Le notizie della Val Di Sieve
venerdì 30 novembre 2018
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ECONOMIA
STUDIO PENSIONI SMENTISCE BOERI: MIGRANTI INUTILI
NOVEMBRE 30, 2018
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Nell'ultimo
approfondimento a cura del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali, che Vox ha pubblicato giorni fa, si smonta tutta la vulgata dell’immigrato risorsa: è stato giusto bloccare dal 2011 le nuove quote d’ingresso per motivi di lavoro?
Secondo dati Istat sull'immigrazione elaborati da Itinerari Previdenziali con l’ausilio delle rilevazioni del Ministero dell’Interno sull'andamento dei permessi di soggiorno regolari, la popolazione di origine straniera residente in Italia nel periodo corrispondente al blocco delle quote per motivi di lavoro (2011-2016) è aumentata di circa 1,4 milioni di unità, di fatto 2,2 milioni di persone se si tiene conto del fatto che, nel frattempo, circa 800mila stranieri hanno, purtroppo, ottenuto la cittadinanza italiana.
Un aumento imputabile solo a richiedenti asilo e ricongiungimenti familiari
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Sempre tra il 2010 e il 2016, a fronte di un crollo del tasso di occupazione degli immigrati dal 67% al 58% (56% per i soli extracomunitari), in relazione a una crescita della popolazione in età di lavoro superiore a quella dell’occupazione, il tasso di disoccupazione specifico è salito fino al 17,9% nel 2013, per attestarsi oggi intorno al 15%, pari a circa 420mila persone in cerca di lavoro (solo nel Centro-Nord rappresentano il 25% del totale delle persone in cerca di impiego). Se è vero che gli immigrati che vengono in Italia sono in gran parte di bassa istruzione e bassa qualificazione professionale, lo è altrettanto che sono comunque spesso occupati come manovalanza a basso prezzo. Andando così ad incidere proprio nel mercato del lavoro degli italiani meno qualificati e in difficoltà economiche.
Itinerari Previdenziali spiega che gli immigrati hanno mostrato maggiore ‘elasticità’ agli effetti della crisi adattandosi a salari lordi che risultano più bassi anche del 40% rispetto a quelli percepiti dagli italiani col risultato che gli italiani sono stati espulsi da interi settori economici: non possono vivere con gli stipendi degli immigrati, pronti a sopravvivere in 25 in una stanza. Infatti gli immigrati poveri sono 8 volte superiori rispetto alle famiglie italiane della stessa zona: ma un giorno vorranno pensioni che non si sono pagati.
Il mercato del lavoro ha sicuramente cambiato volto negli ultimi anni e come sottolinea Itinerari Previdenziali riaprire le quote di ingresso per motivi di lavoro produrrebbe effetti drammatici sia per i lavoratori immigrati già presenti sul territorio sia, soprattutto, per i lavoratori italiani scarsamente qualificati.
Ora torniamo al contributo al sistema previdenziale che arriva da chi oggi – italiani e migranti – costituisce la forza lavoro del Paese.
Come ha più volte spiegato l’Inps i contributi previdenziali versati dagli immigrati sovrastano di 36,5 miliardi le prestazioni pensionistiche potenzialmente maturate. Se questo dato fa dire a Tito Boeri che “i migranti stiano pagando le pensioni agli italiani”, Itinerari Previdenziali obietta come vadano calcolate le future prestazioni. Perché un giorno i migranti andranno in pensione, e visti i bassi stipendi attuali, non se le saranno pagate.
I contributi previdenziali che, esattamente come nel caso dei lavoratori italiani, andrebbero considerati un debito pensionistico dello Stato nei confronti di chi ha versato, e quindi non ascrivibili a entrate, rendendo quindi di fatto negativo il bilancio tra benefici e costi prodotti dai flussi migratori. Capito?
Secondo l’approfondimento di Itinerari Previdenziali, poi, la sola spesa sanitaria (1.870 euro pro capite nel 2016) per i circa 6 milioni di immigrati presenti in Italia sarebbe pari a 11 miliardi, quella scolastica – riferita a oltre 1,1 milioni di stranieri (circa 7.400 euro l’anno pro capite) – aggiungerebbe al totale altri 8 miliardi. Tenendo conto anche dei costi dell’accoglienza, si arriverebbe ad almeno 23 miliardi, cifre drammatiche. Che escludono, tra l’altro, altri oneri a carico dello Stato (assistenza sociale, trasporti, etc.).
Secondo la pubblicazione del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali l’immigrazione è, quindi, un investimento insostenibile.
“In Italia si sta al momento manifestando un problema serio di sostenibilità e il rischio concreto è quello di doverlo fronteggiare con un supplemento di interventi assistenziali”
Il presidente del centro studi Itinerari Previdenziali è Alberto Brambilla, già sottosegretario al Lavoro, e probabile erede di Tito Boeri che a febbraio 2019 dovrà lasciare la presidenza dell’Inps. Per andare via prima vorrebbe la buonuscita.
I migranti sono una tassa da 5 miliardi l’anno
Libero ha un articolo che riporta alcuni dati già pubblicati da Vox: I numeri parlano chiaro: gli immigrati sono un costo. E non ci pagheranno le pensioni. Secondo l’ultimo rapporto di Itinerari Previdenziali, realizzato dal centro studi di Alberto Brambilla: “Se si prova a fare un bilancio complessivo tra entrate e uscite del 2015 e
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