Circa i due terzi degli africani sub-sahariani in cura per AIDS analizzati era infetto da HIV già prima di arrivare in Italia. I dati rivelati durante il convegno ANLAIDS. Visto che sui barconi sono arrivati in questi anni al 90% sub-sahariani, significa che circa i due terzi di chi sbarca ed è infetto, lo era
Oggi l’immunologo Aiuti lancia l’allarme: «Gli stranieri irregolari nuovo focolaio, facciano il test». Lo facciano a casa loro.
Gli immigrati che vivono in Italia, secondo il professor Fernando Aiuti, l’immunologo pioniere delle lotta all’Aids, lancia l’allarme e smentisce la bizzarra tesi del medico in quota PD Burioni: «Anche se molti non vogliono riconoscerlo» queste persone, ha avvertito il medico, «rappresentano un nuovo focolaio della malattia». Sembra proprio una pesante critica nemmeno troppo velata a Burioni.
«Ormai di Aids non si parla più se non in occasione della Giornata mondiale del primo dicembre. I giovani non ne sanno nulla e da anni sono scomparse le campagne istituzionali di prevenzione. Ma se, per fortuna, grazie ai farmaci sono diminuiti i morti, l’Aids colpisce ancora, con 3.500 nuove infezioni all'anno. Per questo servono campagne per invitare tutti a fare il test Hiv», ha avvertito Aiuti, sottolineando la necessità di rendere incisive queste campagne anche nei confronti della popolazione straniera. Aiuti, che tra l’altro è stato fondatore dell’Anlaids, intervistato dall'agenzia di stampa Adnkronos, ha quindi citato gli ultimi dati del Centro operativo Aids dell’Istituto superiore di sanità (tra i casi di nuove infezioni uno su tre, il 34,3%, riguarda cittadini stranieri, e sono meno di 1 su 10 come popolazione) sottolineando che si tratta di «un dato aumentato di 8 volte in cinque anni». «Abbiamo il dovere – ha detto il medico – di fare campagne di prevenzione mirate anche agli extracomunitari, che nel 70-80% dei casi non sono “tracciati”, in quanto irregolari, e di cui non si sa nulla, dove sono e che fanno, trovando le modalità giuste per fare in modo che si sottopongano ai test».
conto di tutti, non solo dei subsahariani dove sappiamo l’Aids è endemica), ma dai dati sono esclusi tutti quelli non individuati, che si presume siano la stragrande maggioranza.
Ma il problema si risolve alla fonte: non facendoli entrare e facendo i test al rilascio del visto.
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