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FIGLI IMMIGRATI SACCHEGGIANO TORINO: ARRESTATI NORDAFRICANI
GENNAIO 29, 2022
Ricordiamo la vicenda:
Ora alcuni dei responsabili finiscono in carcere.
Si riaprono le porte del carcere per cinque ragazzi, tutti maggiorenni, indagati nell’ambito dell’inchiesta sull’assalto ai negozi del centro di Torino avvenuto il 26 ottobre del 2020, a margine di una manifestazione contro le rigide misure restrittive imposte dalla pandemia. L’arresto avviene alla vigilia della sentenza, prevista per lunedì 31 gennaio, che dirà se quella razzia è da configurarsi come «devastazione e saccheggio», come chiede la Procura di Torino. O più semplicemente «furto aggravato» come aveva stabilito il gip nel corso dell’udienza di convalida dopo il fermo dei sospettati.
In sede di convalida, però, il gip Agostino Pasquariello aveva respinto l’impianto accusatorio dei pm Paolo Scafi e Giuseppe Drammis, riqualificando il reato in furto aggravato e disponendo la misura cautelare in carcere solo per sette giovani, mentre agli altri otto vennero concessi i domiciliari. Da qui l’appello della Procura al Riesame. I giudici condivisero con i pm «la gravità delle condotte degli indagati»: «Non può tacersi che le singole azioni dei prevenuti – che pur verosimilmente non sono state concertate tra loro, ma sono state il frutto di una estemporanea decisione degli stessi di approfittarsi delle particolari condizioni che si stavano verificando quella sera nel centro cittadino – paiono esse stesse sintomatiche della pericolosità di costoro, in quanto dimostrano non solo una spiccata spregiudicatezza, ma soprattutto una evidente indifferenza verso l’autorità e le regole del vivere civile, e non possono essere giustificate solo in ragione della giovane età degli agenti». Il ricorso venne accolto per cinque giovani, ma il loro arresto è rimasto sospeso perché i legali si sono rivolti alla Cassazione. Tre giorni fa i ricorsi sono stati respinti. E così i cinque sono tornati in cella. Lunedì è prevista la sentenza del processo in abbreviato: la Procura ha chiesto 21 condanne per 85 anni di carcere. Mentre ai tredici minorenni è stata concessa la messa alla prova.
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