venerdì 25 febbraio 2022

IL PD E LA SINISTRA PENSA ALLA UCRAINA, AL TEMPO STESSO CONTINUA A PORTARE MIGLIAIA DI CLANDESTINI ASSASSINI ISLAMICI, E LI' LASCIA LIBERI DI DELINQUERE



ITALIANO MASSACRATO DAI MIGRANTI È PARALIZZATO A VITA – VIDEO

FEBBRAIO 25, 2022






Quante vittime ha seminato l’immigrazione, in Italia? Una di queste è Gianmichele. La sua storia:

L’uomo, residente ad Agliana, è paraplegico da quando, nel 2013, è stato vittima di una rapina compiuta da quattro albanesi. Li sorprese in casa, lo accoltellarono. Due di questi sono stati condannati ad una decina di anni di carcere. Gli altri a pene inferiori.

“Se avessi avuto un’arma mi sarei difeso. Prima di farmi ammazzare, avrei sparato, perché la vita è unica e nessuno ha il diritto di toglierla a un altro. Non c’è bene che valga di più”. Parla con la voce ferma Gianmichele Gangale. Lui è un sopravvissuto ma si considera un condannato all’ergastolo. Le coltellate inferte dai rapinatori che lo assalirono nel casolare di famiglia, sulle colline di Buriano, la mattina del 24 gennaio 2013, lo hanno condannato a vita: completamente paralizzato, per sempre.

“Io sono all’ergastolo – spiega – Posso solo pensare, la testa per fortuna mi funziona. Chi mi ha aggredito è in carcere e, grazie al rito abbreviato, sconterà una pena ridotta”. I rapinatori, quattro albanesi, sono stati condannati a quattordici e dieci anni.


«La colpa è della legge. Ci vogliono pene più severe e soprattutto più certe e immediate, per scoraggiare i criminali. Non è vero che la legge è uguale per tutti. Io non ho avuto e non avrò sconti da nessuno»

Oggi Gianmichele Gangale vive ad Agliana in una piccola casa per lui accessibile: il casolare non è più praticabile. Con lui c’è la moglie e la figlioletta piccola. «Se accadesse oggi qualcosa, io non potrei aiutarle in nessun modo. Sapere di non poter difendere la propria famiglia fa male. Io penso che armarsi sia necessario, pur non avendo mai posseduto un’arma. Non l’abbiamo mai avuta, né io né mio padre, siamo gente semplice. Prima della rapina, io mi sentivo al sicuro nella mia casa. Oggi non lo credo più».

Poi il pensiero va a quei terribili momenti. «Non mi hanno dato il tempo di parlare: mi hanno accoltellato brutalmente. Se avessero fatto richiesto avrei dato loro qualsiasi cosa. Io non ero e non sono ricco, ma avrei dato tutto ciò che avevo».









Non è questione di leggi, ma di magistratura. Per porre le basi di un cambiamento ci vuole una legislatura come nella Russia degli anni ’30 (=purghe); quindi occorre che passi questa generazione corrotta e far riscoprire le tradizioni e il pensiero italici pre-1963.



Concordo con Moana sulla magistratura. Le purghe degli anni 30 russe non le conosco. In questo caso anche i magistrati dovrebbero pagare. Di tasca loro.

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