venerdì 30 ottobre 2020

CONTAGIO,BERTOLASO: “A NOVEMBRE SARÀ COME A MARZO, TERZO MONDO”































Coronavirus, Bertolaso: “Lockdown subito o a metà novembre saremo come a marzo”
l’ex capo della Protezione civile al Corriere della Sera: “Sarebbe meglio fermare del tutto il Paese per un mese. Siamo ancora in tempo per non arrivare a quei numeri. Mancano posti in ospedale, si è perso tempo in estate”

“Tra due settimane sarà come a marzo”. Guido Bertolaso, intervistato dal Corriere della Sera, non nasconde a sua preoccupazione sulla seconda ondata di coronavirus. “La vedo molto dura, la situazione. Complicata e piena di tranelli”, spiega l’ex capo della Protezione civile, che durante la prima ondata nella scorsa primavera è stato consulente della Regione Lombardia e della Regione Marche. La differenza rispetto ad allora, nota, è che oggi l’epidemia “ora abbraccia tutta Italia. Il virus si è sparpagliato ovunque”.

Bertolaso parla osservando i diagrammi in suo possesso: “Si vede chiaramente come a metà del prossimo mese la curva di contagi, ricoveri e morti avrà un’impennata insostenibile se non si prendono subito misure drastiche. Se il diagramma corrisponde a verità, rischiamo tra poco più di due settimane di ritrovarci nei guai. I pilastri necessari per contrastare l’epidemia si stanno sgretolando, il servizio sanitario ha l’acqua alla gola e non sarà in grado di rispondere all’emergenza incalzante”. Le immagini dei medici cubani e albanesi arrivati in Italia per darci aiuto fanno ancora male: “È inaccettabile aver avuto bisogno di loro in un Paese con la nostra tradizione medica. Siamo diventati terra di conquista, terzo mondo. Va bene, a marzo siamo stati colti di sorpresa. Adesso no. Eppure mancano posti in ospedale, i nuovi letti di rianimazione veri a me risultano molto pochi oppure sono stati realizzati chiudendo sale operatorie o togliendo spazio altrove. Si è perso tempo durante l’estate”.


Coronavirus, i medici albanesi a Brescia: non solo il festino, ubriachi in corsia e spaesati

La vicenda dei medici albanesi multati in un hotel del bresciano, sembrava un eccesso di zelo tipico dell’epoca del DPCM. Invece no, era la punta dell’iceberg di una operazione di propaganda iniziata male e finita peggio.




L’opzione unica, a questo punto, è il lockdown totale: “Con uno stop generale, da un lato potremmo cercare di arrestare la diffusione, dall’altro permetteremmo al sistema di riorganizzarsi. Resettiamo l’Italia, senza aspettare di vedere se le nuove misure sono state efficaci”. E il disastro economico, sottolinea Bertolaso, è “già in atto. Si può intervenire aumentando le disponibilità del decreto Ristori, magari prendendo i soldi del Mes. Cosa cambia se oggi blocchiamo bar e ristoranti alle 18 se poi a novembre dovremo chiuderli del tutto?”. Il guaio è che il patrimonio di conoscenze acquisito durante la prima ondata “è stato dilapidato perché nei mesi estivi non è stato fatto nulla per mettere il Paese in sicurezza. In migliaia sono in isolamento a casa, perché non si è capaci di dare alloggio ai positivi”.















Nessun commento:

Posta un commento