venerdì 30 ottobre 2020

GLI MMIGRATI DELLA SINISTRA E DEL PD ACCOGLIONE, SACCHEGGIANO I NEGOZI A TORINO. 



 BREAKING NEWS, INVASIONE

NEGOZI SACCHEGGIATI A TORINO, BABY GANG DI IMMIGRATI FESTEGGIANO SUI SOCIAL































Se non abroghiamo i ricongiungimenti familiari, vera minaccia al futuro della nostra gente, tra qualche anno saremmo come la Francia.


A proposito dei negozi saccheggiati a Torino, la baby gang di immigrati festeggia su Instagram: “Se non lo fai sapere…”. Passamontagna, risate e due miti: la moda e il denaro. È l’identikit dei giovani componenti della gang che nella serata di lunedì scorso hanno devastato alcune vetrine durante le proteste a Torino.

Dai video saltano fuori nomi e storie. «Se fai una cosa e non lo fai sapere al tuo mondo, ai tuoi followers, non esisti» dice uno dei giovani. Sono tutti figli di immigrati: quelli di ‘seconda generazione’ a cui il Pd vuole dare la nostra cittadinanza. E che, comunque, anche con l’attuale legge la otterranno se non torniamo allo ius sanguinis.

Come nella tradizione della ‘racaille’ delle banlieus francesi, che poi magari sgozza infedeli in chiesa, nei filmati ballano sui ritmi del trap: vestiti neri, torso nudo, risate. Un trofeo rubato da Geox. Le foto davanti alla vetrata di Gucci in frantumi. Dito medio alzato nello scatto in posa. Nelle immagini appaiono armati con pistole di plastica e ballano sulle note di un trapper ‘francese’ (-Kaprio-) che ha una filosofia di vita e un motto: «La fame è la porta che ti conduce alla ricchezza».

L’altra sera sono partiti con i passamontagna in tasca e un unico obiettivo in testa: assaltare i negozi del lusso approfittando delle proteste. Per poi sentirsi ricchi qualche ora. E festeggiare poi su Instagram.

Il loro obiettivo è saccheggiare casa nostra.


Hanno casa ai giardini che sono stati dello spaccio, in quella piazza che tutti chiamano Alimonda ed è diventata, nel tempo, il simbolo della Torino che fatica a trovare una sua dimensione, i ragazzi del trap made in Torino. Hanno video su youtube, e canzoni che parlano di violenza, di soldi, e «fanculo a tutti» – Kaprio – c’ era l’ altra notte: lo racconta il suo profilo Instagram. E la sua banlieue è lì a 300 metri dal palazzo del Comune. I video svelano molto. I passamontagna, e le risate. Il saccheggio nel nome della moda, «vietata» se non hai il portafoglio gonfio.

«Gucci» è lo stile di chi con quella musica ha fatto i soldi. Due miti: la moda e il denaro. Lo sono anche Chanel (altra vetrina sfondata nella notte del delirio di Torino) e un po’ anche Vuitton (idem come sopra). Guardi i video e ti si apre un mondo. Saltano fuori nomi e storie. «Se fai una cosa e non lo fai sapere al tuo mondo, ai tuoi followers, non esisti» dice chi di quel mondo se ne intende. Rubi? Lo dici. Ti scontri con la polizia? Lo dici. Sul web.

LA RIVOLTA A TORINO – I RAGAZZI RIVENDICANO I SACCHEGGI SU INSTAGRAM
LA RIVOLTA A TORINO – I RAGAZZI RIVENDICANO I SACCHEGGI SU INSTAGRAM

Lo fecero anche i ragazzi di piazza San Carlo, quella banda di ladri che nella primavera di tre anni fa, durante la finale di Champions League, sparò peperoncino sulla folla che guardava la Juve contro il Real in piazza San Carlo, facendo quasi 2 mila feriti e due morti. Festeggiarono con video su Instagram. Celebrarono un bottino di portafogli e collanine: poche centinaia di euro. Li hanno presi anche per questo.

Quelli dell’altra notte arrivano dallo stesso mondo. Dalle periferie dell’ immigrazione.

Dagli stessi giardini. E hanno lo stesso sogno: entrare in quel mondo che a loro, senza lavoro, con una stanza nelle case popolari, sembra vietato.

La politica non c’ entra. Non c’ entrava neanche il 7 di agosto, quando un gruppo di ragazzi assaltò il tram che attraversa Barriera. Inchiodato in mezzo alla strada. Con i ragazzi – immigrati di seconda generazione – che scalano le fiancate e salgono sul tetto. Paralizzano il traffico. Si filmano. E i video finiscono nella canzone di un altro trapper. Soldi. In disagio sociale. Il mondo di Sfera Ebbasta. I tatuaggi sotto gli occhi. I vestiti e la moda. Allora, in tanti, ridevano boriosi in centro. Ma era già il disagio che diventava musica. Il video era di Yakuza.









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