LA TERRORISTA ESULTA: I SUOI 4 FIGLI ADDESTRATI DA ISIS SONO IN ITALIA
Alice Brignoli, la foreign fighter arrestata per corruzione internazionale, “ha chiesto dei suoi figli ed e’ contenta di avere saputo che stanno bene”. A riferirlo, al termine dell’interrogatorio di garanzia nel carcere di San Vittore, e’ il pm dell’antiterrorismo Alberto Nobili che, assieme al pm Francesco Cajani, ha coordinato l’indagine sfociata nel ritorno in patria della donna e dei 4 figli avuti da uno o più terroristi islamici.
Dite grazie a Cajani e Nobili che avrebbero potuto lasciare lei e i quattro piccoli terroristi in Siria e invece l’hanno ‘arrestata’ per portarla in Italia. Forse dovrebbero pagare loro il conto:
I 4 figli del terrorista islamico affidati alla COOP: 100mila euro l’anno, pagano i contribuenti
Brignoli ha ammesso davanti al giudice di essere partita nel settembre del 2015 dalla provincia di Lecco col marito, Mohamed Koraichi, poi deceduto, verso la Siria “aderendo a un appello video di Al Baghdadi per unirsi al Califfato”. “Ha manifestato una certa disponibilita’ a riferire i fatti – ha spiegato Nobili – dicendo pero’ di averli vissuti in ‘seconda fase’ perche’ il vero protagonista sarebbe stato il marito”. La situazione dei bambini “e’ al momento tranquilla”, ha aggiunto Nobili, “coi due piu’ grandi che accudiscono i due piccoli nella comunita’ a cui sono stati affidati” dopo la lunga permanenza nel campo in Siria.
“E’ stato un grosso errore, lo Stato islamico in Siria non era il posto idilliaco che ci aspettavamo quando siamo partiti nel 2015, rispondendo al richiamo di al-Baghdadi, anzi volevamo tornare indietro”, ha detto la donna, in sostanza, nell’interrogatorio davanti al gip. Proclamandosi sempre di fede islamica, la donna ha sostenuto di non essere piu’ “radicalizzata”, pur ammettendo le responsabilita’, e ha cercato di spiegare che i figli non sono stati addestrati.
Dopo aver ascoltato a meta’ 2014 il proclama con cui il califfo Abu Bakr al-Baghdadi annuncio’ la fondazione dello Stato islamico, Alice Brignoli e il marito di origine marocchina – come ha ricostruito la donna nel primo interrogatorio in carcere davanti al gip – decisero di partire per la Siria lasciando la loro casa a Bulciago, nel Lecchese, dove, a suo dire, la famiglia non si sentiva a proprio agio, anche perche’ “venivamo presi in giro in quanto islamici”. Cosi’ nel 2015 affrontarono un “viaggio di cinque giorni in auto” fino alla Siria, dove la famiglia ha vissuto a Raqqa e in altre localita’, ha raccontato sempre Brignoli. “Ci aspettavamo un posto idilliaco per gli islamici, con case e scuole, ma abbiamo trovato la guerra”, ha detto la 42enne, aggiungendo che in piu’ di un’occasione avrebbero tentato invano di tornare indietro. Di fronte alla foto del suo figlio maggiore, sette anni all’epoca della partenza, che imbracciava un fucile, la donna ha tentato di sminuire, sostenendo che i ‘bambini’ non sono stati addestrati. Era il marito, ha spiegato, che combatteva e che teneva i contatti con gli uomini dell’Isis.
Figuriamoci se non li hanno addestrati. Ora abbiamo quattro grossi problemi. E li stiamo anche mantenendo.
Lo Stato Islamico era un’occasione d’oro per liberarci di migliaia di esponenti della racaille. Andavano favorite le partenze e poi, quando erano tutti lì, andava nuclearizzata la zona. Invece ce li siamo andati a riprendere. Geniale.
Anche per quei politici ed associazioni paramilitari tipo ong che permettono questa invasione.
Sono traditori.
Bisognerebbe introdurre la pena di morte.