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ITALIA ISLAMICA: INVASI DA IMMIGRATI REGOLARI ANCHE NEI NOSTRI LETTI
MARZO 1, 2024
Gli immigrati regolari afroislamici stanno prendendo le nostre città quartiere per quartiere. Segregando le donne e cacciando gli italiani. Meloni ne sta importando un altro mezzo milione con i decreti flussi e milioni coi ricongiungimenti familiari che non abroga.
Questa è la situazione a Torpignattara, il quartiere più multietnico di Roma e uno dei più compromessi d’Italia, ma è lo stesso in tante, troppe città italiane. Tante piccole Gaza che diventeranno un’enorme distesa islamica.
La presenza islamica in Italia è in crescita. Torpignattara, in particolare, è noto per la sua significativa presenza bengalese, tanto che è stato soprannominato “Banglatown”.
E’ importante notare che la presenza di una comunità musulmana implica necessariamente un cambiamento radicale della cultura o dell’identità italiana. Infatti, molti musulmani in Italia non sono integrati nella società e non contribuiscono in modo significativo alla cultura e all’economia del paese: la sostituiscono.
La diversità genera conflitti. Questo può essere dovuto a differenze culturali, religiose o di altro tipo.
Torpignattara, come molti altri quartieri in Italia, sta perdendo la propria identità. È fondamentale azzerare l’immigrazione islamica regolare.
Serve un reconquista.
Invece Meloni ha firmato per portarne altri 500mila ‘regolarmente’ in tre anni. Che poi ne porteranno un altro paio di milioni coi ricongiungimenti familiari.
È drammatico l’arrivo in Italia di un numero sempre maggiore di individui di fede islamica, sia attraverso canali legali che illegali.
La nostra incapacità di comprendere l’Islam e i suoi insegnamenti ci impedisce di valutare adeguatamente l’impatto che questa religione può avere sulla nostra società. In particolare, non riusciamo a capire la profondità della fede dei nuovi arrivati, né il peso che le prescrizioni del Corano possono avere sulla loro vita quotidiana, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra uomini e donne.
Il Corano, infatti, stabilisce chiaramente che le donne sono inferiori agli uomini. Questo principio è espresso in modo inequivocabile nella Sùra delle donne, un capitolo del Corano dedicato specificamente alle donne. Secondo questo testo, se le donne disobbediscono, gli uomini hanno il diritto di punirle, di separarsi da loro e persino di picchiarle.
Inoltre, secondo l’Islam, le donne sono considerate impure e contaminanti a causa dei loro processi fisiologici legati alla sessualità, come le mestruazioni, la gravidanza e il puerperio. Di conseguenza, le donne devono vivere separate, coperte dalla testa ai piedi per non essere viste né toccate. Queste regole, che risalgono al libro del Levitico dell’Antico Testamento e sono state riprese da Maometto nel Corano, sono incompatibili con i valori della società occidentale.
Inoltre, in paesi con un’alta percentuale di immigrati, come la Germania, la Francia, l’Inghilterra e gli Stati Uniti, esistono già da anni tribunali islamici che emettono sentenze basate sul Corano, soprattutto in materia familiare. Questo fenomeno rappresenta una chiara violazione del principio secondo cui “la legge è uguale per tutti”, e dimostra l’esistenza di uno Stato all’interno dello Stato.
Infine, è importante sottolineare che l’integrazione, così spesso lodata, è in realtà impossibile da realizzare. Le religioni, come la lingua, il diritto, l’arte, la musica e la scienza, sono il prodotto di specifiche culture e popoli, e riflettono la loro mentalità, la loro visione del mondo e la loro personalità di base. Se non si interrompe immediatamente l’immigrazione, cosa succederà in Italia nel prossimo futuro con una presenza così forte di musulmani? Non illudiamoci che concedendo loro la cittadinanza italiana, come è stato proposto da alcuni partiti, diventeranno italiani. Non è l’anagrafe a creare i popoli e la loro cultura. E’ il sangue.
Per quanto le donne siano oggi in grande maggioranza ben consapevoli di se stesse, dei propri diritti, della propria libertà, sono però anche più fragili delle loro madri e nonne, poeticamente alla ricerca di un amore «diverso», vagheggiando un maschio sessualmente e psicologicamente forte, capace di dominare: quel tipo di maschio che il pensiero dominante tende a scartare tra gli italiani che, invece, vengono castrati.
Le promesse di parità non contano: una volta sposate con un musulmano le donne sperimentano la forza della cultura islamica non soltanto nel marito ma in tutta la sua famiglia e sono costrette ad una obbedienza che diventa anche più grave con la nascita di figli.
Ma possiamo intravedere pericoli ancora più gravi per la tenuta della società nei messaggi che si sprigionano nell’aria, dal punto di vista culturale, con una forte presenza di donne velate, tabuizzate, spesso infibulate, che coltivano doveri, ideali, mode, sentimenti, passioni, linguaggi in totale contrasto con i nostri. L’aria culturale non la si può chiudere nelle moschee o nei tribunali appositi: la respiriamo tutti. La «tolleranza» ne facilita la circolazione ovunque e coloro che, nascosti dietro le torri di Bruxelles, hanno ideato e sostengono l’immigrazione di massa come il migliore strumento per distruggere l’Europa, lo sanno benissimo. È sbagliato infatti credere che il fascino della libertà di cui godono le donne italiane avrà necessariamente la meglio sulle «chiusure» musulmane. È già successo nel passaggio dalla libertà delle donne romane alla clausura di quelle cristiane.
Vince sempre il più forte, non il più libero.
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