GRAZIE ALLA IMMIGRAZIONE INCONTROLLATA MESSA IN PIEDI DAL PD E DALLA SINISTRA, A RIPULIRE L'ITALIA DAI CLANDESTINI CI PENSANO GLI ALBANESI.
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“CON QUELL’AFRICANO NON CI DEVI STARE”: SCONTRI ETNICI TRA ALBANESI E MAROCCHINI IN SICILIA
DICEMBRE 29, 2022
Sangue, coltelli e razzismo alle pendici dell’Etna per un ‘amore’ fra immigrati che doveva finire subito.
“Con quell’africano non ci devi stare, non ti vogliamo più vedere con lui, se vi incontriamo insieme gli spacchiamo la testa e ti rimandiamo in Albania”. Non scherzavano i familiari di una ragazza 18enne di origini albanesi, innamorata di un giovane marocchino tre anni più grande. E alla prima occasione hanno mantenuto la promessa picchiandolo in piazza a Biancavilla, un paese di 20 mila anime in provincia di Catania. Una sera a fine novembre li hanno visti insieme mentre passeggiavano e si sono scagliati contro la coppia. Dagli insulti i parenti albanesi sono passati ai pugni e ai coltelli. In pochi secondi un sabato sera sonnacchioso di paese è diventato il teatro di una rissa furiosa a colpi di spranga e lanci di bottiglie. Quattro sono stati medicati in ospedale, dieci denunciati dai carabinieri per rissa, lesioni, minacce aggravate e danneggiamento in concorso. Pochi giorni dopo la ragazza è stata rimandata in Albania per mettere fine a questo fidanzamento.
Un amore multietnico, nato sei mesi fa quando ancora la giovane era minorenne, nella piazza del comune catanese. Si sono innamorati la scorsa primavera frequentando le stesse compagnie. Lui, 21 anni, è l’ultimo anno delle superiori, lei ha lasciato la scuola e sta cercando lavoro. Per i familiari di lei quel ragazzo, arrivato dieci anni fa con la famiglia su un barcone a Lampedusa, non è degno di fidanzarsi con loro figlia. L’hanno portata in Sicilia quando aveva 5 anni, hanno scelto Biancavilla perché lì da sempre c’è una numerosa comunità albanese. Lavorano giorno e notte, spaccandosi la schiena nei campi e pulendo le scale nei palazzi della borghesia catanese. Cercano per la figlia un ascensore sociale che, a loro dire, non può essere quel “marocchino sfaticato” come viene chiamato da tutto il clan degli albanesi. Loro, che dodici anni fa hanno lasciato le campagne attorno a Tirana per costruirsi un futuro migliore in Italia, oggi sono i primi a rifiutare i migranti. Non si riconoscono più in chi fugge dalla guerra o semplicemente sta cercando di costruirsi una vita lontano dalla povertà. Per anni vittime di razzismo in un paese spesso poco ospitale, oggi razzisti a loro volta nei confronti di chi è sotto nella scala sociale. Eppure quel giovane marocchino studia, è incensurato, è figlio di una famiglia di braccianti agricoli come loro. Sono arrivati in Italia dieci anni fa. Si sono dati da fare, hanno trovato un lavoro, una casa. Si sono integrati completamente, forse più della famiglia albanese.
La mamma per la sua piccola sogna un matrimonio con un coetaneo italiano o albanese di buona famiglia, il papà sull’argomento tace, ma su un punto non transige: “insieme a quello, no”. Il dramma familiare prima è scoppiato in piazza Roma con la feroce aggressione ai due fidanzatini, poi è continuato in caserma dove i carabinieri della compagnia di Palermo hanno sentito tutti i protagonisti. Le immagini delle videocamere di sorveglianza hanno ripreso tutto, hanno fotografato l’aggressione dei due ragazzi, colpevoli solo di volersi bene. Cinque minuti di filmato in cui la 18enne albanese prova a ribellarsi alla violenza dei parenti, tenta di difendere il suo amore dai pugni. Prima di fuggire, di rifugiarsi in casa. La giovane ha avuto il coraggio di denunciare ai carabinieri l’aggressione e le minacce dei suoi parenti, ha raccontato ai militari della stazione di Biancavilla l’incubo che viveva da sei mesi, osteggiata da tutti per quella relazione. Per i familiari è stato l’ultimo affronto di una ragazza ribelle. Pochi giorni dopo la ragazza è stata messa su un aereo per Tirana.
Solidarietà alla famiglia albanese. Stiamo creando una società polveriera. Che futuro può avere un’Italia dove esistono coppie di marocchini e albanesi che poi figlieranno figli ‘italiani’?
Tutto questo deve essere fermato. E chi è clandestino deve rimanere tale, non essere regolarizzato come accade in questo disgraziato paese: non è che arrivi a Lampedusa e poi rimani qui a rompere i coglioni e sfruttare il nostro welfare e le nostre scuole. Si torna a casa.
Dobbiamo riprenderci l’Italia. Anche dai finti patrioti col rossetto.
A proposito di marocchini e albanesi, strano che Vox non abbia parlato del brutale assassinio del 45 enne marocchino a Cornaredo poco tempo fa da parte di un giovane 22 enne albanese, perché aveva infastidito la sua ragazza italiana, e per questo ha sparato a sangue freddo al marocchino, incredibile. I popoli dell’est sono ancora duri e si fanno rispettare e fanno bene.