MATTARELLA, CHE SIA IL SUO ULTIMO DISCORSO DA PRESIDENTE
Anche quest’anno il solito discorso vuoto di Mattarella. Per il quarto o quinto anno consecutivo, abbiamo perso il conto, ci scartavetra le palle con inutili ovvietà ed offensive sciocchezze.
L’ultima:
Allo stipendio di PdR aggiungiamo i 9.363 euro di vitalizio parlamentare al mese, più una “liquidazione” per la sua carriera venticinquennale in Parlamento da 234 mila euro.
Non solo, dall'aprile 2009 all'ottobre 2011 è stato membro del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, per un gettone di presenza per il Consiglio di presidenza di circa 65mila euro l’anno, benefit esclusi. Poi la Consulta, che si calcola come il compenso del primo giudice della Cassazione – cioè il magistrato che guadagna più di tutti gli altri – aumentato del 50% (il presidente si becca anche un altro 20%). Allo stipendio la legge aggiunge una indennità giornaliera di presenza pari a un trentesimo della retribuzione mensile spettante ai giudici ordinari.
A questa si aggiunge infine la pensione da docente universitario: Mattarella è stato infatti docente di Diritto parlamentare fino al 1983: da quella data fa il politico e i contributi per la pensione gli sono stati giustamente versati lo stesso. Non si sa quale sia la cifra, ma se stiamo alla media si tratta – più o meno – di 80mila euro l’anno.
Dal 2008 a oggi Sergio Mattarella ha ricevuto dai contribuenti oltre 2,8 milioni di euro.
Un po’ tanto per non avere fatto e non fare praticamente nulla di utile al Paese. Non è che ha studiato come curare i tumori. Non fa il condottiero contro i nemici (anzi, i nemici lui li invita a casa nostra). Ha semplicemente gozzovigliato, un parassita politico. E abusivo.
Abusivo perché nominato da un Parlamento con una maggioranza risultante da una legge dichiarata incostituzionale. Anche per questo è un presidente illegittimo.
Per questo si dovrebbe dimettere e consentire alla maggioranza che rappresenta oltre il 60 per cento degli italiani, di eleggere, finalmente, un Presidente della Repubblica che abbia la fiducia del Popolo, e non delle élite globali.
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