GENERALE PAPPALARDO DEGRADATO DAI MILITARI PERCHÉ SI OPPONE AL GREEN PASS E AGLI SBARCHI
SETTEMBRE 27, 2021
Degradato per le sue battaglie contro il lockdown, le mascherine, il Green pass, le vaccinazioni obbligatorie. Antonio Pappalardo, leader dei Gilet Arancioni, è incorso nelle ire dell’Arma per i suoi comportamenti durante la pandemia ritenuti “incompatibili” con il prestigio dei carabinieri e delle forze armate. Pappalardo era più volte sceso in piazza per contestare i provvedimenti del governo ha infatti guidato i Gilet arancioni, un movimento che ha duramente contestato i provvedimenti decisi dal governo per contrastare il contagio, arrivando a negare l’esistenza della malattia. Palermitano di nascita, era in congedo dal 2006 dall’Arma dei carabinieri, con il grado di generale di brigata, ed è stato presidente del COCER, il Consiglio centrale di rappresentanza, dal 1988 al 1991. Tra il 1992 e il 1994 fu inoltre deputato dell’XI legislatura e, per pochi giorni, sottosegretario di Stato alle Finanze nel governo Ciampi.
“Un abuso”. Antonio Pappalardo, commenta così all’Adnkronos il provvedimento con il quale gli è stato tolto il grado di generale dei Carabinieri annunciando battaglia: “Mi hanno notificato comportamenti che riguardano la mia attività politica, io sono presidente di un movimento politico e ho parlato davanti a tutti nel corso di manifestazioni pubbliche”.
“Da anni mi perseguitano”, sottolinea annunciando di essersi già rivolto ai suoi legali: “Presenterò una denuncia e chiederò in nome e per conto del movimento due milioni di euro di danni”. Pappalardo afferma che il provvedimento gli è stato notificato dopo che “sabato abbiamo fatto una manifestazione a Milano e poi ho consegnato a un vicequestore un verbale di arresto nei confronti di Mattarella, Draghi, governanti e parlamentari per usurpazione del potere politico visto che Mattarella è stato eletto da parlamentari non convalidati”.
“Stiamo ricevendo – sostiene Pappalardo – centinaia di dichiarazioni di persone che ci dicono che si sono vaccinate anche se non volevano, costrette perché non potevano perdere il posto di lavoro”. “Mi hanno notificato l’atto di rimozione commettendo un abuso“, continua Pappalardo spiegando che gli sono stati tolti i gradi nonostante “il Tar del Lazio avesse già annullato, su mio ricorso, la sanzione della sospensione disciplinare dalle funzioni del grado”.
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