RAPINA CUNEO, L’OREFICE: “HO DOVUTO SCEGLIERE: ERA IO O LORO, NON SI TOLLERA IL MALE”, BANDA DI SINTI?
APRILE 29, 2021
“Non provo niente – ha detto ai microfoni del Tg1 – Mi spiace sia successo un fatto così, è molto brutto, ma o io o loro. Con la mano destra ho aperto la cassa, con la sinistra il cassetto in cui sapevo che c’era la mia arma – racconta l’uomo – e simultaneamente ci siamo trovati uno puntato contro l’altro. Ho dovuto… poi sono scappati”.
Numerosi gli attestati di solidarietà che in queste ore stanno arrivando al gioielliere, che vive ad Alba, tra cui quello dell’assessore alla Sicurezza del Comune di Alba, Marco Marcarino (Lega), che ha lanciato l’hashtag #iostoconroggero.
Sempre sui social, ha scritto un lungo post anche una delle quattro figlie dell’orefice, Silvia Roggero: “Ieri la mia famiglia è stata coinvolta in un evento molto spiacevole. Il gioielliere di Gallo Grinzane che ha ucciso due rapinatori su tre per legittima difesa è mio padre. Nella difficoltà voglio rimanere aperta e fiduciosa, lucida e forte”. In un altro post la donna dice di avere “piena fiducia nella giustizia” e ringrazia “le persone che dai balconi hanno applaudito mio papà che ha difeso coraggiosamente mia mamma e mia sorella di fronte a un’arma da fuoco puntata con minacce di morte e di aggressione!”.
I tre ‘italiani’ che hanno colpito la gioielleria ieri a Grinzane, Cuneo, potrebbero essere zingari di etnia sinti. Almeno uno o due di loro. Le rapine, in quella zona, sono loro prerogativa. Non esistono rapinatori italiani del posto che fanno quel tipo di rapine. Sarebbe, comunque possibile, quasi un unicum.
Sono consegnate a una nota della Procura della Repubblica di Asti le prime risultanze emerse dalle indagini in corso sulla tentata rapina di Grinzane Cavour, conclusasi con la morte di due aggressori: il 45enne di Bra Andrea Spinelli e il 58enne torinese Giuseppe Mazzarino, ambedue con precedenti di polizia e penali.
Quest’ultimo era noto alle forze dell’ordine proprio per la violenza delle sue rapine.
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La Procura della Repubblica ha proceduto a immediati accertamenti sul posto, compiuti dal pubblico ministero dottor Davide Greco e dai Carabinieri della Compagnia di Alba e del Nucleo Investigativo di Cuneo.
“Sulla base della prima ricostruzione del fatto – fa sapere la Procura –, due persone, seguite poi da una terza, sarebbero entrate nella gioielleria e con un coltello e una pistola (poi risultata finta e priva del cosiddetto “tappo rosso”) avrebbero minacciato di morte il titolare, la moglie e la figlia, l’una colpita da un pugno e l’altra immobilizzata con fascette di elettricista, facendosi in tal modo consegnare numerosi gioielli. Al tentativo di appropriarsi anche del denaro in cassa il titolare avrebbe reagito sparando colpi con pistola legittimamente detenuta”.
Due degli aggressori venivano rinvenuti cadavere ad alcuni metri dall’ingresso della gioielleria, mentre il terzo – A. M., 34enne di Alba -, datosi alla fuga pur ferito, veniva rintracciato in tarda serata all’Ospedale di Savigliano e sottoposto a fermo di indiziato di tentata rapina a disposizione della Procura della Repubblica di Cuneo.
Nelle immediatezze del fatto, oltre ai rilievi tecnici eseguiti da personale dell’Arma, il pubblico ministero e i militari hanno sentito il titolare della gioielleria, la moglie e la figlia, nonché altre persone testimoni del fatto.
Sono in corso di acquisizione le immagini delle videocamere funzionanti nell’area. Nelle prossime ore verrà dato incarico di consulenza autoptica e balistica.
“Gli approfondimenti investigativi – si conclude la nota – proseguono al fine di chiarire l’esatta dinamica degli eventi dando il massimo delle garanzie di partecipazione alle indagini a tutte le parti coinvolte”.
L’oreficeria Roggero era già stata rapinata in passato. Il 22 maggio 2015 una coppia di nomadi di etnia sinti, marito e moglie, entrambi di 45 anni.
Il 22 maggio di ormai 6 anni fa, un uomo ed una donna di etina sinti si presentarono all’interno della gioielleria, fingendosi degli acquirenti. Cogliendo il proprietario di sorpresa, i due impugnarono alcune armi tenute nascoste sino a quel momento ed immobilizzarono sia il titolare che la figlia. Picchiate e legate con delle fascette di plastica, le vittime furono rinchiuse all’interno di una piccola stanza, dove rimasero per tutta la durata della rapina. Liberi di agire, i due sinti riuscirono ad andare via dalla gioielleria con un bottino di circa 300mila euro. Saliti a bordo di un’auto rubata, si allontanarono velocemente dalla zona.
Seri i danni riportati da padre e figlia in seguito all’aggressione subita. Trasportati al pronto soccorso dell’ospedale di Alba, entrambi dovettero ricevere cure mediche. Al titolare della gioielleria furono assegnati ben 30 giorni di prognosi a causa delle lesioni riportate, fra cui anche la frattura del setto nasale. Sua figlia, invece, fu dimessa con una prognosi di 5 giorni. Individuati dalle autorità locali, i due sinti, sposati ed entrambi 45enni, furono tratti in arresto: sequestrati, durante la perquisizione, oltre 10 kg di articoli di gioielleria.
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