SUDAFRICA, SCATTA LA CACCIA ALL’IMMIGRATO: “CI RUBANO IL LAVORO"
GENNAIO 30, 2022
Sudafrica, la caccia a cuochi e camerieri immigrati nei ristoranti.
Xenofobia nel Paese africano tra i più ricchi del continente grazie all’effetto che via via sta svanendo dell’ex governo bianco dell’Apartheid.
Il deputato razzista Julius Sello Malema, noto per avere promesso il genocidio dei bianchi rimasti, che sono circa il 10 per cento della popolazione, fondatore e leader del partito Economic Freedom Fighters (EFF) dal luglio del 2013, si sta cimentando anche nella caccia all’immigrato: in particolare quella di cuochi e camerieri stranieri nei ristoranti. Anche loro neri, ma di etnie diverse.
Per lo più immigrati dallo Zimbabwe o da altri Paesi, impiegati al posto di lavoratori locali, in grado di svolgere le stesse mansioni. A costi inferiori: ricorda qualcosa?
Ovviamente Repubblica, che in Italia parlerebbe di nazifascismo e razzismo, in questo caso ci va molto dolce:
Malema viene descritto come un figlio del ghetto, appassionato di Rolex, oppositore duro e puro alla guida di un partito all’opposizione che ha acceso un dibattito sui social, con l’hashtag #MalemaRestaurantVisit, con forti accenti polemici e di protesta nei confronti del ministero del Lavoro.
Le incursioni nei ristoranti. I blitz erano stati preannunciati durante un comizio da lui stesso tenuto l’8 gennaio scorso. Subito dopo, Malema si è presentato in alcuni ristoranti di Johannesburg e della provincia di Gauteng, accompagnato da militanti con il berretto rosso, il segno distintivo del partito. Al Kream Restaurant – come riferisce il quotidiano locale Independent – c’è anche stato un alterco con il proprietario che contestava il diritto all’ispezione. Malema avrebbe risposto di non aver bisogno di alcun permesso, in quanto deputato del Parlamento sudafricano e dunque titolato a verificare e, se necessario, denunciare.
Populisti o di sinistra? O tutte e due le cose? Gli EFF sono etichettati a volte come populisti, altre volte come di sinistra. Le loro proposte, quasi sempre critiche verso l’African National Congress (Anc) al potere dalla fine dell’apartheid nel 1994, hanno riguardato anche la nazionalizzazione delle miniere o la redistribuzione delle terre a beneficio della maggioranza nera e impoverita della popolazione. I critici li accusano però di derive xenofobe, in particolare rispetto agli immigrati giunti dal vicino Zimbabwe o da altri Paesi dell’Africa. Dopo le ispezioni nei ristoranti, motivate dalla volontà di denunciare sfruttamenti, mancate tutele e illegalità, il segretario generale degli EFF, Marshall Dlamini, ha detto che il partito si ispira ai principi del panafricanismo. “Gli imprenditori del settore della ristorazione e dell’ospitalità – ha detto il responsabile – devono assicurarsi che ci sia coesistenza tra noi sudafricani e i fratelli e le sorelle dell’Africa”.
Le proteste dell’ambasciata dello Zimbabwe. Le polemiche hanno seguito l’addio a Desmond Tutu, l’arcivescovo Premio Nobel per la Pace scomparso nel dicembre, dopo una vita contro l’apartheid. Questa settimana l’ambasciata dello Zimbabwe a Pretoria ha denunciato “episodi incresciosi” a danno di propri connazionali in Sudafrica, già in passato presi di mira in alcune borgate, anche durante le violenze che nel 2009 provocarono oltre 60 morti.
interessante , naturalmnete il troll medio tipico socialaro italiode tipo igg-anale queste cose non le sa , dal momento che passq da un salotto poltrone e sofa’ ad un apericena con la franci .
Ah, questi baluba leghisti…