mercoledì 2 settembre 2020

IN AFRICA COSTA TROPPO PARTORIRE, E COSI. 





 BREAKING NEWS, INVASIONE, SALUTE

LAMPEDUSA, CLANDESTINE VENGONO A PARTORIRE IN ITALIA: “E’ TUTTO GRATIS”





Tra le migliaia di clandestini tunisini e non arrivati sull’isola di Lampedusa con centinaia di mezzi da sbarco, anche alcune donne incinte al nono mese di gravidanza. Per lo più subsahariane. Molte sono reduci dal lavoro per conto della mafia nigeriana in Libia, e la gravidanza è un effetto collaterale del lavoro:

Elicottero per fare partorire la clandestina infetta dal Covid a Lampedusa: pagate voi

Vengono in Italia a partorire gratis e farsi curare a spese dei contribuenti italiani.

Il nostro sistema sanitario nazionale universale, non può resistere all’impatto di immigrati che vengono a sfruttarlo senza sostenerlo con le tasse.

E’ il motivo per il quale negli Usa non esiste un sistema sanitario universale ma a pagamento. A questo ci porteranno, e forse è proprio dove ci vogliono portare.

In Italia per partorire. Il generoso sistema sanitario tricolore assicura anche questa garanzia, alle donne straniere.

In concreto si tratta di una sorta di ricongiungimento-lampo coi mariti che di solito lavorano in Italia, un ricongiungimento che dura un paio di settimane appena, giusto il tempo di usufruire dei servizi prima di tornare nel Paese d’origine, in genere l’Egitto. E il fatto che tornino a casa è giù una buona notizia: perché l’emergenza nazionale sono proprio i ricongiungimenti familiari.

In Italia il 20% dei parti riguarda madri non italiane. Al Centro-Nord si arriva al 25%, in Lombardia al 30%. Le madri straniere, nel 25% dei casi, sono africane.

In molti casi nemmeno residenti, ma ‘turiste del parto’ grazie al famigerato tesserino Stp (Straniero temporaneamente presente) che secondo la denuncia dei medici dà agli stranieri – anche clandestini – il diritto di ricevere cure di ogni tipo, urgenti e no, salvavita o di routine, con tanto di anonimato garantito.

Ne abbiamo già parlato.

In questo caso si tratta di donne (non necessariamente irregolari) che arrivano a Milano proprio per partorire. Fra le prestazioni garantite anche a cittadini stranieri non iscritti al sistema sanitario nazionale sono infatti previste espressamente quelle a tutela della gravidanza e della maternità. E il direttore del reparto di ginecologia di un importante ospedale milanese testimonia cosa avviene in concreto: le partorienti arrivano praticamente alla vigilia del lieto evento, spesso in compagnia del marito, in genere non presentano documentazione di alcun tipo ma chiedono di essere seguite fino al parto, spesso cesareo. Al medico italiano non resta che assecondarle, facendo in pochi giorni tutti gli esami possibili, trovando loro un posto e cercando ovviamente di evitare complicazioni o problemi, anche in quadro che è carente di riscontri obiettivi e difficoltoso in termini di anamnesi, dal momento che queste donne generalmente non parlano una parola d’italiano (il personale si serve di un traduttore telefonico per parlare con loro). «Arrivano – racconta – quando sono a 36-37 settimane, direttamente da Linate a volte. E spesso dall’Egitto, dove evidentemente gli ospedali più dignitosi sono a pagamento. Non si capisce come possano viaggiare in aereo in uno stadio così avanzato della gravidanza, visto che in casi analoghi si chiedono molti certificati. Comunque arrivano, a volte con il tesserino Stp, accompagnate dal marito che in genere parla italiano e dice: Mia moglie deve fare il cesareo, e spesso sono precesarizzate». «Il problema – prosegue il medico – è che non hanno in mano niente, neanche un documento, neanche un esame. Dobbiamo fare tutto in breve tempo». E vigono ovviamente tutte le responsabilità del caso: «Mi è capitato di recente una donna con diabete e ipertensione, possono esserci complicazioni. Noi dobbiamo sistemarle o trovare un posto altrove, fare il possibile. E a volte di posto non ce n’è, e dobbiamo trovarlo lo stesso».

Il problema, dunque, sono anche le risorse limitate: «Noi curiamo, ma riusciamo a dare tutto a tutti?», chiede retoricamente Stefano Carugo, noto cardiologo che lavora in un ospedale pubblico (è direttore di Cardiologia e Unità coronarica dell’Azienda Santi Paolo e Carlo e professore associato di Malattie cardiovascolari). «Noi curiamo tutti ma se c’è qualcuno che pensa di fare il furbo usufruendo della generosità del nostro sistema, questo è un problema».

In molti Paesi africani, il parto in ospedale è un lusso che si paga. Se hai le frontiere aperte, è logico che scelgano il posto dove non si paga e i medici sono i migliori.




Anche privatizzando la sanità riuscirebbero comunque a trovare sussidi per non pagare e cagare il piccaninny gratis su suolo itaglione. È chiaro che vogliono un mondo marrone, ma vedere il “grande quadro” è faticoso per la mente comune (il normie).




I cittadini italiani siamo in guerra il governo no è aperto, buono e caritatevole solo con i clandestini però, perchè con i ns. poveri che dormono in macchina no, sono come il papa li vuole, lui che dovrebbe fare da ponte con il cielo adesso lo fà col governo……. anche la chiesa è scaduta.



Ciò che noi già paghiamo x queste troie negroislamiche é gratis e vengono a cagare qui autentici figli di puttana!L’unica soluzione x gli italiani che non possono pagare il ticket é fare come i negri, sfasciare tutto e menare medici, infermieri, poliziotti, guardie giurate…
Poi dire che ormai é la nostra cultura.



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