venerdì 8 settembre 2023

SE CONTINUIAMO AD ACCOGLIERE I CLANDESTINI, TRA 5 ANNI NON CI SARA' NEANCHE PIU' LA PENSIONE, VISTO CHE LO STATO NON AVRA' PIU' SOLDI DAVVERO. L'INPS NON E' UN POZZO SENZA FONDO.





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MELONI SPENDE I SOLDI DEGLI OSPEDALI PER I MIGRANTI: “SENZA QUEI FONDI CHIUDIAMO SALE OPERATORIE”

SETTEMBRE 8, 2023







































“Durante l’emergenza Covid più volte abbiamo detto che dovevamo prendere a cuore la lezione che la pandemia aveva portato all’interno della sanità e quindi rilanciare il Ssn per non farci trovare più impreparati. La pandemia fortunatamente è alle spalle anche se ci sono ancora dei casi. Tuttavia, non vediamo quello che ci aspettavamo, ovvero un rilancio della sanità pubblica che in alcuni settori è in gravi difficoltà dal punto di vista del personale (medico e non) e tecnologico. Dunque, il primo messaggio che dal Congresso dell’Associazione chirurghi ospedalieri italiani vorremmo mandare alle istituzioni è questo: rilanciamo la sanità pubblica e la chirurgia italiana, di cui siamo maestri nel mondo. Senza fondi, ovvero 4 miliardi aggiuntivi per il Ssn, sono a rischio interventi chirurgici e potremmo essere costretti a chiudere le sale operatorie”. Lo afferma all’Adnkronos Salute Pierluigi Marini, direttore Chirurgia generale d’urgenza e delle Nuove tecnologie dell’ospedale San Camillo di Roma, e presidente del 41esimo Congresso Acoi, dal titolo ‘Una sfida capitale’, in programma dal 10 al 13 settembre al Centro congressi La Nuvola dell’Eur a Roma.

Avete letto bene: 4 miliardi. Intanto:

E sono anche aumentati nell’ultimo mese:

Intanto:

Questione di priorità. Invece di investire nel SSN, sperperiamo per mantenere un esercito invasore in hotel. Non solo: perché è l’esercito dei cosiddetti regolari stranieri a pesare sul sistema sanitario italiano. Basti vedere questo, tipico della società in cui arrivano stranieri:

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La sanità si privatizza per i cittadini. Che non solo versano tasse per il SSN che diventa di fatto solo per gli invasori regolari, ma che poi devono anche pagare per usufruire di cure da privati.

“La chirurgia in questi 25 anni è cresciuta tantissimo anche grazie alla tecnologia – spiega Marini -. L’innovazione tecnologica vuol dire qualità e sicurezza nelle nostre sale operatorie e vuol dire miglioramento degli outcome clinici dei nostri pazienti che possono essere dimessi prima dall’ospedale e tornare ad essere attivi nella società”. Resta, però, il nodo “payback dispositivi medici – rimarca Marini – le Regioni vogliono indietro 3,6 miliardi di euro dalle aziende che hanno prodotto e venduto dispositivi innovativi necessari per operare. Risultato? Il rischio è che le aziende non investiranno più nel nostro Paese e dovremo acquistare dispositivi scadenti. È stato umiliante per me sentire dalle grandi aziende che l’Italia potrebbe uscire dal G7 della Salute. Noi siamo stati maestri di chirurgia in tutto il mondo e questa cosa la viviamo molto male”.









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