienno, in Val Camonica, nel marzo del 1993. Un aneddoto che sino ad ora non era mai stato reso portato a conoscenza dell’opinione pubblica.

“Avevo posato lo sguardo su di lui pensando che poteva aver bisogno di qualcosa” – ha specificato Longhi, amico di lunga data di GP II – “lui però si accorge che io lo guardo, aveva il fremito nella mano, era l’inizio del Parkinson”. “Caro Mauro, è la vecchiaia..”, ed io subito – riporta sempre il sito cattolico citato – “Ma no, Santità, lei è giovane”. Poi la visione mistica del Papa: “Ecco allora che Wojtyla cambia tono e voce – continua il monsignore – e facendomi partecipe di una delle sue visioni notturne, mi dice: “Ricordalo a coloro che tu incontrerai nella Chiesa del terzo millennio. Vedo la Chiesa afflitta da una piaga mortale. Più profonda, più dolorosa rispetto a quelle di questo millennio”. E ancora: “Si chiama islamismo. Invaderanno l’Europa. Ho visto le orde provenire dall’Occidente all’Oriente”. Wojtyla – secondo il racconto di Longhi – ha individuato anche le nazioni dalle quali questa invasione avrebbe avuto luogo: Marocco, Liba, Egitto e altri paesi “sino alla parte orientale”. Il Santo Padre ha così sottolineato al Monsignore: “Invaderanno l’Europa, l’Europa sarà una cantina, vecchi cimeli, penombra, ragnatele. Ricordi di famiglia. Voi, Chiesa del terzo millennio, dovrete contenere l’invasione. Ma non con le armi, le armi non basteranno, con la vostra fede vissuta con integrità”.

Ed è proprio così. Il nemico peggiore siamo noi stessi. E’ la non volontà a combattere. L’avere confuso l’accoglienza con il masochismo etnico. Il vero nemico è la perversione che pervade la Chiesa di oggi, quella di Beroglio: è questa l’eresia del nuovo millennio, la religione dell’accoglienza. L’indeterminismo religioso e morale che il nuovo Papa sparge sui cuori dei fedeli rendendoli impreparati a reagire all’invasione islamica.

Così racconta Mons. Longhi: «“Lui ha il dono della visione”, mi confidò Andrzej Deskur. Al che gli chiesi cosa significasse. “Lui parla con Dio incarnato, Gesù, vede il suo volto e vede anche il volto di sua madre”. Da quando? “Dalla sua prima Messa, il 2 novembre 1946, durante l’elevazione dell’ostia. Era nella cripta di San Leonardo della cattedrale di Wawel, a Cracovia, è lì che ha celebrato la sua prima messa, offerta in suffragio dell’anima di suo padre». Monsignor Longhi aggiunge che il segreto svelatogli dal cardinal Deskur – quegli occhi di Dio che si fissano su Wojtyla ogni volta che questi eleva il calice e l’ostia – si può paradossalmente intuire leggendo l’ultima enciclica di Giovanni Paolo II, Ecclesia de Eucharistia. Qui, al numero 59 della “Conclusione”, proprio mentre il papa polacco ricorda il momento della sua prima messa, lui stesso finisce per svelare il mistero che lo ha accompagnato tutta la vita: «I miei occhi si sono raccolti sull’ostia e sul calice in cui il tempo e lo spazio si sono in qualche modo “contratti” e il dramma del Golgota si è ripresentato al vivo, svelando la sua misteriosa “contemporaneità”».
Tra i tanti raccontati, però, l’episodio che più ha colpito la platea dell’eremo di Bienno, e che si inserisce nella cornice di una delle tante passeggiate sul Massiccio del Gran Sasso, è senza dubbio quello che ha come fuochi l’islam e l’Europa. Monsignor Longhi fa precedere le parole del santo polacco – oggettivamente impressionanti – da un prologo molto umano, a tratti inaspettatamente ilare, fatto di battute, di panini scambiati, di rimproveri teatrali sulla pubblicazione anticipata di quel Catechismo della Chiesa Cattolica fortissimamente voluto da Wojtyla (il non attendere l’editio typica latina, infatti, innesterà errori a cui si dovrà rimediare con precipitose correzioni). In quell’occasione il Santo Padre e il monsignore, evidentemente più veloci degli altri, avevano staccato il gruppo, nel quale – come sempre quando il Papa usciva da Roma – c’era il suo segretario particolare, quel fidatissimo Stanislao Dziwisz, che nel 2006 Benedetto XVI creerà cardinale e che oggi è arcivescovo emerito della Diocesi di Cracovia. Il passaggio di mons. Longhi (con le sue tappe di avvicinamento alla terribile visione mistica del Papa) va dunque riportato interamente (la conferenza è su YouTube, dal minuto 48 è possibile guardare il passaggio che stiamo raccontando).

https://youtu.be/gyDTvJhal9g?t=2874

Che differenza, con chi oggi ci dice di accogliere quei barconi. In chi organizza, nella Chiesa, ‘corridoi umanitari’ per facilitare l’invasione temuta da Giovanni Paolo II.









































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