GLI ALTRI PAESI UE, DICONO ALL'ITALIA LI' AVETE PRESI DALL'AFRICA E PORTATI IN ITALIA? ALLORA TENETELI' VOI,
SBARCATI 60MILA AFROISLAMICI, RISPOSTA UE: RIMANGANO IN ITALIA
AGOSTO 29, 2022
Non che la risposta sia ‘ricollocarli’ in altri Paesi Ue, la risposta è ricollocarli a casa loro, nelle loro terre.
Nonostante il flusso di migranti sulle coste italiane sia aumentato notevolmente, le politiche dell’Unione Europea non cambiano. Al momento, infatti, non ci sarebbe nulla di nuovo sul tavolo per quanto riguarda la gestione dei flussi nel Mediterraneo centrale e neanche sulla redistribuzione. Quest’ultima rimane su base volontaria. Quindi, ogni Stato membro può decidere se e quanti migranti accogliere tra quelli arrivati in Italia. Ancora attivi anche gli accordi di Dublino che impongono la richiesta d’asilo nel Paese di primo ingresso.
Ma non solo. Tra i 18 Stati membri (Belgio, Bulgaria, Cipro, Croazia, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Portogallo, Repubblica Ceca, Romania e Spagna) e i 4 associati all’Unione europea (Norvegia, Svizzera, Liechtenstein e Islanda) che hanno condiviso la Dichiarazione politica del 10 giugno, al momento solo Francia e Germania avrebbero dato seguito «all’impegno assunto con la formalizzazione di un primo pacchetto di ricollocamenti che interessa i migranti sbarcati in Italia». E neanche nei Paesi di partenza dei flussi le attività dell’Europa vanno meglio.
In Libia, ad esempio, la tratta degli esseri umani non si blocca. Anzi. I mezzi navali inviati dall’Ue attraverso l’Italia, e il ministero dell’Interno nello specifico, sono sempre scarsi e in pessime condizioni. Attualmente, per pattugliare le coste così come viene richiesto dall’Europa, ci sarebbero non più di 10 motovedette e qualche gommone. Troppo poco per gestire un fenomeno di proporzioni enormi.
Eppure le richieste di aiuto da parte della Libia, negli anni, non sono mancate. Soprattutto sono state avanzate proposte per arginare il flusso delle partenze attraverso i rimpatri nei paesi d’origine. Ma un vero aiuto da parte dell’Europa non è mai arrivato. Stallo anche sulla creazione di un maxi centro per il rimpatrio sempre nel Paese nordafricano.
Continuano a definire gli invasori ‘persone’. Ma è possibile? Non è giornalismo, è travisare la realtà. Se loro sono persone, allora non lo siamo noi.
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